Dodo Story

del “Columnist” Federico Formignani

Mauritius, e non ‘Le Mauritius’ come amano dire gli italiani, quasi si parlasse delle isole della Sonda (alcune migliaia, all’ingrosso) è un’isola singola, con pochi isolotti prossimi all’isola madre uno dei quali, al nord, è popolato da una prodigiosa colonia di serpenti. Mauritius è sistemata nell’Oceano Indiano ed è un posto magnifico: ha montagne con picchi inquietanti che qualche migliaio di anni addietro dovevano essere imponenti vulcani attivi; ha delle terre ‘colorate’ in mezzo al verde e alcune rinfrescanti cascate, un gran numero di lagune, colline dove un tempo si coltivava la canna da zucchero e ora grandi quantità di tè. Oltre a questo, l’isola ha una popolazione di tutti i colori: neri, mulatti, indiani, cinesi e pochi bianchi, per cui non è affatto difficile cambiare ‘continente’ nell’arco di pochi chilometri. Nella parte nord dell’isola, ci sono poi i giardini di Pamplemousse che ospitano tartarughe giganti che nuotano in laghetti zeppi di fiori di loto. L’Orto Botanico, infine, è una meraviglia. Quasi tutte le specie di piante e di fiori vi sono presenti, provenienti dai cinque angoli della terra. Per farla breve: Mauritius è un’isola abbastanza speciale, nella quale questa popolazione ‘variopinta’ prega in tutte le religioni e festeggia i propri santi o divinità con coloratissime processioni, ballando la Sega, una danza un po’ africana, un po’ brasiliana, che parla di semplici storie quotidiane e di storie d’amore.

In fatto di animali, l’isola  non è messa troppo bene: vi sono manguste, alcuni cervi di Giava, portati qui dagli olandesi, numerosi maiali selvatici (se li chiamiamo ‘cinghiali’, va bene?) alcune colonie di macachi, un prezioso pappagallo nero e, queste si in gran numero, moltissime specie di volatili. Ma manca, oramai dal 1662, il celeberrimo Dodo, l’uccello simbolo dell’isola. Alcune fonti riportano la data del 1681 come quella della totale estinzione del Raphus cucullatus; forse un esemplare superstite che è riuscito a sopravvivere per qualche anno ancora! Certo, un tempo il volatile, che si dice arrivato dall’Asia meridionale, sapeva per l’appunto volare. L’atrofizzazione delle ali è avvenuta in un certo lasso di tempo: l’isola era piccola, non c’erano predatori pericolosi, l’ambiente era favorevole e la ‘sedentarietà’ è divenuta alla fine la cifra caratterizzante del grosso uccello, in seguito solo grosso gallinaceo. Al punto che le misure iniziali (lo testimoniano i resti fossili rinvenuti) si aggiravano sui 35 centimetri e ancora volava. Poi, la facile ricerca di cibo a terra lo ha portato a crescere sino ai 50 centimetri, con un peso complessivo di 25-30 chili. Con gli anni, ci si è messo anche l’uomo a complicare l’esistenza del Dodo, introducendo specie animali che assalivano con facilità l’uccello o ne predavano le uova.

Una delle dicerie più diffuse parla di orde di marinai (inglesi, francesi, portoghesi, olandesi) e chissà quanti altri, che una volta sbarcati a Mauritius, hanno favorito la sparizione dell’uccello semplicemente mangiandolo. Non è vero; perché fonti documentate sia portoghesi che olandesi descrivono come poco appetibile la carne del Dodo. Facile da cacciare, certo; al punto che la parola che identifica questo volatile associato per l’eternità all’isola di Mauritius deriva dal portoghese doudo, doido nel portoghese moderno, che sta per ‘sempliciotto’, quindi indifeso. Tornando all’edibilità del Dodo, anche gli olandesi hanno detto la loro, gratificandolo dell’appellativo di walgvogel (uccello disgustoso). Triste fine quella del povero Dodo; al punto che il poeta inglese Hilaire Belloc gli ha dedicato alcune strofe, che dicono: ‘The voice which used to squawk and squeak, is now for ever dumb. Yet may you see his bones and beak, all in the Museum’ (La voce che era solita starnazzare e squittire è ora per sempre muta. Ma puoi vedere ancora il suo scheletro e il suo becco, tutti nel Museo). Ma la sua rivincita finale il Dodo l’ha avuta, eccome! Figura niente meno come ‘uccello rampante’ nella parte sinistra dello Stemma ufficiale della Repubblica di Mauritius, spersa nell’Oceano Indiano.

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