Il viaggio di Marialaura e Damià continua… Da Capo Verde hanno navigato fino ai Caraibi approdando a Barbados, Trinidad e Tobago. Da lì hanno lasciato la barca che li ospitava e sono volati a l’Avana.
Appena arrivati a l’Avana siamo stati accolti dalla nostra famiglia adottiva: nella casa di Cecilia. Era tarda notte perchè l’aereo atterrava alle 00:00 e in più abbiamo avuto problemi alla dogana. Cecilia ci ha accolto comunque con il suo sorriso lucente e un caldo abbraccio materno. Portava una gonna celeste lunga fino ai piedi, una camicia ampia dello stesso colore e una larga pezzola in testa. La sua pelle nera e lucida ci faceva sognare. Abbiamo parlato per ore quella notte e ci siamo voluti bene fin da subito, come fossimo vecchi amici, anche se in realtà era la prima volta che ci incontravamo. Cecilia è la suocera di una cara amica cilena. Vive in una casa signorile di fine ‘800 nel Nuovo Vedado dove il tempo si è fermato. La casa si affaccia su un viale alberato ancora sontuoso, non ha l’acqua calda e la cucina è stile russo a gasi. Imobili, il porticato che da sulla strada, tutto ci parla di antiche storie cubane. Il marito di Cecilia sta creando una nuova catena di montaggio per la produzione di cellulari a Cuba mentre il figlio è medico all’Ospedale de l’Avana. Cecilia arrotonda le entrate di famiglia affittando una camera matrimoniale ai turisti e in una notte guadagna più della paga mensile del figlio medico o del marito ingengere. Cuba è così: bella e contraddittoria.
Dopo aver esplorato l’Avana abbiamo preso il treno notturno per Pinar del Rio e abbiamo fatto amicizia con tutti i passegger, che erano ben contenti di parlare con noi. Sì perché a Cuba la gente è cordiale e aperta, se ti vede straniero ti aiuta moltissimo ed è curiosa di capire come funziona la vita in Europa. Poi ti inizia a raccontare la propria vita, senza che tu gli chieda niente. El Indio, per esempio, è un personaggio di un paesino che si affaccia sul mare, a pochi chilometri da Pinar del Rio. È un gran contadino orgoglioso della sua terra e dei suoi animali ma sopratutto orgoglioso della provincia di Pinar del Rio e della revoluciòn! Era sul treno perchè suo figlio era nel carcere de l’Avana da un anno per una rissa da bar. El Indio aveva pagato una parte della multa che pendeva sul figlio ottenendo così uno sconto di pena di sei mesi. Era felice perché aveva finito tutti i suoi risparmi, ma tra soli tre mesi il figlio sarebbe tornato a casa.
Dopo aver visitato Pinar del Rio e Viñales siamo arrivati nel piccolo paesino di Porto Esperanza. Sul pontile del paese abbiamo incontrato Sarah, una ragazza statunitense, che, con la sua associazione, sensibilizza l’opinione pubblica a proposito del stretto embargo imposto a Cuba con la speranza di cambiare la politica dal basso. Aveva portato a Cuba vari suoi connazionali e giravano con un autobus della cooperazione Usa-Cuba visitando alcuni progetti di agricoltura ecologica cubana da ripetere negli Usa. La sua associazione era presente in vari paesi dell’America Latina dove gli Usa erano intervenuti con la forza. Ci raccontava che i cubani erano felici di incontrare degli statunitensi nel proprio paese e che quasi tutti avevano una parte della famiglia a Miami.
Dopo un po’ di giorni siamo andati a CienFuegos e Trinidad. Aspettando un passaggio grazie al servizio dell’amarillo (agente statale vestito di giallo che ferma le auto pubbliche per aiutare le persone a muoversi per i paese) abbiamo fatto amicizia con Ismael. Ismael ha una cinquantina di anni, lavora sui suoi terreni tra le montagne dove coltiva di tutto ed è un ex soldato volontario della guerra di indipendenza di Angola. Adesso vorrebbe andare là, in Angola, ma non ha né i soldi né la possibilità di ottenere l’autorizzazione da Cuba. Durante la guerra si era fidanzato con una ragazza angolana e lei era rimasta incinta. Adesso vorrebbe andare a trovarla e sta cercando il modo per realizzare questo suo sogno. Ci ha regalato un avocado dell’albero di casa sua che è un albero speciale perchè da frutto tutto l’anno, anche quando non è stagione di avocado ed era buonissimo. Arrivata una guagua interprovinciale (autobus) l’amarillo ci ha fatto salire tutti e tre: Ismael, io e Damià. Il controllore però ci ha fatti scendere subito dopo perchè non eravamo cubani. Ismael è partito e noi siamo rimasti con l’amarillo ad aspettare un taxi. Cuba è così: generosa e difficile. Abbiamo fatto autostop durante tutto il nostro viaggio a Cuba e tutti ci hanno fatto salire sulla guagua pubblica, anche se, teoricamente, non potevamo in quanto turisti. Qui tutto è possibile. Poi un giorno ti dicono che non è possibile e allora aspetti e cerchi di trovare un’altra soluzione. Cuba va avanti senza trovare la libertà per cui ha lottato con tanto coraggio. Le persone trovano il modo di sopravvivere alla dittatura, all’embargo statunitense e sognano di riuscire a risolvere i propri problemi prima o poi.
Leggi l’inizio del viaggio di Marialaura e Donà: L’inizio di un sogno e Autostop in barca a vela
Testo e foto di Marialaura Dolfi | barcostop.wordpress.com
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