La bevanda figlia dell’uva vanta da sempre molti primati: è deliziosa, rinfrescante e conviviale, ma approfittandone un po’ troppo nasconde diverse insidie; ecco la ragione del motto latino ‘in vino veritas’ che mette a nudo il comportamento e le negatività nascoste in chi beve in maniera smodata. La parola prima sciolta e finanche gradevole, diviene farfugliante; l’euforia esagerata cede il passo alla perdita dell’autocontrollo e gli effetti prodotti dall’ubriacatura finale sono quasi sempre sgraditi se non irritanti. Effetti ‘collaterali’ a parte, resta il fascino di questo genuino prodotto della terra, intimamente legato alla storia dell’umanità. Vinum bonum, dunque, ‘sponsorizzato’ nell’Olimpo degli Dei da Bacco, cantato da poeti e scrittori, vino re delle mense e dei momenti lieti della vita.
Tanto più che il vino rappresenta la sintesi finale di un insieme di processi legati alla lavorazione del suolo che va dissodato, fertilizzato; poi si infiggono nel terreno i pali che sosterranno le viti che un tempo erano di legno, poi sostituiti dal cemento, anche se negli ultimi anni si è ritornati alle palificazioni naturali di una volta. Le viti debbono essere potate con sapienza e l’uva che cresce e matura va protetta, per quanto possibile, dalle intemperie. Alla fine, la vendemmia – una grande festa collettiva ovunque la si pratichi – e la successiva spremitura seguita dalla lavorazione e conservazione del vino. Tanto lavoro e tanta fatica. Da secoli e secoli. Ma il risultato ultimo è qualcosa di ineguagliabile. Poteva alla fine mancare anche il riconoscimento ufficiale del genere umano? No di certo. Non sono pochi i luoghi del mondo che hanno pensato di dedicare al ‘vino’ degli spazi che riassumano in concreto le testimonianze del ciclo di lavoro che tale prodotto richiede. Vediamone uno, tra i più famosi d’Italia: il Museo del Vino di Torgiano, paese situato tra Perugia e Assisi, in Umbria.
Il museo ha sede nel Palazzo Graziani Baglioni, edificato nel XVII secolo su preesistenti strutture medievali tuttora visibili: feritoie, camminamenti sotterranei, muri di raccordo eccetera. D’altra parte l’intero paese, fondato nell’anno 1276 su antiche rovine dell’epoca di Roma, testimonia che prima ancora la zona era largamente provvista di vigne; le antiche case si alternavano a piccoli vigneti, campi coltivati, edifici collegati alle case padronali e utilizzati per la raccolta degli strumenti di lavoro; attrezzi agricoli, botti, carri e così via. Il Castrum Torscianum era circondato in epoca medievale da mura, torri d’avvistamento. A riprova dell’antica vocazione per la coltivazione della vite, raccoglie numerosi reperti archeologici: vasi hittiti, brocche cicladiche, kylikes (coppe in ceramica per il vino) dell’Attica greca, bronzi etruschi, vetri e anfore vinarie di Roma.
Sono venti le sale del museo che raccolgono quasi tremila manufatti tra i quali emergono le bellissime ceramiche a tema enologico e bacchico dal XIII al XX secolo. Sono ceramiche collegate alle diverse possibilità di impiego del vino: come alimento (misure, fiasche, borracce, coppe, boccali); come medicamento (vasi farmaceutici, antiche ricette, trattati e manoscritti); come ‘mito’ (vasi istoriati, plastici esplicativi ecc.); il tutto completato da una ricca biblioteca con volumi, testi antiquari tutti dedicati alla vite e al vino.
Il museo di Torgiano è stato aperto al pubblico nel 1974; oggi è gestito dalla Fondazione Lungarotti. Tra i molti oggetti in esso conservati, spicca il grande torchio che occupa un intero scantinato, numerosi arredi di cantina che coprono un periodo di tempo databile tra il XII e il XX secolo; poi c’è una raccolta, unica nel suo genere, di ‘ferri da cialde’, strumenti che venivano impiegati per approntare cialde dolci impastate con Vino Santo; prima ancora di essere un ‘dolce’
le ostie così prodotte avevano un impiego liturgico. Altri ferri ancora servivano per riti conventuali, celebrativi, nuziali. Il museo è ricco infine di un gran numero di coppe istoriate di notevolissimo pregio artistico, frutto dell’arte incisoria e pittorica. Alcune antiche coppe sono opera di artisti il cui nome è rimasto sconosciuto; tra quelle più recenti, vi sono grandi nomi dell’arte pittorica: da Mantegna a Picasso. Un museo tutto da godere, quello di Torgiano. Meritevole alla fine di un brindisi speciale; naturalmente con un ottimo vino.
del ‘Columnist’ Federico Formignani | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com