di Chiara Beretta
A poco meno di cento chilometri a sud-est c’è il Sahara marocchino, tutto intorno – fatta eccezione per le altre isole delle Canarie, di cui fa parte – solo lo sterminato Oceano Atlantico: siamo a Fuerteventura, piccolo gioiello subtropicale dalle mille sfumature. Affollata d’estate ma incantevole e mite tutto l’anno, l’isola è una delle più aride dell’arcipelago spagnolo, complici le forti correnti che soffiano senza sosta dalle coste ai pendii vulcanici dell’entroterra e che la rendono tra l’altro una delle mete preferite per chi fa surf e kitesurf. Anche il cuore dell’isola bruciato dal sole e dal vento merita di essere esplorato, ma ad attirare i viaggiatori nella piccola Fuerteventura sono soprattutto le numerosissime spiagge che, in circa duecento chilometri di costa, offrono paesaggi incredibili e spesso diversissimi tra loro.
Tra le spiagge più famose ci sono sicuramente le dune di Corralejo, a nord: un vero e proprio angolo di deserto in cui avventurarsi, come naufraghi, fino a raggiungere le coste blu dell’oceano. La sabbia dorata e finissima è stata portata dal vento dall’Africa e ricrea delle enormi dune su cui arrampicarsi. Una breve e affascinante camminata separa la strada asfaltata dal litorale, con i tipici “nidi” di pietre che permettono di ripararsi dal vento. Proseguendo verso sud fino alla cittadina Puerto del Rosario, sempre sul lato orientale dell’isola, si trova invece la Playa Blanca. Di sabbia bianchissima, come vuole il nome, e piuttosto piccola (è lunga solo un chilometro), questo tratto di costa è facilmente raggiungibile ed è dotato di tutti i servizi. Per questo è spesso piuttosto affollata, soprattutto dai residenti nel vicino capoluogo di Fuerteventura. Non è raro vedere i surfisti destreggiarsi tra le onde sullo sfondo della cittadina poco distante.
Per trovare scorci paradisiaci di silenzio e solitudine, però, bisogna spingersi a sud-ovest. Lasciandosi alle spalle l’incredibile Sotavento, sulla costa orientale, ideale per il kitesurf e famosa per le maree che creano piccole lagune nascondendo e poi svelando intere porzioni di spiaggia, e Jandia, venti chilometri di sabbia bianca che portano alla punta più meridionale dell’isola, si apre la strada per Cofete. Per raggiungere questo tratto di costa occidentale, selvaggia e deserta, bisogna percorrere una strada sterrata che valica le montagne. Il viaggio dura circa un’ora ed è fattibile senza troppe difficoltà anche con un’auto normale. La fatica del percorso sterrato e tortuoso viene ricompensata immediatamente dal panorama, una volta giunti in cima al passo di montagna: una lunghissima spiaggia disabitata circondata solo dai pendii, da una parte, e dalle onde violente dell’oceano dall’altra. A parte una decina di casupole con ristorante appena sotto il valico, il resto della costa è incontaminato. L’oceano qui è particolarmente agitato dalle correnti e dalle onde. Con un fuoristrada si possono raggiungere, una quindicina di chilometri più a nord, Barlovento e Garcey, le spiagge più tranquille e remote di tutta l’isola. Il paesaggio è reso ancora più suggestivo dal relitto di una nave da anni arenato in una baia.

Ma la costa occidentale di Fuerteventura non è completamente deserta. Più a nord, in prossimità di Ajui, si trova la piccola e affascinante Playa Negra. Il nome, ancora una volta, deriva dal colore della sua sabbia: nera, di origine vulcanica. La spiaggia è una piccola e tranquilla mezzaluna circondata da scogliere: su una di queste c’è un lungo passaggio pedonale che permette di ammirare da una posizione privilegiata l’incantevole tramonto sull’oceano. Una visuale suggestiva che si può godere anche da El Cotillo, famosa spiaggia a nord-ovest dell’isola, vicina all’omonimo centro abitato. Protetto da una scogliera, questo tratto di costa sabbioso, lungo e lineare è particolarmente frequentato dai surfisti. ?cb
Foto di Chiara Beretta | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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