Atterrate a Rapid City, capitale del South Dakota, Stati Uniti d’America. Affittate un’auto e imbroccate la U.S. 16 diretta a sud. Una decina di chilometri dopo l’autostrada piega decisa a ovest. Continuate a guidare seguendola attraverso sterminati altopiani di conifere. Compiuti settanta chilometri arriverete a un semaforo, alla cui sinistra appare una strada, l’Ave of the Chiefs: fate inversione a U e percorretela. Vi faranno fermare circa a metà, dopodiché proseguirete a piedi. Ne varrà la pena. Vi troverete di fronte a una delle più colossali opere che mai un matto si sia messo in testa di compiere: il monumento a Tashunka Witko, detto Cavallo Pazzo. E in questa storia, come vedrete, di pazzi ce ne sono diversi.
Iniziamo pure da Korczak Ziolkowski, scultore spiantato e senza un soldo che nel 1940 sottopose un modello del suo progetto al Capo Sioux Henry Orso in Piedi; sei anni dopo i nativi americani diedero il consenso per la realizzazione del monumento nelle Black Hills, montagne sacre al popolo Lakota. Solo un genio visionario e pazzo poteva avventurarsi nella realizzazione di una statua scolpita nella roccia larga 195 metri e alta 172, che a tutt’oggi non è ancora terminata. E che dire del tenente colonnello George Armstrong Custer, la cui accecata incoscienza lo portò a farsi massacrare, assieme ai suoi 211 cavalleggeri, dai 1.200 guerrieri guidati da Toro Seduto e proprio da Cavallo Pazzo, a Little Bighorn? Ma il Crazy Horse Memorial è dedicato appunto a Tashunka Witko, capo guerriero Sioux tanto contestato in vita (e considerato da molti davvero pazzo) quanto osannato da morto.
Non si chiamava Cavallo Pazzo, tanto per cominciare, bensì Il suo cavallo è pazzo, ma la traslitterazione e la retorica leggendaria lo assimilarono alla sua cavalcatura. Di pazzo, in realtà, Tashunka Witko aveva solo il nome, e di certo un destino altrettanto folle e, in fondo, crudele. Coraggioso e intelligente, sensibile e tenace, questo capo pellerossa entrò a pieno titolo nella storia e soprattutto nel mito. Oggi è universalmente riconosciuto nel mondo dei nativi americani come uno dei grandi eroi martiri del loro sfortunato popolo. La vita di Cavallo Pazzo, personaggio tanto distante dalla nostra cultura, misconosciuto dalle giovani generazioni europee (ma anche americane) è mirabilmente raccontato da Raffaele Milan nel suo Sognatore di Tuono, romanzo delizioso e commovente. Con un tratto delicato ma deciso, Milan, autore tanto colto quanto controcorrente, trasporta il lettore in quel mondo di praterie ed eroismi così diverso da certa filmografia tradizionale. L’autenticità delle esperienze narrate e fatte rivivere nel libro si rispecchia nello stile del libro: pacato, serenamente distaccato dal dialogo, incisivo, a tratti struggente, altrove entusiasmante e trascinante, sempre emozionante. Un romanzo che cavalca la storia e la leggenda, ben in sella a uno stile preciso che sa avvincere il lettore.
Sognatore di Tuono | Raffaele Milan | Parallelo 45 Edizioni – Collana Sei Colpi, 2013 | pp. 200 | euro 12,00
Testo di Andrea B. Nardi RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM
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