L’Abruzzo rinasce grazie all’albergo diffuso


Primo Levi l’ha definito “forte e gentile”, descrivendo al meglio con due sole parole l’essenza stessa dell’Abruzzo, terra di parchi naturali e splendidi borghi antichi. La storia della regione è sempre stata scandita dall’avvicendarsi di disastrosi eventi sismici, che di volta in volta hanno ridisegnato non solo la conformazione territoriale, ma anche e soprattutto quella urbana. Tra le pendici del Gran Sasso d’Italia, della Majella, dei Monti della Laga e delle altre catene montuose che compongono il panorama locale, si trova oggi una moltitudine di antichi borghi di origini medievali o addirittura antecedenti, abbandonati nel corso dei secoli e poi ricostruiti più a valle o in altri punti della stessa area. Molti di questi sono stati abitati sino al secondo dopoguerra, per poi rimanere disabitati a causa dell’isolamento economico, che nel corso del Novecento ha piagato le comunità montane abruzzesi ancor più dei terremoti, trascinando nell’oblio luoghi dal valore storico, architettonico e culturale inestimabile.

I borghi abbandonati sulle montagne aquilane

Tra questi spiccano in particolare tre comuni dell’aquilano: Rocca Calascio, nota in tutto il mondo per essere, grazie alla sua straordinaria architettura, uno dei set cinematografici preferiti dai registi di Hollywood, Castel del Monte, uno straordinario nucleo abitativo di origine medievale situato ad oltre 1.300 metri d’altitudine, e infine Santo Stefano di Sessanio, un antico borgo monumentale che si affaccia sulla Piana di Navelli. Alla fine degli anni Novanta però, accade qualcosa di tanto casuale quanto straordinario. Un giovane imprenditore italo-svedese, Daniele Elow Kihlgren, giunge per caso sulle montagne abruzzesi durante un viaggio solitario in moto. Non aveva idea del panorama che si sarebbe trovato davanti, né dei luoghi che avrebbe incontrato. Si perde tra le montagne e giunge nell’area di Castel del Monte – Santo Stefano – Rocca Calascio (i tre borghi sono confinanti tra loro) rimanendo estasiato dal surreale quanto straordinario scenario del posto.

La rinascita della comunità grazie all’albergo diffuso

Il giorno successivo acquista un primo nucleo di case diroccate a Santo Stefano di Sessanio (che allora avevano un valore economico molto basso), le restaura e le trasforma nel primo albergo diffuso d’Abruzzo, che oggi si estende in 13 case diverse dislocate nel centro storico di Santo Stefano di Sessanio, completamente rinato grazie a questa iniziativa, che si sta estendendo proprio in questi mesi anche a Castel del Monte e Rocca Calascio. L’aspetto più interessante dell’identità stessa di un albergo diffuso prevede il rispetto totale per l’ambiente urbano e rurale originario, mantenendone inalterata la conformazione pur offrendo tutti i servizi e i confort necessari per un’agevole permanenza degli ospiti: ed ecco dunque che la reception dell’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio è stata ricavata da una vecchia stalla, il riscaldamento delle camere passa sotto i pavimenti di cotto o di legno antico e tutti i complementi necessari al funzionamento della struttura, dalle lenzuola ai prodotti sanitari, dalle coperte ai saponi, passando ovviamente per tutto ciò che concerne la ristorazione, provengono rigorosamente dagli artigiani e dai piccoli produttori locali.

Televisore e frigobar sono banditi dalle stanze, ma il paesino oggi è coperto da un’efficiente rete wifi, perché anche nella riscoperta della magia di luoghi così antichi, è importante essere in collegamento col mondo e poter condividere in tempo reale le proprie emozioni. L’intuizione di questo imprenditore visionario ha fatto sì che oggi l’intera area rinascesse a nuova vita, trasformandosi da zona disabitata a punto di riferimento internazionale per il turismo, soprattutto di stampo eco-sostenibile, ma anche per la cultura (nella cornice incantata di Santo Stefano di Sessanio e dintorni, ogni anno si svolgono festival culturali e importanti eventi dedicati alla musica e alla letteratura). Gli ex abitanti del posto e i loro figli sono potuti rientrare nel proprio paese d’origine, aprendo nuove attività e riattivando l’economia locale. Il progetto di Daniele Elow Kihlgren è attualmente in continua espansione. Il prossimo obiettivo? Trasformare l’intera regione in un punto di riferimento in Europa, riportando in vita centinaia di piccoli borghi grazie all’albergo diffuso.

Testo di Alessandra Narcisi | Foto web

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