Camargue | Paese di terra e di cielo



Si dice Camargue e si pensa ai cavalli, ai gitani e ai fenicotteri rosa che l’hanno scelta come privilegiato rifugio. Ma sopra e sotto di loro si stendono spazi infiniti, che sono il respiro della Camargue.


La terra vibra al galoppo degli splendidi cavalli bianchi della Camargue, che vivono allo stato selvaggio, liberi come il vento, che da queste parti soffia spesso impetuoso. E sotto gli zoccoli dei tori neri, ribelli nei recinti ai mandriani, scatenati per le strade cittadine, dove sfogano la loro vitalità lanciati in corride incruente – per il toro – prima di finire sulle tavole dei ristoranti sotto forma di appetitose bistecche.

Ma io guardo la terra.

Una terra piatta, accarezzata da arbusti e incisa da cicatrici che non rimarginano, neppure quando piove. Slabbrate come ferite su cui è stato versato del sale, che formano un reticolo raggrinzito. E sale viene davvero versato ogni giorno, sparso dal mare su uno spazio che non è più terra e non ancora acqua, un confine ibrido, umido e salmastro, nascosto da un tappeto di salicornia, che d’autunno arrossa e ferisce il cuore. Una zona infida, dove il passo sprofonda avvicinandosi agli sconfinati stagni costieri, pochi centimetri d’acqua immobile, interrotta dai lunghi trampoli delle migliaia di fenicotteri, il cui colore rosa interrompe la monotonia scura. Superfici che riflettono una realtà sdoppiata e capovolta, un’ombra che ombra non è, in una specie di irresistibile caleidoscopio di pochi elementi essenziali.

Un orizzonte immenso che nessuna collina, nessuna abitazione interrompe.
Solo terra, acqua e silenzio, che si esplorano a piedi o in bicicletta sui pochi viottoli asciutti, armati di un binocolo. Piatto come uno specchio rimanda cieli infiniti, che rapiscono, quando le nubi vi si distribuiscono tridimensionali, espandendosi e rimbalzando come in un contenitore troppo grande. Ma che divengono struggenti quando ammantati di una coltre lattiginosa, pettinata e graffiata da un vento tagliente. Il sale raccolto nelle saline forma rilievi immacolati, lasciando tracce rosa che sanno di fiaba in questa immensità alle porte di casa.


Testo e foto di Federico Klausner © RIPRODUZIONE RISERVATA    LATITUDESLIFE.COM

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