
Ecco il palcoscenico che ospita la Strada del Vino dell’Alto Adige/Südtirol,la zona vitata più settentrionale d’Italia, in cui i filari ammantano lecolline quasi fino a sfiorare le montagne. Uno scenario spettacolare e bucolico, frutto del laborioso impegno di tante e tante generazioni diviticoltori. E’ storia che nell’Era Cristiana la coltivazione della vitevenne incentivata dai legionari romani e poi, nel Medioevo,cominciarono i primi scambi internazionali verso i monasteri teutonici quando l’Alto Adige/Südtirol divenne il punto d’incrocio fra il mondo germanico e quello latino. Durante l’Impero di Carlo Magno molti Vescovati e oltre cinquanta conventi della Germania meridionale scelsero il Sudtirol per rifornirsi di vino, favorendone così l’evoluzione, con grande anticipo rispetto al resto del Paese. Fu poi all’inizio del XX secolo che la viticoltura raggiunse la sua maggiore estensione con una superficie coltivata di oltre 10.000 ettari, di cui il 60% della produzione di rossi, leggeri e a buon prezzo, valicava il confine verso l’Austria, la Germania e la Svizzera.
Oggi la superficie vitata è ridotta alla metà, per l’urbanizzazione e l’espansione della frutticoltura. Le principali zone di produzione si trovano nella valle dell’Adige, tra Merano/Meran e Salorno/Salurn, e nella valle dell’Isarco, tra Bressanone/ Brixen e Bolzano/Bozen. Alla varietà del paesaggio, reso affascinante dai dolci profili collinari, dai pergolati e dai terrazzamenti scoscesi sullo sfondo delle pareti di roccia delle Dolomiti, corrisponde una grande varietà di uve dovuta alle favorevoli condizioni climatiche, alla diversità dei terreni e all’articolata esposizione dei vigneti.

I vitigni autoctoni dell’Alto Adige sono il Lagrein, recente rivelazione, da sempre utilizzato come uva da taglio, la Schiava (o vernatsch) e il Traminer aromatico, da cui si ottiene un bianco dal gusto speziato conosciuto in tutto il mondo. Da oltre un secolo, però, vengono coltivati anche quelli di origini bordolesi, della Borgogna e della Renania ( tra i rossi: Pinot Nero, Merlot e Cabernet Sauvignon e tra i bianchi: Pinot bianco, quello grigio, Chardonnay, Riesling, Sauvignon, Sylvaner, Veltliner, Müller Thurgau e i moscati giallo e rosa). Nonostante la percentuale di produzione dei rossi (66%) sia assai maggiore di quella dei bianchi (34%), proprio la varietà di questi ultimi rappresenta la grandezza vinicola della regione e il suo atout per il futuro.
Testo di Marco Santini e Ornella d’Alessio | Foto di Marco Santini RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM
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