Un viaggio in Cina non può essere paragonato a un viaggio in un altro Paese. Prima di tutto per le dimensioni geografiche che, a meno di non disporre di lunghi periodi di vacanza, limita la durata della visita ad una o due regioni al massimo. Poi, perché la cultura di questa nazione è molto lontana dalla nostra e, comunque, da quella occidentale cui siamo abituati. Ma anche perché la Cina vive al suo interno un intenso periodo di contraddizioni politiche e sociali. Da una parte si vorrebbe abbracciare completamente la logica di mercato per meglio competere sugli scenari internazionali. Ma questo richiede l’accettazione completa del liberismo, della libera iniziativa,del concetto di capitale e di profitto. Tutte cose che la cultura comunista non accetta e rifugge demonizzandole. E allora partono i compromessi: lieve apertura ai mercati internazionali, accettazione di progetti finanziati da altri Paesi e sottaciuta spinta alla produzione industriale sostenuta da attività finanziarie centralizzate. Tutto questo ha generato, negli ultimi anni, una classe cinese nuova e abbiente che mal si coniuga con i dogmi maoisti. Si calcola che i nuovi tycoon cinesi siano ormai più di centomila, una percentuale minima se confrontata con la popolazione globale di oltre 1,3 miliardi di persone. Ma è’ pur sempre una classe sociale che sta accumulando potere e ricchezze in un Paese dove tutto dovrebbe essere equamente distribuito. Ma tant’è. Nuovi ricchi e funzionari di partito vanno a braccetto. Chissà perché?
Ma torniamo al viaggio in Cina. Un’ultima ma certo non secondaria ragione che rende ancora difficile il turismo in questa parte di mondo è che le strutture turistiche non sono ancora all’altezza di proporsi almeno al pari di quanto già fanno altri importanti Paesi dell’area asiatica.
Resta il fatto che, decidendo comunque di dedicarci un viaggio o una vacanza, si debba optare per una parte definita del suo territorio. Delle 28 province in cui è suddivisa l’amministrazione dello Stato, lo Shanxi viene considerata quella in cui si è maggiormente sviluppata la cultura cinese nel corso dei secoli. È una regione a sud ovest di Pechino da cui dista un po’ più di 500 chilometri. Questa parte di Cina e’ meno industrializzata di altre e finora ha prosperato grazie soprattutto alle sue miniere di carbone. Riducendosi il consumo di questo combustibile, la crisi ha cominciato a mordere e le autorità locali hanno deciso di investire sul turismo.
La capitale, Tayiuan (grande pianura) conta circa 3 milioni di abitanti e già Marco Polo la descriveva con toni entusiastici. Oggi è una città caotica, avvolta permanentemente da una cappa di smog intenso e turisticamente non offre grandi opportunità. I dintorni, invece, propongono al viaggiatore svariati spunti di interesse. Dalla residenza della famiglia Qiao in cui fu girato integralmente il film “Lanterne rosse” a una serie di templi spettacolari che vanno da quelli del Monte Wutai a Datong, dal tempio sospeso di Xuankong alle grotte piene di statue di Yungang. Una visita speciale la merita la città di Pingyao, la cui parte antica è rimasta com’era secoli fa. Di sera le sue stradine pedonali si illuminano di lanterne rosse che conferiscono un fascino importante alle tante botteghe che vi si affacciano.
Parlando di golf, in Cina la maggior concentrazione di campi si ha nel sud, nella provincia dello Shenzhen dove i 12 percorsi di Mission Hill sono ormai noti ai golfisti di mezzo mondo per gli importanti tornei che vi si svolgono. Si ha notizia, però, di un altro progetto, ancor più imponente. Nella zona di Hainan sorgerà un resort che ospiterà 22 campi di golf.
Tutto questo sembra venga realizzato grazie all’afflusso di massicci capitali stranieri (soprattutto sud coreani, giapponesi e australiani). Infatti in Cina il golf è tollerato e non favorito. Sui campi di gioco gravano pesanti imposte e più di una risoluzione del Congresso del Popolo ha ripetutamente sottolineato che “i campi di golf rappresentano solo uno spreco di denaro pubblico è un uso illegale di spazio”. Lo stesso premier Wen Jiabao ha affermato che si devono scoraggiare i contratti per la costruzione di impianti golfistici. Ma, evidentemente, i soldi dei golfisti fanno gola e si fa finta di chiudere un occhio. Anche perché, malgrado le statistiche dicano che i giocatori cinesi aumenteranno considerevolmente nei prossimi anni, la pratica di questo sport resta preclusa alla maggior parte dei cinesi per i suoi alti costi. Il golf e’ considerato, invece, al top tra le attività ricreative per i manager e i funzionari! In tutta la Cina ci sono quasi 500 campi, solo poco più di quanti ne abbiamo in Italia.
La provincia dello Shanxi ne conta una cinquantina di cui diversi nella zona metropolitana della capitale. Il prezzo medio di un green fee si aggira sui 100 euro, non poco considerando un reddito medio pro capite di 500 euro al mese.
di Pietro Busconi | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com