di Gisella Motta
La Cina tra Shangai, la capitale mondiale del mondo finanziario, e i paesaggi incontaminati dello Ningxia.
Sono undici le ore d’aereo che dividono la capitale della Francia da Shanghai, una delle metropoli più popolose al mondo. Ore 7,00 del mattino. L’aereo dell’Air France atterra perfettamente in orario all’aeroporto di Pudong e subito, come vuole la tradizione cinese del non perdere mai tempo prezioso, si sale su un autobus che parte alla volta delle principali attrazioni di questa gigantesca città. Per chi proviene da un piccolo paese di provincia l’essere catapultati in mezzo agli oltre 26 milioni di abitanti che freneticamente si muovono nelle vie di questa megalopoli dall’aspetto di un grande formicaio, può davvero essere uno shock. La guida, tra le prime raccomandazioni, avverte che nessun mezzo di trasporto rispetta i pedoni che attraversano sulle strisce.

Prima tappa: il Centro Finanziario Mondiale: la struttura presenta tre piattaforme panoramiche tra il 94° e il 100° piano con una vista mozzafiato sulla città sottostante e un passaggio sopraelevato che sembra quasi sospeso nel nulla. Con i suoi 492 metri e 104 piani questo è l’edificio più alto di Shanghai. Dalla cima di questo gigante si riconoscono la Torre della Televisione, la torre Jinmao e il quartiere del Bund, sul fiume Huangpu, che con i suoi eleganti edifici è considerato il simbolo architettonico più importante della città. La mini -crociera sul fiume in notturna con partenza dal porticciolo di Qinhuangdao Road è d’obbligo per il turista che visita Shanghai; ne vale davvero la pena, anche se spesso si deve fare la coda per imbarcarsi (il biglietto che costa circa 100 yuan).
Una delle esperienze che suscita maggiore attesa e curiosità (ma in qualcuno anche qualche timore) è sicuramente quella dell’incontro con la cucina cinese. A Shanghai si può cominciare con un primo assaggio dei Xiaolong Bao, ravioli ripieni al vapore. Li si può gustare nel celebre ristorante Nanxiang Xiaolong Bao nel cuore della città vecchia, proprio al fianco del giardino Yu, altra meta per una piacevole visita pomeridiana. Costruito durante la dinastia Ming si estende su un’area di 20.000 metri quadrati. Le rocce, gli stagni in cui nuotano i pesci rossi, i piccoli ponti e i padiglioni, riproducono un tipico paesaggio della regione a sud di Shanghai: una sorta di labirinto che assomiglia in piccolo anche a Zhujiajiao, il villaggio sull’acqua più antico e meglio conservato della regione a sud dello Yangtze, a un’ora circa di bus dal centro. Tra i tanti templi da vedere si consiglia quello del Buddha di Giada; questa pietra, dopo il diamante, è la più importante per i Cinesi. Il gigantesco Buddha fu scolpito da un solo blocco per un altezza di 1,92 metri.
Nel mezzo della cartina della Cina, verso nord ovest, c’è una regione che prende il nome di Ningxia, a sole tre ore di volo da Shanghai. Con i suo sei milioni e mezzo di abitanti è considerata la maggior produttrice di riso di tutto il paese. L’agricoltura è la prima risorsa economica della regione, seguita dalle miniere di carbone e dai proventi derivati dal turismo. Terra ancora purtroppo sconosciuta o quasi agli italiani, l’hanno visitata solo in trecento ventitre persone l’anno scorso. Nella parte più a sud della regione, nei pressi di Guyaun, si trovano le grotte di Xumishan. Piccole scale scolpite nella roccia rossa si arrampicano ai piedi del monte Xumi e mettono a dura prova la tenuta delle gambe di chi riesce ad arrivare fino in cima. La strada ritorna verso nord in direzione Zhongwei dove si trova il tempio di Gaomiao, un’autentica meraviglia. La bellezza di questo luogo è indescrivibile: un’esplosione di colori, dipinti, intarsi nel legno e pagode. L’unicità del Tempio Gaomiao risiede non solo nella sua perfetta modellazione, ma anche nella compresenza di tre religioni: confucianesimo, taoismo e buddismo.

La parte settentrionale della regione è attraversata dal fiume Giallo. Questo fiume scorre nei pressi di Zhongwei, dove si trova lo Shapotou Scenic Spot, un immenso parco di divertimenti dotato di seggiovia con cui si può salire in cima alla montagna di sabbia e da dove si gode la veduta migliore sul fiume, per poi ridiscendere a bordo di uno slittino, lungo piste di sabbia. A una trentina di chilometri da qui si può alloggiare al Tonghu Grassland in costruzioni tipiche della Mongolia, accolti con grande cordialità dal personale locale. Sono veramente tante le attrazioni attorno al capoluogo Yinchuan, una fra tutte il Zhenbeipu Western Film Studio, considerato la “Hollywood” cinese dove furono realizzate le riprese del celeberrimo film Lanterne Rosse. Ancora a una trentina di chilometri e si raggiunge Yinchuan. L’area situata ai piedi del monte Helan è molto vasta, tanto che per girare qui attorno c’è un piccolo bus che accompagna i turisti. Sullo sfondo, sotto un accenno di arcobaleno e una bella luce calda, appare il meraviglioso spettacolo delle piramidi, le tombe dei Re nel regno di Xixia. In questa regione dove l’agricoltura è la prima risorsa stanno nascendo delle importanti cantine vinicole. Oltre alla produzione di riso, di angurie e di albicocche, questa zona è il regno del Goji, a cui è dedicato il museo di Yinchuan: questa piccola bacca, oggi molto ricercata anche in occidente, ha infinite proprietà benefiche soprattutto per la cura della pelle. Durante il volo di ritorno verso Pechino è già possibile seguire dall’alto la sagoma della Grande Muraglia che sinuosa si perde all’orizzonte. Il tempo di sbarcare e sarà possibile camminarci sopra seppure per un breve tratto. Un giorno a Beijing è comunque troppo poco, giusto il tempo di passeggiare a piazza Tienammen e visitare molto velocemente la città vecchia. E per chiudere in bellezza un viaggio alla scoperta della Cina non c’è niente di meglio che sedersi a cena al ristorante assaggiando la famosa anatra alla pechinese.
Foto Gisella Motta | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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