Ferdinandea, l’isola che non c’è

dal “Columnist” Federico Formignani

A una trentina di chilometri da Sciacca e a poco più di cinquanta da Pantelleria, il mare del Canale di Sicilia è uguale a quello dell’intero Mediterraneo. Con una sostanziale differenza: sotto la superficie, a non più di sette metri dal pelo dell’acqua, c’è la sommità di un rilievo montagnoso che, nel 1831 era ben sopra il livello del mare: esattamente 65 metri d’altezza di terre emerse, per una superficie totale di circa quattro chilometri quadrati. L’isola, spinta in superficie dalle eruzioni a catena di un vulcano sottomarino, era destinata a diventare famosa in Europa, perché oggetto di dispute politiche tra gli stati che ne vantavano, a vario titolo, la proprietà. Non è difficile capirne le ragioni: potenze quali l’Inghilterra e la Francia avrebbero avuto a disposizione una ‘base’ strategica importante, sia per i traffici marittimi che per il controllo militare del tratto di mare tra Sicilia e Africa. Ma avrebbero dovuto vedersela con il Regno Borbonico e con il re Ferdinando II, dal quale l’isola avrebbe poi preso il nome, dopo averne usufruito di altri differenti e avere ‘ospitato’ diverse bandiere che, di volta in volta, venivano conficcate sul cono sommitale del vulcano sommerso, a vantarne l’appartenenza.

Molto movimentata è infatti la ‘piccola’ storia dell’isola, al tempo della sua nascita e per la durata della sua breve esistenza: le rocce vulcaniche molto friabili, le frequenti scosse telluriche, ne avrebbero decretato dopo alcuni mesi di emersione lo sfaldamento e la conseguente sparizione in mare, avvenuta l’8 dicembre dello stesso anno, su avvistamento del capitano Allotta, comandante del brigantino Achille. Tornando alla ‘nascita’ della Ferdinandea, interessante è la testimonianza dei capitani Trifiletti e Corrao che, in quei giorni di luglio, navigavano in zona. Dopo aver osservato un getto d’acqua e colonne di fumo che si elevavano sino a un’altezza di 550 metri circa, annotano: ‘…il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un’isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza e un’altezza di sessanta metri, con due prominenze: una da levante e una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme, con due laghetti bollenti’.

E via allora alle dispute! Dapprima gli inglesi. L’ammiraglio Percival Otham che si trovava nelle acque dell’isola (da sempre ‘trafficato’ il Canale di Sicilia!), dopo aver valutato il da farsi, il 24 agosto invia sul posto il capitano Jenhouse che vi pianta la bandiera britannica e dà all’isola il nome di Graham. Nella cartografia della zona il Banco di Graham è ancor oggi quello sottomarino che ospita la ex isola Ferdinandea. Naturalmente i siciliani del Regno delle due Sicilie e la Casa Borbonica dissentono e propongono di chiamare l’isola col nome del capitano Corrao. Poi è la volta della Francia che il 26 settembre invia in zona il brigantino La Fleche, al comando del capitano di corvetta Jean La Pierre; ospiti del naviglio, il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che disegnerà il profilo dell’isola. In concreto, in base ai rilievi effettuati dai francesi, si viene a scoprire che l’isola non avrà vita lunga; ibfatti, si sta sfaldando poco per volta; comunque trovano il tempo di chiamarla Julia, con riferimento al mese di nascita, piantando sulla cima il drapeau bianco-rosso-blu. Infine è il Re Ferdinando a muoversi: manda sul posto la corvetta bombardiera Etna, al comando del capitano Corrao, che prende possesso dell’isoletta rimpiazzando il vessillo francese con la bandiera borbonica. Ad essere sinceri fino in fondo, il capitano inglese Jenhouse e quello borbonico Corrao stavano per venire alle mani. Decisione unanime: l’isola sarebbe stata giudicata una ‘insula in mari nata’; in quanto emersa dal mare, il primo a mettervi piede ne avrebbe potuto rivendicare la sovranità. Meglio rimanga dov’è ora, la Ferdinandea; a sonnecchiare beata nelle calde acque (non solo per l’influenza dei vulcani sottomarini) del bel mare di Sicilia. ? ff

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