Gerusalemme sul filo del tempo

Il muro del pianto

di Elena Brunello

La Terra Santa, Sion, Palestina, Israele. E’ difficile parlare di questo piccolo lembo di terra senza scadere nel banale, nella parzialità e senza rischiare di ferire un sentimento culturale e politico molto delicato. Quando si parla di Israele si entra sempre all’interno di un territorio verbale fragile. Non c’è luogo al mondo che abbia destato, nel corso della Storia, più diatribe di questo. Una terra profonda, affascinante, sconvolgente eppure così contraddittoria. Fu il deserto di Israele a partorire Ebraismo e Cristianesimo. Fu sotto le mura di Gerusalemme che gli eserciti crociati e i soldati musulmani ottomani si affrontarono instancabilmente dall’XI al XIII secolo. I grandi monoteismi hanno trovato terreno fertile nella sabbia e nelle rocce dei deserti mediorientali.

Il quartiere ebraico

La Città Santa. Gerusalemme è il miracolo dell’Uomo. Gialla e ocra come la terra che la circonda, si staglia come un miraggio; simbolo e utopia. Una città sospesa tra la cruda realtà e il sogno visionario. Quando l’alba sorge le mura della città vecchia si tingono di rosa. La città di Dio si sveglia e il ricordo della notte stellata evapora nei raggi del sole. Gerusalemme è protetta dai bastioni fortificati della sue mura, costruite da il 1535 e il 1538 da Solimano il Magnifico e oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Otto porte ne controllano l’accesso; la Porta di Damasco, una delle entrate principali, la Porta di Jaffa, da cui facevano ingresso nella città i pellegrini e la Porta d’Oro, costruita a oriente e dalla quale, secondo la tradizione ebraica, farà ingresso il Messia. La città vecchia è divisa in quattro quartieri: quello cristiano, quello armeno, la zona musulmana e quella ebraica. Gerusalemme è una città che va guardata attraverso le lenti di quello che rappresenta per i più fervidi credenti dei tre grandi monoteismi: Ebraismo, Cristianesimo e Islam.

Le gigantesche volte generate dalla roccia della Basilica del Santo Sepolcro, fiumi di pellegrini che si riversano all’interno del luogo dove venne sepolto il corpo di Cristo; le lacrime dei fedeli sulla pietra fredda, l’odore di incenso, la luce tremula della candele che si sciolgono, le mani che toccano frementi la roccia, forse con un tocco di superstizione. Fuori dalla città gli ulivi millenari del Giardino dei Getsemani, dove Gesù si ritirò in preghiera dopo l’Ultima Cena. Erano lì quando fu arrestato e lì resistono ancora oggi, i tronchi torniti e legnosi, nati e poi risorti con la Storia. E’ all’ombra di questi titani che il sole tramonta infiammando di colori la Città d’Oro. Le cupole delle moschee ardono sotto i raggi dorati, gli stormi di uccelli si librano in volo al canto del muezzin che richiama i fedeli musulmani alla preghiera.

Il Santo Sepolcro

All’orizzonte si staglia la Spianata delle Moschee, anche conosciuta come il Monte del Tempio; luogo sacro sia agli ebrei che ai musulmani. Il Tempio ebraico di Gerusalemme, costruito, secondo la Bibbia, da re Salomone nel X secolo a.C, venne distrutto e ricostruito più volte nel lungo corso della Storia. A fianco dello stesso monte, sacro anche ai musulmani perché luogo dove il profeta venne assunto in cielo da un roccia, emerge la Cupola della Roccia, considerata dai sunniti il terzo luogo più sacro al mondo. La cupola della Moschea al-Aqsa sfavilla dorata quando il sole cala dietro le colline. Il fine settimana questa città consacrata al sentimento religioso più fervente si ritrae nella sacralità del venerdì musulmano, del sabato ebraico e della domenica cristiana. Ma se Gerusalemme parla della Storia antica dei patriarchi e dei profeti di Ebraismo, Cristianesimo e Islam, racconta tragicamente anche la Storia più recente. Il Museo Yad Vashem è conosciuto in tutto il mondo come il Museo della Shoah e venne edificato per ricordare al mondo la tragedia che colpì l’Europa del Novecento quando 8 milioni di ebrei furono sterminati nei campi di concentramento. Yad Vashem è un terribile monito agli uomini sulla “banalità del male”. ? eb

Foto Go Israel| Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.