A diecimila metri d’altezza la vista che offre il finestrino dell’aereo trasmette un’insolita curiosità nel vedere un paesaggio sottostante che man mano passa dall’essere così perfettamente pianeggiante e intersecato perpendicolarmente e obliquamente da linee sottili che dividono i terreni o segnano il passaggio dei corsi d’acqua, per poi assumere tutt’altra fisionomia con minuscole montagne che sembrano sbucare come funghi dal terreno. Si sta sorvolando la Cina da nord a sud. E, sebbene la vista dall’alto abbia il suo fascino, è solo quando si attraversa questo territorio via terra che la natura riesce a sorprendere appieno con questo spettacolo di rocce carsiche modellate come montagne. E’ anche in questi luoghi che passa il treno da Pechino ad Hanoi la capitale del Vietnam.
Mezz’ora prima della partenza la porta est nella grande e affollata sala d’attesa della stazione di Beijing West, si apre e i passeggeri al pari di un imbarco aereo raggiungono i binari attraversando un lungo tunnel. Una volta a bordo il personale del treno ritira i biglietti e ad ognuno dei passeggeri viene data una tessera di plastica con il numero di posto. Il biglietto verrà riconsegnato poco prima di giungere a destinazione, e il passeggero così potrà dormire sonni tranquilli senza il rischio di saltare la propria fermata. Il treno parte puntuale alle 15.51. Prima di lasciare Pechino e la sua vasta area suburbana ci vorrà un’oretta. Il paesaggio è quello di una grande metropoli che continua ad espandersi: centinaia di palazzi alti e sottili, sul cui sfondo s’intravedono decine di gru pronte a innalzare altri edifici in cemento uniti dallo stesso stile e colore.
Il treno espresso ha una ventina di carrozze. La maggior parte ha gli scompartimenti aperti e su ogni lato sono allocati tre letti a castello. Le carrozze con scompartimenti chiusi da quattro posti letto sono quelle avanti vicino alla motrice. La maggior parte dei viaggiatori è cinese, e sono tanti quelli che scendono lungo le 13 fermate che il treno farà prima di varcare il confine vietnamita. Dopo due ore di viaggio il paesaggio urbano lascia spazio all’aperta campagna, con terreni pianeggianti coltivati in gran parte a grano duro, orzo, mais. Ci sono pochi alberi, e per lo più lungo il confine del tracciato ferroviario. Sotto alcuni di questi alberi non è raro vedere delle tombe, a volte una decina a volte diverse decine, e pare proprio che i contadini che passano a miglior vita trovino sepoltura nelle stesse campagne in cui hanno lavorato per una vita. Il vecchio detto cinese per cui la radice deve tornare alla radice non può trovare una sintesi migliore.
Il treno intanto sta per lasciare la stazione di Shijiazhuang. Sono le 18.34 e in estate è ancora giorno. Dal finestrino si vedono vecchi impianti industriali dismessi, ma soprattutto numerose cave in attività. D’altronde la Cina è un paese attraversato da nord a sud da un processo di rinnovamento edilizio ed urbanistico che non ha pari e di sabbia e ghiaia ne serve molta. Costeggiando alcuni centri urbani è sorprendente vedere la mole di palazzi in costruzione, alti e sottili sulla falsariga di quelli visti alla periferia di Pechino, le cui sagome sovrastano le case vecchie a due piani destinate a soccombere al nuovo che avanza. Passata la stazione di Zhengzhou, sono circa le 22, arriva anche il momento di riposare sui comodi letti, seppur duri, dei vari scompartimenti. I passeggeri a quell’ora hanno già consumato la cena che in tanti si sono portati da casa. Motivo per cui gli addetti che vendono il cibo sul treno e che per tutto il giorno andranno avanti e indietro per le carrozze intonando sempre lo stesso stanco adagio faranno ben poca fortuna. Al risveglio la mattina seguente, sono quasi le 8, il paesaggio pianeggiante, predominante fino alla sera prima, assume tutt’altre forme. La terra ha una tinta rossa più marcata, tanto da colorare nel periodo delle piogge di un marrone intenso anche i fiumi che l’attraversano. Dal terreno spuntano anche le prime piccole montagne di roccia carsica, tra campi di riso e abitazioni contadine, che riportano alla mente l’immagine intravista dal finestrino dell’aereo che finalmente ora si fa nitida e definita. Siamo nella provincia dell’Hunan, attraverstata dal Fiume Yangtse, il Fiume Azzurro, il più lungo dell’Asia (6300km), e il treno ha appena lasciato la stazione di Hengyang, la seconda città più grande della provincia conosciuta anche come la ‘Perla luminosa del sud della Cina’.
Alle 11.25 il treno, puntuale, raggiunge la stazione di Guilin. Qui scendono anche i pochi passeggeri occidentali intravisti alla partenza. E tra chi resta sul treno c’è una certa invidia per chi scende, nel vedere quanto spettacolare e insolito è lo scenario esterno. Le piccole montagne carsiche ricoperte in parte di verde, quel verde intenso e fitto proprio dei climi tropicali, si moltiplicano all’orizzonte e si mischiano tra l’abitato e il corso del Fiume Li in un paesaggio che appare a tratti surreale.
Alle 15.35 il treno si ferma a Nanning, circa 400 chilometri dalla capitale vietnamita. Serviranno ancora 14 ore per giungere a destinazione. Tutti i passeggeri vengono fatti scendere dal treno insieme ai bagagli in attesa che alcuni vagoni vengano distaccati: solo tre carrozze infatti proseguiranno per Hanoi. Sono le 18.10 e si riparte. C’è ancora un’ora di luce e il paesaggio è tipicamente tropicale. A mezzanotte il treno si ferma a Pingxiang. I pochi passeggeri diretti in Vietnam, in parte operai cinesi che lavorano per le grandi compagnie di costruzione, in parte vietnamiti che lavorano in Cina e tornano per qualche giorno a casa, vengono fatti scendere per i controlli doganali alla frontiera cinese. Si riparte dopo circa un’ora ma non è ancora il momento per mettersi a letto. Poco dopo l’una bisognerà scendere nuovamente alla stazione di Dong Dang, dove vengono effettuati i controlli di frontiera questa volta da parte delle autorità vietnamite per l’ingresso nel Paese. Si risale quindi nuovamente sul treno dove ci si potrà finalmente addormentare prima di arrivare intorno alle 5.30 alla stazione di Gia Lâm, quattro chilometri a nord di Hanoi, al termine di un viaggio durato 36 ore e dopo aver percorso circa 2700 chilometri.
di Francesco Parrella | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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