[Letti per viaggiare] Fiori per me che profumo

C’è Padre Ismael, un prete cattolico africano, che dal suo villaggio di Katanda, nelle pianure Kasai del Congo, è finito a vivere in piena Toscana, in un paesino nei dintorni di Prato. C’è il tormento tipico di ogni religioso sano di mente che si trova di continuo a combattere coi dubbi e le debolezze della propria condizione paradossalmente destinata proprio a non essere debole. E poi ci sono gli altri. Gli uomini e le donne di questo nostro mondo, i nostri simili tanto terribili nella loro umanità. Così terribili, spesso, a volte, sempre, sempre terribili in ogni loro manifestazione, da non poter immaginare altro che il loro essere posseduti dal demonio.

Ma un prete moderno, intelligente, sensibile, può oggi sentirsi in grado di esorcizzare il diavolo che s’impossessa di alcuni giovanotti imbecilli fino a far loro compiere le peggiori nefandezze? Quanto è commovente il desiderio del prete d’essere dispensato dal suo vescovo nella pratica dell’esorcismo, nemmeno sapendo bene cosa significhi veramente al giorno d’oggi esorcizzare qualcuno? Però ciò non è possibile, ogni prete deve essere in grado d’affrontare il demonio con la forza della propria fede e gli antichi e precisi riti esorcistici: non occorre nessuna patente speciale, basta essere preti. Non dimentichiamo che il primo esorcismo lo subiamo col battesimo. Quindi Padre Ismael deve rassegnarsi, se non lo combattono i preti, Satana chi lo combatte? Se non lo affronta lui, chi altri?

Il problema semmai è scorgere un luogo scevro da Satana, nel nostro tempo e spazio sempre più corrotto. Cercare uomini e donne liberi dalla sua influenza, quando invece siamo ininterrottamente bombardati dalle peggiori crudeltà che l’uomo riesce a inventare contro l’uomo. Noi per primi, in ogni nostro minuscolo pensiero, comportamento, omissione, parola o silenzio. E non stupisce quanto il male, nella realtà disgiunta dalla fantasia narrativa, sia sempre accompagnato dalla più deprimente stupidità. Jean-Jacques Ilunga è davvero un prete nato in Congo, docente di Filosofia, Storia delle Religioni, e Letteratura Francese, e vive davvero a Prato. Questo suo romanzo è delizioso e pungente da far quasi sanguinare di piacere. Il suo approccio linguistico è veloce, leggero, contemporaneo, ma intriso qua e là di un lirismo che ne ispessisce periodi e pensieri. I temi affrontati sono infiniti, spaventosi, eppure Ilunga ne esce incolume, quasi divertendo il lettore, affascinandolo con un racconto vivace e ipnotizzante, dove la gravità degli argomenti levita sulla leggerezza della sua penna, come dovrebbe sempre essere la maestria di uno scrittore. Speriamo di leggere ancora molto scritto da lui.

Fiori per me che profumo | di Jean-Jacques Ilunga | Fandango Libri | pp. 174 | euro 16,00

Testo di Andrea B. Nardi

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