di Elisa Bosco
Terra di confine, sospesa tra il nord della Toscana e il sud della Liguria, racchiusa tra Appennino, Alpi Apuane e Mar Ligure, la Lunigiana ha una storia antica.
Deve il suo nome alla città di Luni, storica colonia romana del II secolo a.C. sita attorno al porto nei pressi della foce del fiume Magra.
Il Territorio

Una costa rocciosa e frastagliata, costellata di piccoli paesi arroccati, che ha fatto innamorare scrittori e poeti (non a caso si chiama il Golfo dei Poeti) come Shelley, Byron, DH Lawrence, Petrarca e Montale, che qui hanno vissuto o transitato, le Cinque Terre sono uno dei luoghi più affascinanti di tutta la Liguria.
Il nome deriva dai cinque paesi di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore aggrappati alla roccia annidati dentro strette e ripide valli che si trovano in un tratto di costa a picco sul mare di circa quindici chilometri.
Il paesaggio è stato costruito dall’uomo in circa mille anni di storia con un lavoro epico che ha modellato la costa originariamente coperta dal bosco in terrazzamenti dove poter coltivare la vite.
Il produttore

Nel comune di Fosdinovo, arroccata in posizione aperta e panoramicissima si trova l’azienda Terenzuola, di cui Ivan Giuliani si occupa da oltre 15 anni, ma che appartiene alla sua famiglia dagli anni ’30. Spinto ad intraprendere l’attività vitivinicola dopo l’incontro e l’esperienza con i produttori di un’altra importante area di confine, quella tra Friuli e Slovenia, torna a casa portando con sè, oltre alle tecniche di vinificazione, anche un modo di coltivare rispettoso della natura, nutrito dalla passione e dall’attaccamento alla propria terra.
Da allora inizia a vinificare vermentini caratterizzati da maturità importanti ed un bagaglio olfattivo che ne ha decretato da subito lo stile, e che si è affinato sempre più nel tempo portando ad oggi i suoi vini, tra cui il Fosso di Corsano in primis, ad essere considerati meritatamente tra i top della categoria.
Nel 2006 questo produttore né solo ligure, né solo toscano, inizia un progetto di recupero di vecchi vigneti e antichi stili di vini, intensificando la produzione anche su versanti ed aree diversi: Luni, Candia, Lunigiana e Cinque Terre, cercando in questo modo di unire tutti i territori della Lunigiana storica così come era unita un secolo e mezzo fa.
La passione per i vecchi vitigni lo porta a valorizzare sempre più anche le selezioni, tra cui i rossi come la Merla della Miniera, prodotto appunto dal vitigno Merla, antico nome locale del Canaiolo, o il Vermentino Nero.
Il Vino

Vitigno autoctono della Lungiana, il Vermentino nero, seppur noto fin dall’epoca romana è stato quasi completamente abbandonato nel dopoguerra perché molto difficile da coltivare.
La mappatura genetica di questo vitigno è ancora per molti versi sconosciuta; per alcuni deriva da una variazione del Vermentino Bianco, mentre per altri potrebbe essere una forma addirittura antecedente a quella bianca, ma dal punto di vista scientifico non ci sono certezze.
Varietà poco resistente alle principali patologie della vigna deve essere coltivata con la massima attenzione proprio per evitare il rischio di malattie.
Produce un vino dal colore poco intenso, al naso ricorda per certi versi un Pinot Noir (con il quale ha in comune la tipologia di vinificazione e alcuni sostengono anche una parte di dna), con una buona acidità e un bouquet fiorito. Sorso di buona freschezza, tannino abbastanza morbido (piu o meno a seconda delle annate), e piacevole nota balsamica di fondo.
Il Castello

La Lunigiana è anche denominata la “terra dei cento castelli”, di cui uno dei più celebri è proprio quello di Fosdinovo. Chiamato anche castello dei Malaspina, dal nome della nobile famiglia che lo ha sempre governato, si tratta di un’imponente fortezza costruita nella seconda metà del XII secolo e dove hanno soggiornato anche innumerevoli personaggi tra cui D’Annunzio e Dante.
Il castello oggi si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni, camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati e terrazze.
È famoso anche per una leggenda che lo riguarda, quella della giovane Bianca Maria Aloisi Malaspina, che a causa di un amore giudicato sconveniente per l’epoca e l’onore della famiglia (poche cose purtroppo sono cambiate nei secoli), venne rinchiusa nelle segrete dove trovò la morte. Molti giurano di aver visto il suo fantasma aggirarsi ancora tra le stanze del castello, dove comunque è possibile ancora oggi pernottare in una delle camere arredate con gusto, stile e semplicità, e dotate di una vista magnifica.
La cucina
Ricette semplici e naturali e dalla storia antica sono quelle che meglio descrivono la tradizione gastronomica di queste terre. La torta d’erbe, i testaroli (al pesto o con sugo di funghi), i panigacci, farciti con formaggi, salumi locali o anche marmellate e composte, come quelle ottime prodotte dall’azienda agricola Maestà della Formica di Careggine.
Foto di Elisa Bosco, courtesy of Terenzuola e Castello dei Malaspina
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