Viaggio tra il Negev e il Mar Morto

di Elena Brunello

Qualche decina di chilometri più a est di Gerusalemme sembra ribollire schiumoso il Mar Morto; una depressione naturale che si inabissa al di sotto del livello del mare inghiottita dalla terra ruvida che lo separa delle montagne della Giordania. L’acqua evapora ferocemente sotto i raggi del Sole e il fiume Giordano, suo unico immissario, ci annega dentro. Col tempo affiorano taglienti i cristalli di sale e le onde sciabordano sul fango limaccioso delle sue sponde, usato fin dall’antichità come cura di bellezza. Yam HaMelah, il grande mare salato, è vegliato dall’alto dalle rovine della città ebraica di Masada. Tra le mura di questa fortezza terrea si consumò la tragedia di un popolo, quando, assediato dall’esercito romano durante la Prima Guerra Giudaica, i suoi abitanti si uccisero pur di non cadere prigionieri degli odiati assedianti.

Cristalli di sale

E’ però nel profondo del Negev, il deserto di Israele, che pulsa il cuore del Paese. Una strada che corre attraverso la roccia e la sabbia fino alla città di Eilat, nel golfo di Aqaba, sul Mar Rosso. E’ qui che lo spirito del monoteismo trova terreno fertile. E’ qui che i profeti vennero tentati. Qui che rinnovarono la loro fede, qui ritrovarono l’ascesi e la spiritualità. E’ qui che ha luogo il miracolo di Israele che addomestica il deserto e lo fa rifiorire con sofisticate tecniche di irrigazione. E’ qui che Andrew Lloyd Webber filmò, tra le dune rocciose e le rovine nabatee di Avdat, le scene del musical Jesus Christ Superstar. E’ qui ancora che si trova il surreale cratere di Mitzpe Ramon, un infinito paesaggio lunare e desertico. Addentrarsi nel deserto del Negev, fratello del vicino Sinai egiziano, vuol dire toccare con mano l’anima di Israele. Poco lontano dalla città di Be’er Sheva riposano le spoglie di David Ben-Gurion, fondatore e primo Primo Ministro di Israele nel 1948, data di fondazione del Paese. Posto su un picco di roccia, all’ombra fresca di ulivi e cipressi, il padre di Israele riposa guardando la sua terra, oltre la valle di Zin e le alture di Advat.

Cratere di Ramon

Dai tempi dei grandi patriarchi dell’Antico Testamento questa terra è il luogo dell’utopia, del sogno del popolo ebraico, che ritrova la Terra Promessa nel deserto. Un deserto inospitale, caldo e roccioso dove si fatica a credere che un intero popolo abbia riposto i suoi sogni di costruzione di una nazione. Eppure il deserto di Israele è forse l’esperimento più affascinante di questa utopia. In Israele gli uomini e le donne lavorano pazientemente la terra arida e sabbiosa del Negev e qui, nel mezzo della fornace, creano il vero miracolo, rendendolo fertile. Era il 1973 quando poco più a nord di Eilat, nel mezzo del Negev, un gruppo di israeliani, americani, canadesi, sudamericani ed europei, fondarono il kibbutz di Ketura. Un villaggio nel mezzo del nulla dove provarono, e riuscirono, a dare vita al sogno di far fiorire il deserto. Un kibbutz che per il pluralismo e la tolleranza religiosa si meritò il Premio Speaker of the Knesset.

Qui ha sede l’AIES un istituto di avanguardia nel campo degli studi ambientali, dove viene minuziosamente studiato l’ecosistema del deserto e un modo ecologico di fare agricoltura. Nonostante questo Paese sia per la quasi totalità desertico, possiede una tecnologia agricola tra le più avanguardistiche e innovative al mondo ed è uno dei più grandi esportatori di frutta e verdura. Nonostante solo il 20% della terra dello Stato sia coltivabile, Israele produce il 95% del cibo che viene consumato dai suoi abitanti. Mais, limoni, pompelmi, arance, fichi, pomodori, manghi, avogado, cotone e zucchini sono solo alcuni dei prodotti di eccellenza di questo Paese. Nel 1973 due scienziati israeliani creano per la prima volta nella Storia dell’Uomo la prima varietà di pomodoro che maturava più lentamente di quelli tradizionali cresciuti in climi caldi. Qui vengono studiati e prodotti nuovi semi e varietà di piante, concimi avanguardistici e sistemi di irrigazione innovativi. Fu tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Sessanta che Israele inventò il sistema di irrigazione a goccia, che cambiò per sempre le sorti di chi aveva difficoltà nel reperire acqua per l’irrigazione dei campi. ? eb

Foto Go Israel| Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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