Nella Terra degli Dei /4

di Arianna e Mattia Giannini

“Se hai deciso di intraprendere un viaggio in India le opzioni sono due: o sai benissimo a cosa stai andando incontro e accetti rischio e avventura o sei un totale sprovveduto e scappi dopo un paio di giorni. L’India è così, è una donna forte che si impone, una donna misteriosa che non ti dà subito fiducia, te la devi conquistare giorno dopo giorno, di conseguenza o la ami o la odi. Noi siamo partiti il 23  luglio 2014 con un bagaglio leggero e nessuna aspettativa ed è stata senza dubbio la scelta migliore: “Aspettati l’inaspettato e non avrai sorprese”.

Dopo quattro giorni a zonzo per Bombay decidiamo di spostarci verso Nord, nel Rajastan, la regione più grande dell’India e anche una tra le più conservatrici. Un tuffo nel cuore della storia e della cultura. In questa terra abbiamo dovuto iniziare a fare i conti con la tradizione secondo la quale “il corpo va coperto”. Uomini e donne in generale, donne in particolare. Shorts sportivi riposti in fondo allo zaino e spalle coperte, con una media che si aggirava attorno ai quaranta gradi ed un tasso di umidità da fare invidia a un bagno turco.

Domenica 27, ore 19. Siamo su un pullman direzione Udaipur, città del Rajastan meridionale. La tappa a Gandhinagar è saltata; non abbiamo trovato mezzi che vi ci portassero. Ci tocca una sfacchinata di sedici ore (che poi si sono rivelate essere diciotto) in un bus/vagone-letto fatto esclusivamente a cuccette a misura di indiano. Non si può stare seduti dritti e sdraiati tocchiamo sia testa che piedi.

Jodhpur

Un metro e ottanta è fuori discussione qui. Trauma esistenziale dovuto inoltre alla fermata in quella che doveva essere una stazione di servizio dispersa nel nulla…dopo un’esperienza del genere casa vostra abbandonata per un mese vi sembrarà comunque una suite. Diciotto ore di viaggio in autobus hanno decisamente aumentato il nostro tasso di pazienza e tolleranza (grazie a quel viaggio infatti poi gli spostamenti di cinque/sei ore ci sembravano viaggetti da poco).

Udaipur. Condizionati dal viaggio, la prima impressione della cittadina (da un milione e mezzo di abitanti) non è delle migliori. Fortunatamente per quello che abbiamo visto finora la prima impressione è quella sbagliata; le città migliorano dopo poco, ci devi fare un po’ l’occhio. È la patria indiscussa dei laghi che offrono un’atmosfera decisamente romantica, quasi sospesa nel tempo; gli estremisti la definiscono “la Venezia d’Oriente” ma mi sembra eccessivo. Questa città sorge sulle rive del lago Pitocha, sponde coperte di ripidi palazzi a strapiombo sull’acqua dai tratti coloniali che nascondono un intreccio di strade ricche di negozi colorati e appariscenti. Questa è la città dell’arte del Rajastan; ci sono molte scuole di disegno, gallerie d’arte e negozietti che vendono miniature dipinte a mano; ma anche artigiani del cuoio e dell’argento, e sarti per la felicità dei turisti. La città infatti è famosa anche per l’artigianato in argento: piccole boutique sparse qua e là metteranno a dura prova gli amanti della bigiotteria. Io per prima mi sono lasciata tentare da collane e cavigliere, vere opere d’arte assemblate rigorosamente a mano a prezzi più che onesti. ? amg

Continua lunedì 24 novembre 2014…

Foto di Vittorio Sciosia | Riproduzione riservata  © Latitudeslife.com

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