Tè verde, storia e benefici

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C’è stato il periodo dell’avocado, quello delle bacche di goji, poi l’acaì brasiliano, i semi di lino e chi più ne ha più ne metta. Eppure il tè verde mantiene il primato indiscusso tra gli ingredienti naturali legati al mondo del benessere. Diffuso ormai in tutto il mondo occidentale, dove tradizionalmente si è sempre consumato maggiormente quello nero, questo tipo di bevanda depurativa viene dalle lontane terre della Cina, del Giappone, dell’India e dello Sri Lanka. Scientificamente si tratta di foglie non ossidate di Camellia sinensis e rappresenta oltre il venti per cento della produzione di tè nel mondo. Nonostante sia stato da sempre nei secoli associato a proprietà benefiche e curative, solo negli ultimi anni le proprietà di questa pianta sono state esplorate scientificamente.

Uno studio della Women’s Health Watch della prestigiosa università americana di Harvard ha recentemente reso noti i motivi di tanta fama. I benefici del tè verde sono da ricondurre all’alta percentuale di flavonoidi, derivati di polifenoidi presenti nella pianta e che possiedono altissime proprietà antiossidanti. Il tè verde è una delle migliori risorse di un gruppo di elementi chimici preziosi chiamati catechine e che, ancora più della vitamina C e della E, prevengono l’ossidazione e il deterioramento delle cellule, oltre ad aiutare a combattere molte malattie. Diversi studi hanno dimostrato che il consumo di tè verde riduce il rischio di molti tipi di tumore, come quello al seno, ai polmoni, al colon, alla pelle, all’esofago e alla vescica. Un recente gruppo di ricercatori cinesi ha dimostrato che addirittura fino al 50% dei consumatori di tè verde riduce il rischio di ipertensione. Un ulteriore beneficio che deriva dal consumo costante di questo elemento è la prevenzione di malattie cardiache, per non parlare dell’abbassamento del colesterolo e dell’aiuto che fornisce alla prevenzione del blocco delle arterie. Insomma, sembrerebbe che il tè verde – consumato senza eccessi – ostacoli malattie degenerative e invecchiamento dei tessuti e degli organi.

Oggi, la maggior parte dei supermercati, oltre alle erboristerie e ai mercatini specializzati, vende grandi quantità di queste foglie di tè. Ma quali sono i luoghi dove questa piante benefica cresce originariamente? La Cina produce una quantità enorme di tè, si sa. Molti non sanno però che oltre il 50% delle varietà di tè prodotti sono verdi. Il più famoso è sicuramente quello noto come gunpowder, per la sua somiglianza alla polvere da sparo. Si presenta sotto forma di piccole palline e ha un sapore fresco e pungente, tanto che – non stupitevi – è lo stesso che viene usato in Marocco aromatizzato alla menta. Addirittura questo tè antichissimo risale al VII secolo, quando veniva prodotto nella zona di Shao-xing e veniva ancora arrotolato a mano. In Giappone il tè verde risale al buddismo Zen, quando il monaco Myoan Eisai lo introdusse dalla Cina nel suo Paese. Addirittura qui quando si parla di tè si intende quasi unicamente quello verde. Uno dei migliori di trova a Kyoto, precisamente a Uji. La parola magica è matcha e si tratta di foglie cotte al vapore, poi asciugate e tritate fino a ottenere una polvere finissima. E’ questo il tè che viene usato nella affascinante cerimonia giapponese.

Se la Cina e il Giappone sono i più grandi produttori di questa bevanda benefica, non bisogna però dimenticare l’isola di Ceylon (Sri Lanka) e il suo chun mee che cresce addirittura a 1,200 metri di altitudine sul livello del mare. O ancora il jasmine e il lotus vietnamiti e poi ancora il kahwah del Kashimr, che viene fatto scaldare con un pizzico di cannella, cardamomo e zafferano, per poi venir servito con zucchero e miele. Insomma, tè verde sembrerebbe davvero la parola magica per dire benessere.

di Elena Brunello  | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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