Parigi | Il mito del Moulin Rouge

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Se si gira per Parigi, dalle parti di Pigalle, è inevitabile fermarsi a guardare l’immenso mulino rosso che appare come una visione tra i palazzi intorno e la gente che passa in fretta. Di giorno il Moulin Rouge ha un aspetto un po’ sbiadito, quasi incolore, che non giustifica assolutamente la sua fama. Inoltre i rumori del traffico urbano, la gente in continuo vai e vieni, annullano quell’alone di seduzione che ha accumulato nel tempo. Ma basta arrivarci all’imbrunire che questo luogo s’illumina improvvisamente: ed ecco la magia! Tutto ciò che la quotidianità e la luce diurna ha annullato, riprende vita, tornando a esistere con rinnovata fantasia: un incantesimo che si ripete ogni sera, ogni notte, ormai dal 6 ottobre1889, giorno della sua nascita. Per l’occasione anche la collinetta di Montmartre, cuore di tutti i piaceri e della trasgressione, si accese di luci avvolgendo i passanti diretti al Moulin Rouge.

Questo teatro-cabaret deve la sua creazione e il suo successo a Charles Ziedler e Joseph Oller, proprietari dell’Olympia, che pensarono di realizzare un ambiente che assomigliasse al già collaudato Moulin de la Galette, un ristorante in cui si ballava, ricavato nel 1870 all’interno di un vecchio mulino a vento, nella parte più alta di Montmartre. E oggi, come allora, il mito di piume, strass e paillettes è sempre lì, rassicurante a strappare gli applausi dei tradizionalisti e dei moderni. Mille costumi provocanti dai colori vivaci, bustini attillatissimi che fasciano le ballerine, ricche tulle, merletti e nastrini delle gonne che si alzano, mostrando maliziosamente corpi pulsanti e gambe dalle vistose giarrettiere, al ballo del Frenc Can Can. Un misto di acrobazie, movimenti armoniosi e attraenti che nacque proprio qui, tra l’esuberanza delle giovanissime e spregiudicate ragazze del locale. Tutto tra l’indiavolato e lo spettacolare, il raffinato e il sensuale.

Salle Haut/12.00

Iniziata con Colette che ballava nel Sogno d’Egitto e Mistinguett, che entrando in scena faceva impazzire il pubblico, questa “istituzione” riesce sempre a mantenere in vita il profumo e la realtà di un mito. Ne è la riprova Féerie, lo spettacolo che mischia allegramente vecchio e nuovo per quasi due ore, con uno sfarzo di luci e colori che elettrizzano gli spettatori, passando dall’Oriente al circo, dal bi-bop al rap, dagli acrobati al fantasista, alla donna in un acquario che emerge dal pavimento, alle prese con un lunghissimo pitone. Un grande incantesimo, dunque, in cui si mescolano senso dell’humor, alta professionalità, bellezza, tecnologia e doti artistiche che fanno funzionare tutto alla perfezione. Soprattutto in considerazione che si susseguono due rappresentazioni per sera, mettendo a dura prova i protagonisti.

Uno spettacolo di altissima professionalità, anche per famiglie, in cui l’erotismo non è più il portabandiera, e benché le Doriss Girls siano quasi sempre a seni nudi, non scandalizzano più nessuno, sono solo da contemplare come accade per un bel quadro. Il grande successo del Moulin Rouge si deve molto a un raffinato ritrattista di fine Ottocento: Henry de Toulouse-Lautrec, assiduo frequentatore di Pigalle e Montmartre, che trovò nel locale numerose fonti di ispirazione, ritraendo alcuni attori e frequentatori, tra i quali la ballerina Louise Weber, di cui fece stampare il celeberrimo manifesto “la Goulue”.All’ inizio del XX secolo, il repertorio di questa artista prese una nuova direzione: l’operetta, spianando la strada alla grande Mistinguett, che ne divenne la più amata vedette. Fintantoché non arrivò il cinema con i nuovi divi della canzone francese, tra i quali Edith Piaf e Yves Montand che portarono al locale ulteriore celebrità, tanto da divenire un mito.

Tra i grandi artisti di quel tempo scritturati dal locale, va ricordata Josephine Baker, Jane Avril, Le Pétomane, Yvette Guilbert. Letteratura e cinema hanno tratto da questo Cabaret numerosi spunti per film e opere letterarie, tra i quali “Moulin Rouge” diretto dal grande John Huston nel 1952, “Moulin Rouge” del regista Baz Luhrmann del 2001 oltre l’omonimo libro di Pierre La Mure. Tra le curiosità va ricordato che il celeberrimo locale, dal 1889 al 1952 aveva un’orchestra stabile di circa settanta elementi e il direttore d’orchestra iniziava lo spettacolo col famoso Can-Can di Offenbach, e Toulouse-Lautrec dipinse anche il celebre quadro Al Moulin Rouge oltre diversi manifesti, oggi quotatissimi.

Info: Mouline Rouge

Testo di Giuseppe Barbieri | Foto di Giuseppe Barbieri e Moulin Rouge

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