Jodhpur. Qui è esattamente il posto in cui, finalmente, abbiamo aperto il cuore all’India. La città blu, una delle città che è letteralmente riuscita a rapirci l’anima. Sebbene sia una città molto grande, vive in un’atmosfera popolare, come se fosse un piccolo paesino e caccia così quell’ansia che ogni città nuova un po’ ti impone. Siamo arrivati di sera, quasi al tramonto. Affamati e stanchi dopo il viaggio scegliamo un ristorante a caso per rifocillarci di un po di sano riso, verdure, pollo e spezie (quello che abbiamo mangiato praticamente ovunque e sempre).
Come spesso succede in viaggio incontriamo una coppia di ragazzi canadesi sui venticinque anni che come noi vagabondano alla buona. Lui un bel ragazzo biondo, lei molto carina di chiare origini orientali. Abbiamo fatto il viaggio in bus da Mumbay insieme e ne siamo usciti tutti scossi, poi ad Udipur ci siamo persi. Ci si rincontra per caso per le strade di Jodhpur e si decide di andare a cena insieme per festeggiare la coincidenza (-le coincidenze non esistono- direbbe un Indù). Passiamo una bella serata sotto lo spettacolare forte della città, parliamo un po’ di inglese come Dio comanda, e non INDglese, condividiamo il cibo e poi ci salutiamo. Niente contatti facebook, niente numeri di telefono, niente e-mail. Se ci si incontra di nuovo (e allora smetterò di credere alle coincidenze), dobbiamo almeno chiedergli come si chiamano. L’atmosfera amichevole è resa vera e propria “visione inverosimile”: una città composta di casette blu, il cielo colmo di aquiloni che i bambini fanno volare come divertimento serale, anziché guardare la tv o giocare ai videogiochi, un cielo tra l’arancio e il rosa a fare da sfondo al forte che troneggia sopra la città, in arenaria rossa che contrasta con la delicatezza dell’azzurro.

Un quadro talmente bello e suggestivo che le parole a fatica possono descriverlo, tocca andare a vederlo di persona. La gente poi è di una gentilezza che ti lascia senza parole, una gentilezza pura e senza secondi fini; ti vedono totalmente spaesato e vogliono aiutarti, forse perché sanno quanto le loro città siano difficili da vivere per persone come noi, così lontane dalla loro cultura. Qui inoltre abbiamo alloggiato in una guest house incredibile con appena otto euro a coppia per notte, serviti e riveriti come se fossimo in una suite a cinque stelle. Sì, Jodhpur ci ha proprio stregato. Se poi Udaipur era celebre per l’artigianato, qui vale la pena soffermarsi tra i tessuti, protagonisti indiscussi dell’artigianato locale. Cashmere, seta, lana grezza, un vero paradiso famoso nel commercio mondiale; stilisti di fama internazionale infatti si recano spesso in questa città per acquistarne i prestigiosi tessuti.
Perché “città blu”? – Diverse sono state le spiegazioni dateci su questo splendido azzurro che tinge le pareti di una gran maggioranza di casette. Tra le più gettonate, il fatto che volgesse ad indicare le abitazioni dei bramini, ossia la casta sacerdotale indiana, coloro che avevano il potere di celebrare i riti religiosi più significativi. Spiegazione meno “castale” e dunque più moderna, il fatto che il colore azzurro tenesse lontani gli insetti ed essendo un colore freddo potesse scongiurare, almeno minimamente, il caldo insistente. Infine sarebbe anche per richiamare il colore di Vishnu, divinità veneratissima in India, come simbolo di protezione.? amg
Continua lunedì 8 dicembre…
Foto di Vittorio Sciosia | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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