
La città lagunare si veste a festa per una kermesse di antica tradizione. Spettacolari fuochi pirotecnici che illuminano la città. Coinvolgenti barche e gondole addobbate e illuminate per questa occasione speciale
Venezia è un must tutto l’anno, ma chi vuole capire a fondo l’anima dei veneziani non può mancare un appuntamento tradizionale che unisce il sacro e il profrano: il terzo weekend di luglio (sabato 19 e domenica 20) è la festa del Redentore che si riallaccia ad una tradizione del 1577, legata alla fine di una terribile pestilenza che aveva decimato gli abitanti. Il clou della kermesse talmente unica che richiama turisti da tutto il mondo è nella tarda serata di sabato con i fuochi d’artificio che esplodono in mille colori che rendono ancor più magica la città lagunare.
Per il Redentore la festa inizia già il sabato mattina, quando gli abitanti cominciano a cucinare, decorare barche e balconi con fiori e palloncini, cercare di assicurarsi il posto migliore per godersi la giornata.
Tra le tradizioni del Redentore la festa in barca è una delle più antiche: al tramonto oltre 1500 tipiche imbarcazioni veneziane con le altane, le terrazze e i campielli addobbati da migliaia di luci confluiscono nel bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca. Per la notte della festa del Redentore a Venezia, il programma rimane invariato anno dopo anno: si cena tutti assieme con le specialità della tradizione veneziana – pasta e fagioli, sarde in saor e abbondante vino – accompagnati da danze e musiche per arrivare in allegria al momento più atteso della festa, i meravigliosi fuochi del Redentore.
La festa del Cristo Redentore si celebra poi la domenica, con le funzioni religiose nella Chiesa del Redentore e le competizioni remiere, le famose regate, che animano questo appuntamento annuale imperdibile.
Il fascino dell’evento è immutabile da sempre: oltre ad essere molto amata dai veneziani, attrae ogni anno migliaia di turisti curiosi di vivere in prima persona una delle più antiche feste di Venezia e di assistere ad uno spettacolo pirotecnico famoso in tutto il mondo.
Dove dormire – Per l’occasione molti hotel si sono attrezzati con pacchetti per il weekend. Appena riaperto dopo un restyling che crea un collegamento tra passato e presente,il NH Collection Palazzo Barocci (www.nh-hotels.it/NH-Palazzo-Barocci) costruito dove un tempo sorgeva il settecentesco Teatro Sant’Angelo, affacciato sul Canal Grande e il Ponte di Rialto, ha un approdo privato in una location fantastica.L’hotel gode di un’ottima posizione in un delizioso ed elegante palazzo del XIX secolo. Gli ospiti restano affascinati dal tipico stile veneziano con bagni in marmo, soffitti alti, candelabri e meravigliosi pavimenti in ceramica e dalla terrazza con giardino dove viene servita la colazione. Tutte le 59 camere e Junior Suite dell’hotel NH Collection Palazzo Barocci presentano uno stile elegante e un’atmosfera incantevole. Sono disponibili cinque diversi tipi di camere, tutte progettate per offrire agliIl “Bar del Doge” è progettato per offrire un’autentica atmosfera veneziana, un ambiente romantico per gustare ottimi vini locali, aperitivi, spritz e gustosi stuzzichini (camera da 235 euro). Il LaGare Hotel Venezia MGallery Collection, (www.mgallery.com/venezia_la_gare) una vecchia fornace trasformata in albergo di design, propone una romantica cena sull’isola di San Servolo immersa nella laguna veneziana. La proposta prevede camera doppia, prima colazione, transfer per San Servolo con cocktail di benvenuto e cena con tariffa da 326 € a persona. Infine, fra gli hotel scenografici, anche l’Hilton Molino Stucky Venice (hilton-molino-stucky.galahotels.com) il moderno capolavoro veneziano situato sull’Isola della Giudecca. A far da cornice allo splendido spettacolo notturno, la piscina panoramica all’ottavo piano, a bordo della quale verranno allestiti i tavoli per la cena e dai quali si potrà ammirare lo spettacolo pirotecnico. Cena a base di pesce e carne, con sette portate e accompagnamento musicale: da 320 euro a persona (vini inclusi selezionati dal sommelier).
Testo di Graziella Leporati (foto web)
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