Incenso e altri profumi

incenso

Quello che sta per finire è un anno di avvenimenti che hanno scosso la coscienza di molti milioni di individui e ingenerato un sentimento di insicurezza e paura: in America (intesa come States), in Europa, in Medio Oriente; un po’ dappertutto, insomma. Si sente dunque il bisogno di disintossicare il corpo e la mente con la speranza che l’anno nuovo ci regali maggiore serenità. C’è chi sostiene che per il primo sia sufficiente una bella vacanza (mare, montagna, in crociera, per esempio) mentre per la seconda (bei libri e persone care a parte) si ricorre al supporto di profumi, odori, essenze, aromi – sotto forma di vapori, fumi, oli essenziali – che in natura abbondano e vengono impiegati da secoli, anzi, da millenni, per scopi religiosi, curativi, cerimoniali. Una di queste ‘meraviglie’ plurisecolari della natura è l’incenso, che il dizionario Devoto-Oli definisce così: ‘gommoresina prodotta da diverse piante Burseracee del Medio Oriente che, bruciando, diffonde un fumo denso e intensamente aromatico: simbolo di venerazione o adorazione, specialmente in alcune religioni antiche e anche nel culto cattolico’. La pianta dell’incenso cresce di preferenza nelle zone a meridione della penisola arabica (Yemen, Oman) e in alcune aree dell’Africa orientale (Etiopia, Eritrea, Gibuti, Somalia, ma anche in altri posti della terra). La raccolta della resina avviene per mezzo del menghaf, attrezzo per la scorticatura della corteccia; l’incenso che ne deriva, viene poi impiegato in mille modi e per numerose situazioni della vita umana: cure mediche, meditazione, preghiera, atmosfere per il relax, il riposo.

Naturalmente esistono vari tipi di incenso sul ‘mercato’. Parola impiegata a ragione perché, da sempre, questa resina naturale è presente in zone vaste e richiede un faticoso lavoro di raccolta; a cominciare proprio dall’albero della Boswellia sacra dell’Oman (incenso dhofar). Dalla vasta famiglia di tali piante, si ricavano diverse resine più o meno simili all’incenso: il makko, la canfora borneola, il benzoino di Sumatra, il guggul, il balsamo del Tolu, la mirra di Somalia, il sandalo indiano bianco. Cattedrali, Basiliche, Moschee, Santuari, luoghi sacri in genere, nel corso di cerimonie devozionali purificatrici o propiziatrici, hanno fatto e fanno largo impiego di queste resine che bruciando generano ampie volute di fumi odorosi. Quanti sono i vari tipi di incensi? Impossibile enumerare tutte le varietà esistenti; alcuni fra i più ricercati provengono dal legno dell’albero giapponese  jinko, che non di rado viene unito a complicati ‘impasti’ di altre sostanze base. Gli incensi ayurvedici del Nepal e del Tibet risultano essere i più efficaci sotto il profilo terapeutico, mentre tra le resine specifiche per l’aromaterapia c’è la già citata mirra della Somalia, l’olibano, il sandalo, il benzoino, il copale del Messico, il mastice di Grecia, la kandea d’Amazzonia, il gelsomino di Provenza. Un vero e proprio ‘cosmo’ di legni pregiati ed essenze per rendere migliore la vita. Se non altro: più profumata e rilassata.

A proposito di ‘vita migliore’ possiamo ricordare – un po’ perché risponde a verità, un altro po’ per dar credito al ‘passaparola’ dei secoli – quello che si dice riguardo le proprietà curative di alcune essenze o prodotti della terra, fiori e frutti compresi. Visti i tempi nei quali viviamo, si può cominciare col bergamotto, che combatte la depressione, gli stati d’ansia e gli attacchi di panico. Seguito dall’arancio, che dà tranquillità e calma; i legni di alcuni alberi aggiungono alla lista altre proprietà benefiche: il cipresso facilita la concentrazione ma soprattutto lenisce i dolori acuti; il cedro, oltre a infondere sicurezza, è ottimo per eliminare tarme e parassiti. Mentre il sandalo rilassa e rende la mente lucida, l’orientale jinko facilita e allunga il sonno, oltre ad allontanare la negatività. Molte sono le proprietà del gelsomino: combatte la depressione, lo stress; fa di più ancora: lo si collega all’insorgenza di stati d’euforia e, dulcis in fundo, possiede proprietà afrodisiache. C’è poi il rosmarino, che combatte apatia e stanchezza; la lavanda, che facilita sonni tranquilli. Ultimi due ‘antichi rimedi’: la cannella, che attrae le energie positive e il ginepro, dalle bacche tonificanti che aiutano l’autostima. Insomma: potremmo concludere che l’incensaménto (l’offerta del fumo odoroso dell’incenso) sia ben altra cosa – decisamente più gradevole – rispetto all’incensaménto (vistoso e servile tributo di ossequio, di lode, di adulazione).

del ‘Columnist’ Federico Formignani | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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