Una camminata di circa 300 chilometri, capace di dischiudere intorno a voi il paesaggio della Sardegna centro-orientale. Stiamo parlando del Cammino di San Giorgio: tante mulattiere, alcune spiagge, qualche pista asfaltata, ed eccovi nel cuore dell’Ogliastra, eccovi affacciati sulla Barbagia. Un panorama unico, composto principalmente dai toneri o, se preferite, dai tacchi. Sono formazioni calcaree e dolomitiche che, proprio come tacchi di stivale, svettano su magnifici boschi di lecci e carpini neri, all’interno dei quali l’Ente Foreste sta curando il ripopolamento di cervi sardi, daini, grifoni e aquile. Per non parlare dell’euprotto: un anfibio simile a una lucertola, che si aggira intorno ai laghetti di questa zona, inconsapevole, certo, di essere uno dei vertebrati più rari d’Europa.
Inconsapevole. Come inconsapevolmente Giorgio di Suelli tracciò questo percorso un migliaio di anni fa. L’Ecclesia Barbariensis lo aveva nominato vescovo di un territorio aspro e dispersivo, in cui l’evangelizzazione proprio non riusciva a penetrare. Così, a Giorgio, non restò che camminare. Ogni giorno. Da Suelli fino a Oliena, passando da Tortolì (oggi capoluogo dell’Ogliastra, rinomato per le spiagge cristalline), Urzulei e Orgosolo. Non era un cammino facile, all’epoca, se si considera che, tra le varie asperità, il tragitto richiede di scavalcare il Supramonte. Forse anche per questo le agiografie raccontano di un Santo con lo stesso carattere energico dei pastori. La cui forza d’animo, alla fine, sconfinò nella taumaturgia. Ecco che gli aneddoti miracolistici si sprecano e lasciano i loro segni sul tragitto che, oggi, il pellegrino percorre con molta più leggerezza.
Si pensi alla Scala di Osini, oggi dichiarata Monumento Naturale della Regione Sarda. Si racconta che San Giorgio si fosse trovato immerso nella natura selvaggia, con la notte incombente. In quelle condizioni disperate, con quell’immenso costone roccioso da scalare, non poteva raggiungere il borgo di Osini. Così allungò le mani e, miracolo!, affettò la montagna come un panetto di burro. La gola è quella che oggi consente ai camminatori di salire fino a 900 metri di altezza, per raggiungere Su Casteddu e, da qui, lasciare che lo sguardo si perda sulla valle del Rio Pardu.
Ora, venendo alle esigenze pratiche, del pellegrino odierno, va precisato che il Cammino di San Giorgio è ancora giovane. Non esiste una segnaletica unica, che congiunga il percorso da Suelli a Orgosolo. Piuttosto conviene preparare il tragitto prima, componendolo con i diversi sentieri tracciati dall’Ente Foreste. Lo stesso vale per l’accoglienza, incentrata si B&B presenti nei borghi e nelle cittadine che si incontrano sul tragitto. Il valore è un altro. Lo sforzo organizzativo, di ricerca storico-geografica e di riapertura dei sentieri, è frutto di un incontro ricco e variegato, tra volontari di più settori e più zone d’Italia. In particolare provenienti da Legambiente Sardegna e dall’associazione culturale Iubilantes di Como, i quali nella Pasqua del 2008 hanno percorso per la prima volta il Cammino nel suo tracciato più vicino all’originale e, successivamente, lo hanno presentato all’Università della Tuscia. Oggi, il Cammino di San Giorgio è inserito nella Rete Italiana dei Cammini. Pronto ad accogliere chi avesse voglia di percorrerlo.
di Elia Rossi | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.