[Letti per viaggiare] Storia delle terre e dei luoghi leggendari

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Già i Greci avevano capito benissimo che la Terra fosse sferica, così come tanti nel Medioevo. Ma a volte la verità comporta più fatica della fantasia, la quale è tranquillante meglio accettato nei secoli passati, e, ahimè, nel triste odierno. Piuttosto, dove si nasconde Saba su cui regnò una volitiva regina? E i misteriosi Magi apparsi all’improvviso e all’improvviso riscomparsi, da dove vennero coi loro discutibili doni? Ancora, in quali plaghe desolate scorrono le acque del Sambatyon, ribollenti di schiuma e di rocce infernali, che solo il sabato si placano?

Tutto questo è certo di maggior interesse, quanto i luoghi delle peripezie di Ulisse, la cui inaspettata etnia scandinava lo portò a navigare nel Baltico, mentre Omero ne traspose le avventure nordiche in chiave mediterranea solo per soddisfare l’immaginario del suo pubblico, ormai smemorato discendente di quelle stirpi emigrate in tempi perduti dal Nord Europa all’Egeo. Altrettanto remoto il regno del Prete Gianni, confuso fra Africa e Oriente, forse non ignoto soltanto a chi ebbe la fortuna d’approdare, durante il proprio inconcepibile viaggio, all’isola Taprobane, in cui vi sono due estati e due inverni ogni anno.

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Dall’Eden mistico all’El Dorado prosaico, dall’Atlantide platonica alla Mu prattiana, dal Paese di Cuccagna a quello degli Assassini, inseguendo il Graal e fuggendo dal Veglio della Montagna, e vieppiù in mille altre strade, mari, valli, deserti, giungle, città, sopra e sotto il suolo. Insomma, con questo Storia delle terre e dei luoghi leggendari, l’astuto Umberto Eco non racconta di luoghi romanzeschi, ché troppi ce ne sarebbero, bensì di quelli che la gente, nel passato ma anche ora, ha creduto esistessero veramente, creando chimere, utopie, illusioni. Forse alcuni di questi esistettero in un loro tempo, ma non sapremo mai più ritrovarli; altri esistono concretamente ancora oggi, eppure attorno ad essi fioriscono solo mitologie commerciali le cui agitazioni possono unicamente impoverirli.

Questo libro tanto riccamente illustrato, con a margini i testi originali antichi, si occupa della realtà di tali illusioni. E certe isole dovettero attendere fino ai giorni nostri per essere finalmente cancellate dalle mappe di rassegnati cartografi. Eppure da sempre abbiamo tutti bisogno di credere all’esistenza di alcune terre, di alcuni luoghi vivibili soltanto dalla nostra fantasia, sorta di Paradiso miltoniano da cui la quotidianità tenta caparbiamente di escluderci in ogni santo istante di questa vita. Ma ben vengano i rifugi australi e le oasi ipogee, le foreste da esplorare e i regni da scoprire, fino alla valle dolce e mite in cui poter ricominciare nuova vita, attingendo forza e speranza per il resto dei nostri giorni. Altroché la miseria dei luoghi virtuali facebookiani, gli attuali salotti polverosi di risse e pettegolezzi di chat e forum, fabbriche di solitudini perverse in maschera di moderne socializzazioni. Altroché l’immaginazione al potere. Oggi non siamo nemmeno più capaci di immaginare mondi ed esistenze. Forse con questo bel libro potremmo ricominciare a imparare, e ciò potrebbe addirittura giovare al nostro modo di concepire il mondo, la politica, il futuro delle generazioni.

Storia delle terre e dei luoghi leggendari | Umberto Eco | Bompiani, 2013 | pp. 478 | euro 35,00

Testo di Andrea B. Nardi

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