Un viaggio a Copenhagen sulle tracce della recente rivoluzione del palato. In Danimarca scoprirete un modo legato al food, con ristorantini alla moda, caffè pittoreschi, micro birrifici, raffinati mercati del pesce e della carne e ricette da perdere la testa.
La rivoluzione che ha investito Copenhagen in campo gastronomico negli ultimi anni ha dell’incredibile. Un Paese, la Danimarca, passato dal non avere una tradizione gastronomica all’alta cucina, testimoniata, di recente, dal numero di stelle Michelin raggiunte e dai successi ottenuti. Certo, dietro ai grandi ristoranti continuano a latitare quelli di fascia media, ma è pur reale, in città, la dinamicità di tutto il movimento legato al cibo. Come gli urban caviar safari, che partono da luoghi inconsueti come un negozio di abbigliamento e, dopo un calice di champagne, portano, inforcata la bicicletta, all’assaggio di varie divagazioni sul tema caviale da un ristorante all’altro: pedali, parcheggi (la bici) e assaggi. Altra pedalata, anche a tarda sera, è quella alla volta del Fiskebar, un food bar alla moda in cui alla sera vanno molto le cozze, che si trova al centro del Meat Packing District, il mercato della carne che fa somigliare, la piccola Copenhagen, un po’ alla Grande Mela. Qui si è trasferita parte dell’art scene della capitale, prendendo dimora, fianco a fianco dei macellai, negli edifici bianchi e bassi risalenti ai ’30. E nell’ex deposito della Bosch, BioMio è un ristorante al 100% bio, molto cool.
Ma il luogo più frequentato in città, per il cibo, è senza dubbio il mercato Torvehallerne. Un luogo che, in ossequio a una delle capitali del design in cui si trova, è più che altro una vetrina di tutto quello che, legato al food, è esteticamente bello. I dolcetti, assecondando la moda del momento, prendono le forme dei cupcakes; quelli di Agnes Cupcakes sono anche in versione mini, declinati in tipi diversi secondo il giorno della settimana. Non è da meno il caffè: il banco di Coffee Collective non sfigurerebbe in una design gallery, quanto meno per il modo di fare e servire i caffè. E quelli che sarebbero baristi, sono tutti ragazzi alti, giovani e belli.
Torvehallerne è in centro, ma la strada più buongustaia è invece a Nørrebro. A credere in Jægersborggade, questo il nome della via, sono stati per primi i ragazzi di Coffee Collective, che a dispetto dell’aspetto semplice e minimalista con banco da cucina, macchina per il caffè e davanzali delle finestre a mò di tavoli, è uno dei posti più ricercati per il caffè, visto che i soci la sanno lunga in fatto di miscele, con Klaus Thomsen e Casper Engel Rasmussen vincitori, anni fa, del titolo di Barista Championship. E molto, in fatto di notorietà alla strada, ha contribuito lo chef italiano Christian Puglisi con il suo Relæ, ristorante stellato sì, ma per niente pretenzioso.

E’ pur sempre un caffè, il Royal Smushi Cafè, ma è famoso per lo smørrebrød, pilastro della gastronomia danese. Qui, inseguendo la ricercatezza estetica del sushi, hanno inventato lo smushi, trasformazione dello smørrebrød, cioè pane imburrato ricoperto di carne o pesce, in un’architettura in miniatura che emula il sushi. Il tutto servito su piatti-tagliere in porcellana, firmati dalla vicina manifattura Royal Copenhagen. Ma in fatto di smørrebrød l’artista è Adam Aamann, che ha eletto questo cibo working class a pura prelibatezza, rustica e chic allo stesso tempo. Altro personaggio è Mikkel Borg Bjergsø, vero beer guru cittadino, che già famoso per il suo micro birrificio Mikkeler a Vesterbro, ha aperto un nuovo bar a Nørrebro, Mikkeler & Friends, in compagnia di due suoi studenti con i quali, dopo la scuola, produceva birra nella cucina della scuola. E che dire di Peter Vilnov e del suo Simple RAW, piccolo ristorante in cui viene servito solo cibo crudo ? Niente, siamo a Copenhagen. E quindi non è strano che gli spaghetti, crudi, possano essere non di pasta ma di zucchine, tagliate a julienne…
Testo e foto di Arturo Di Casola RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM
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