Tokyo dietro ai grattacieli

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di Arturo di Casola

Quando il 3 ottobre del 2012, alle 10:30, con precisione nipponica, sono stati rimossi i teloni che coprivano la facciata in mattoni rossi della stazione di Tokyo, semplicemente Tokyo per i giapponesi, per la capitale del Giappone è stato un momento importante. Perché questa megalopoli che non vanta vere e proprie piazze, finalmente ne aveva scoperta una: bellissima e architettonicamente elegante nei mattoni rossi dei primi del ‘900 della stazione, lunga più di 300 metri. Così anche Tokyo, che per molti risulta nient’altro che un coacervo di grattacieli ed edifici messi alla rinfusa gli uni accanto agli altri, aveva ritrovato la sua grandeur di capitale visto che, proprio dall’ingresso centrale della stazione, parte il viale che conduce ai giardini e al palazzo imperiale.

E uscendo oggi dalla stazione il colpo d’occhio è entusiasmante, specie di sera: con i grattacieli che abbracciano, in un contrasto architettonico forte tra antico e moderno, la piazza con la stazione. Il difficile, forse, nella capitale giapponese, è scovare questo suo fascino old fashioned. Perché talvolta si trova nascosto sotto una linea ferroviaria: come nel caso della ex stazione ferroviaria Kanda Manseibashi, anch’essa in mattoni rossi, chiusa nel 1943 e che nel 2013 è rinata diventando uno spazio eccentrico, per l’architettura e non, di negozi di interior design, caffè e ristoranti, il tutto ritagliato sotto le arcate di un viadotto ferroviario. E spettacolare è il cafè N3331, stretto tra i binari su cui sfrecciano i treni. Nella stessa zona, la galleria 2ki540 Aki-Oka Artisan è l’interpretazione di un concetto simile, ma in ambiente bianchissimo, sotto le arcate della linea JR Yamanote, con un enclave di botteghe artigiane tutte di buon gusto. Proseguendo verso nord ecco Asakusa, zona molto turistica per la presenza del tempio buddhista Senso ji, e in cui l’architetto Kengo Kuma ha reinterpretato lo stile delle casette basse di Asakusa, zona shitamachi per definizione, ideando la torre dell’Asakusa Culture Tourist Information Center, impilando una serie di volumi in legno, materiale molto usato nell’Asakusa del passato, che richiamano le case della zona.

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Tokyo urban style

Del resto il legno sta vivendo, qui come altrove, un revival: ne è prova, nella vicinissima Kuramae, un ostello, che si chiama Nui, che significa cucito a mano, realizzato perlopiù in legno in uno stile unico da carpentieri ed artigiani della zona, in un ex magazzino con una storia lunga 400 anni di fabbrica di giocattoli, gloriosa attività nella manifatturiera Kuramae. E quando ad Asakusa chiudono i negozi, è il momento giusto per incamminarsi lungo Nakamise dori, ammirando questa strada divenuta a questa ora una sorta di galleria d’arte en plein air, grazie alle serrande dipinte dei negozi, nell’ambito dell’Asakusa art project, e raffiguranti momenti di vita quotidiana, scene umanizzate e donne in kimono. Temi, questi, che sembrano richiamare quelli che stanno trasformando un design hotel di Shiodome, il Park Hotel Tokyo: qui numerosi artisti, tutti giapponesi, stanno interpretando ciascuno a modo proprio temi quali il sumo e il sento, cioè il bagno pubblico, la calligrafia e la carta tradizionale giapponese washi, nella volontà di trasformare le camere dell’hotel in altrettante art room. E in questa Tokyo bellissima, onirica, lontana dagli stereotipi del kitsch e dei videogiochi, c’è anche spazio per visitare raffinate mostre d’arte contemporanea nella galleria SCAI The Bathhouse ospitata in un ex bagno pubblico a Yanaka, zona fuori dal tempo in cui, la sera, il lento filare delle biciclette sembra cullato dalla musica d’antan diffusa per strada. Trascorrere un pomeriggio deliziandosi alla vista degli anziani che discutono di libri bevendo sake e mangiando kamaboko (tipico piatto a base di pesce) nel ristorante di soba Matsuya a Kanda, quando anche gli ultimi “sarariman” della pausa pranzo sono scomparsi. O assistere allo spettacolo, perché di questo si tratta, del cuoco di tonkatsu del ristorante Tonki, anziano, molto anziano, diremmo vecchio in senso buono, che frigge e taglia alla perfezione, sempre con il sorriso e nella candida uniforme bianca, la carne di maiale. A lui è affidato il compito più esperto, e la “line up” dei più giovani assiste ammirata ai suoi gesti. Alla faccia di chi vuole che lo chef sia, ad ogni costo, giovane e glamour. Anche questa è Tokyo. ?adc

Foto Arturo di Casola | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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