La festa di Sant’Agata a Catania: la tradizione rivive ogni anno

L’Italia è luogo senza tempo ricco di tradizioni e sorprese, che spesso trovano nella ritualità delle feste tradizionali regionali la migliore espressione. All’inizio di febbraio Catania accoglie un’immensa folla di devoti, curiosi e turisti che accorrono nel capoluogo etneo per partecipare a una grande festa tradizionale di origini antichissime in onore di Sant’Agata. La centrale via Etnea si colora di circa un milione di persone che riempiono il centro storico e offre una prospettiva unica sull’Etna, il maestoso vulcano attivo. Per raggiungerne gli impianti sciistici presenti in cima, molti turisti decidono di rivolgersi ad un centro per il noleggio auto a Catania.

La ricorrenza del tre, quattro e cinque febbraio corrisponde all’anniversario del martirio di Agata, giovane catanese di origini patrizie e di fede cristiana, che pagò nel 251 d. C. con la tortura e infine la vita, il suo rifiuto di concedersi al governatore romano Quinziano. Fin dall’anno successivo i catanesi celebrarono la giovane concittadina, che difendendo il proprio onore si opponeva all’oppressore straniero. Il ricordo del martirio di Agata si unì alla precedente tradizione pagana; a Catania infatti già prima della nascita della Santa si celebrava una festa nella quale il simulacro di una vergine era portato in processione per le vie cittadine da uomini vestiti di bianco, una celebrazione che per molto versi ricalcava quella descritta da Apuleio nelle sue Metamorfosi e dedicata alla dea Iside dai greci di Corinto.

Il culto di Sant’Agata si è intrecciato profondamente con la storia di Catania con il ritorno delle spoglie in città nel 1126, ottantasei anni dopo che erano state trafugate e portate a Costantinopoli, e ha determinato le celebrazioni che si ripetono ogni 17 di agosto affiancandosi al ricordo del martirio del 5 febbraio. D’altro canto gli eventi della storia catanese segnano la ricorrenza definendola. Durante il terremoto che il 4 febbraio 1169 rase al suolo la città, la festa in onore si Sant’Agata fu celebrata nell’antica cattedrale sotto le cui macerie perirono moltissimi tra monaci e fedeli riunitisi per ricordare la santa. La pianta ortogonale secondo la quale si ricostruì Catania dopo il terremoto del 1693 consentì, grazie alle strade più ampie unite alla maggiore eco che la festa andava acquisendo, di estendere le celebrazioni anche al 5 febbraio per fare coprire alla vara – il fercolo – in processione una maggiore area della città in espansione.

Le centinaia di migliaia di persone in strada per la festa di Sant’Agata si rifocillano con cibi caratteristici del periodo come le minnuzze i Sant’Aita, cassatelle a forma di mammella che ricordano (in modo un po’ macabro) le torture subite dalla giovane. Le celebrazioni si aprono il 3 di febbraio con la processione delle Cannalore, degli enormi ceri ornati e trasportati da 4 a 12 uomini a seconda del peso (alcune arrivano a sfiorare la tonnellata), accompagnate da una banda che suona allegri ritmi. Le dodici cannalore sono portate per la città con la caratteristica andatura annacata – ondeggiante – e si fermano per il saluto alle sedi delle corporazioni che ognuna rappresenta. La giornata del 4 è caratterizzata dalla processione vera e propria con le reliquie che escono dal Duomo centrale della città dopo un anno e sono esposte all’adorazione dei devoti lungo un lungo percorso.

Il fercolo che le contiene è trainato attraverso delle spesse funi da centinaia di portatori vestiti con il saccu, un bianco saio che i devoti indossano per tutti i giorni della festa. La sera la “vara” torna dentro la cattedrale da dove uscirà il giorno successivo per il culmine delle celebrazioni. Nel pomeriggio del cinque il simulacro è trascinato lungo il percorso interno su per la via Caronda fino alla Piazza Cavour (u Buggu) dove è accolto da uno straordinario spettacolo pirotecnico, per poi ridiscendere lungo la via etnea ed essere riposto fino all’anno successivo. Questa suggestiva tradizione si ripete anno dopo anno, unendo passato e presente, laicità e devozione. Il prossimo anno, pianificando le vostre destinazioni invernali di viaggio, aggiungete questo tassello al puzzle della vostra esperienza nazionale, ne sarete colpiti.

A cura di Daniela Bozzani | Foto web

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