In un’intervista mandata in onda da RAI Storia l’architetto estone Louis Khan affermava che se non avesse fatto l’architetto avrebbe voluto scrivere favole. Ed è proprio l’immaginazione, fervida, libera, leggera ma profonda, che traccia le linee delle sue opere architettoniche.
Louis Khan nacque in Estonia all’inizio del Novecento da una famiglia ebrea. Pochi anni più tardi si trasferisce con la sua famiglia negli USA, per paura della guerra Russo-Giapponese. Qui studia architettura e Belle Arti all’Università della Pennsylvania, laureandosi nel 1924.

Un personaggio unico, quasi magico, come i suoi edifici che raccontano la storia di un uomo che ha saputo guardare il mondo con gli occhi e lo stupore di un bambino e l’esperienza di un adulto. Nathaniel Khan, figlio di Louis, ha fatto della vita del padre un celebre documentario uscito nel 2003: “My Architect”. Ecco una lista delle opere più incantevoli di Louis Khan.
Yale University Art Gallery, Connecticut (USA). Costruita tra il 1951 e il 1953 fu la prima significativa commissione di Khan.
Salk Institute, California (USA). Completata nel 1965 si tratta di un istituto di ricerca composto da due grossi blocchi al cui centro c’è un giardino acquatico affacciato sull’oceano. E’ forse, insieme all’Assemblea Nazionale di Dhaka, la sua opera più visionaria.
First Unitarian Church, New York (USA). Completata anche essa verso la fine degli Anni Sessanta, è stata più volte dichiarata uno dei più importanti edifici religiosi del XX secolo.
Assemblea Nazionale, Dhaka, (BANGLADESH). Costruita tra 1962 e 1974, è forse la più incredibile delle sue architetture.
Kimbell Art Museum, Texas (USA). Una serie di strutture bianche a volta in cui la luce filtra naturalmente dalle estremità.
Testo di Elena Brunello | Foto web RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM
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