Gökhan stregato da Pino


Dicono dei calciatori, specie di quelli più bravi e popolari, che sono solo mercenari viziati e pieni di soldi guadagnati, appunto, semplicemente ‘giocando’. Gente che non ha occhi e pensieri per niente e nessuno se non per la ristretta cerchia del clan personale e di coloro che ne assecondano fisime e capricci. Affezionati alla maglia? Non facciamo ridere. Per loro la tanto idealizzata ‘maglia’è un semplice indumento (assieme alle mutande) che cambia colore una stagione dietro l’altra; da indossare e dismettere seguendo l’onda del ‘profumo’ degli ingaggi, possibilmente pluriennali. Anche i ‘tifosi’ più accesi, quelli che idolatrano i sacri lombi e i piedi dei loro campioni (grandi ‘gufate’ per gli avversari) non di rado sono pronti a concedere e giustificare tutto, a patto che il loro campione onori e rispetti la ‘maglia’ della squadra del cuore e con lei i ‘simboli’ che l’accompagnano: stadio, terreno di mille battaglie; bandiera, da dispiegare e sventolare nella propria e nelle altre città. Non sempre comunque il quadro generale è quello descritto; esistono anche le eccezioni. Grande e piacevole è stata dunque la sorpresa di molti veri sportivi (termine appropriato) quando qualche giorno fa, tra le asfissianti notizie di mercato pedatorio (…trenta milioni più bonus… prestito gratuito con obbligo di riscatto nella prossima stagione, eccetera) la ‘Gazza’ (Gazzetta dello Sport, riconosciuta Bibbia e quotidiano più venduto in Italia, ehm…) ha pubblicato il saluto di uno sportivo alla città nella cui squadra ha militato per quattro anni, prendendo a prestito le parole di una bellissima canzone scritta da un artista da poco scomparso.

Il calciatore atipico si chiama Gökhan Inler, nato a Olten in Svizzera da genitori turchi, nazionale elvetico, che ha militato nel Napoli per quattro anni e pochi giorni fa è stato ingaggiato dal Leicester, Inghilterra. Evidentemente per Gökhan, bella faccia maschia, capelli rasoiati a zero, tutto sommato più vicino all’archetipo di un qualunque Ciro napoletano piuttosto che a un cittadino svizzero, si è sentito in dovere – meglio ancora: il cuore e l’animo glielo hanno suggerito – di salutare la città e i suoi molti tifosi con i versi (commentati) della celeberrima ‘Napule è’ di Pino Daniele. Commenti semplici, fors’anche ripetuti, ma spontanei; a testimonianza del fatto che Gökhan non è venuto (e vissuto) a Napoli solo per tirar calci a un pallone.
Napule è mille culure, Napule è mille paure’ : …che io porterò ogni giorno nel cuore, nella mente e sulla pelle, comprese le ‘paure’ di una città sempre in lotta con sé stessa; ma viva, vitale. ‘Napule è a voce de’ creature che saglie chianu chianu, e tu sai ca nun si sule’: … voci che ho imparato ad amare e che mai mi hanno fatto sentire ‘solo’. ‘Napule è nu sole amaro’: …ma talmente dolce da cercarlo dietro ogni nuvola. ‘Napule è addore e mare’: … un mare in cui perdersi e del quale non puoi più fare a meno. ‘Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa e ognuno aspetta a ciorta’: …ovunque andrò, quella ‘carta’ sarà sempre con me, e anch’io aspetterò la mia ‘ciorta’ (sorte, destino). ‘Napule è na’ camminata, inte e viche miezo all’ ato; Napule è tutto nu’ suonno e a sape tutto ‘o munno, ma nun sanno a’ verità’: …nei vicoli, tra la gente, ho trascorso giornate fantastiche; io lo so che Napoli è un sogno; l’ho scoperta, l’ho amata e l’ho chiusa a chiave nel mio cuore.

Così ha parlato e pubblicato su un giornale sportivo Gökhan Inler, svizzero per caso, napoletano d’elezione. E lo ha fatto prendendo a prestito le parole in dialetto di una città che vive di passioni, positive e negative, ma pur sempre passioni. Le malinconiche note e le parole di Pino Daniele (un omaggio che avrà apprezzato non poco e avrà condiviso con la sua nuova ‘band’ del Cielo) gli hanno offerto lo spunto per confezionare un ‘addio’ sportivo – e un arrivederci ai molti amici della città partenopea – che è insieme semplice e commovente, genuino e ricercato, inaspettato e insieme efficacissimo. Non è difficile immaginare ora Gökhan tra le brume del centro Inghilterra, che nello spogliatoio della sua nuova squadra – cuffie in testa – inganna l’attesa d’entrare in campo ascoltando ‘Napule è’.

del ‘Columnist’ Federico Formignani

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