Molti dei sentieri che partono dal Centro Ca’ Carné sono ricoperti di cristalli di gesso, così, se recuperate un’altura e guardate la valle che vi si dischiude davanti, vedrete una rete bianca e luccicante che si dirama tra le colline. Il Parco della Vena del Gesso si concentra intorno a una dorsale montuosa che congiunge le province di Bologna e Ravenna. È un paesaggio variegato, che spruzza i colori delle orchidee e dei gigli rossi tra le doline e i calanchi scavati nel gesso.
Gli abitanti del luogo avevano soprannominato quei ciottoli “pietre di luna”, perché riflettendo la luce delle stelle riuscivano ad accompagnare il passo notturno. E la notte, il centro visite Ca’ Carné diventa un rifugio, che a cifre economiche offre cene e posti letto, mentre i boschi intorno iniziano a vibrare di frulli e fruscii. Sulla parete del ristorante è appeso un poster con il volto placido di un lupo, mentre i cartelli incontrati durante le passeggiate del giorno invitavano a non disturbare le nidificazioni di gufi reali e falchi pellegrini. Qualcuno, versando ancora un po’ di vino, giura che la notte prima, rientrando da una festa a Brisighella, lungo il sentiero verso il rifugio ha visto un gatto selvatico grossissimo, e fa il gesto, mentre qualcun altro dichiara che ci crede poco. “Il gatto selvatico è elusivo come il lupo”, si inserisce il guardiacaccia, “sappiamo che ci sono grazie alle fototrappole. Ma vederli di persona è praticamente impossibile…” L’altro incassa. Ammette che era buio. Forse ha visto solo una lepre.
Un’altra possibilità del Parco è quella delle grotte. La Vena del Gesso rappresenta una delle maggiori zone carsiche, gessose d’Europa. L’acqua ha scavato inghiottoi e caverne per un’estensione di quasi 40 chilometri. Le più importanti sono di certo la Tanaccia e quella del Re Tiberio, entrambe visitabili su prenotazione con la guida del Parco.
Se arrivate in automobile, l’uscita dell’autostrada più comoda è quella di Faenza. Da lì, per raggiungere il Centro visite ci sono meno di quindici chilometri. Tuttavia vale la pena abbandonare prima l’autostrada e percorrere la Via Emilia. Il paesaggio umano non è meno bello di quello geologico: colline coltivate a filari di vigne, di uliveti e di campi di peschi. Molti dei paesi sono borghi che meritano una sosta di qualche ora, come Tossignano, Riolo Terme o Brisighella (a circa cinque chilometri dal rifugio), oltre a colorire le serate estive di sagre, teatri all’aperto e celebrazioni enogastronomiche. A Brisighella non potete non passeggiare lungo l’Antica Via degli Asini: una strada inserita… tra le case, lastricata di mattoncini e ricoperta da un soffitto di travi. Da qui potrete poi raggiungere la scalinata che porta alla Torre dell’Orologio. Uno dei punti di osservazione più belli di tutta la valle. Per info clicca qui.
di Elia Rossi | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com