
Per quasi 40 anni castigo per gli uomini, la ex striscia di confine che ha separato l’Europa è stata per la natura una benedizione. Il limite mortifero oggi disegna la linea della vita, con un tesoro inaspettato di biodiversità.
“Fin da piccola ho sempre visto queste torrette, per me qui finiva il mondo, oltre non esisteva nulla. E quando passavano i soldati con i kalashnikov tremavo dalla paura”. Il sole basso illumina il viso di Monika e il suo sorriso risplende, gioioso. La sua terra oggi è diventata un giardino fiorito. Il suo grande cane nero si impegna in scorribande oltre l’ex confine, lungo i sentieri che si intrecciano nel parco dello Shaalsee, un’area umida che si estende a sud di Lubecca. Qui si accavallano storie che sembrano ormai trapassate, cadute nell’oblio. La vecchia frontiera tra le due Germanie aveva tagliato in due il grande lago. Adesso la natura si è riappropriata dello spazio che le era stato rubato. Il terrore ha lasciato il posto al verde. La cortina di ferro, lunga 1393 chilometri, è diventata luogo di unione, anziché di separazione. In 25 anni, sono stati divelti i cippi di confine e con loro i reticolati e i posti di frontiera attrezzati con diabolici meccanismi per impedire ai tedeschi della DDR, la Germania comunista, di scappare verso il presunto benessere dell’occidente. In questa fuga verso la libertà hanno perso la vita più di mille persone. A questi assassini, purtroppo, si devono aggiungere i misteriosi decessi che sono seguiti alla caduta del muro, probabili vendette perpetrate dalle vittime contro i carnefici. Adesso la cortina di ferro è stata ribattezzata: qualcuno ha deciso di chiamarla Grüne Band, cintura verde, con l’obiettivo di far nascere parchi e aree protette che sfruttino le vaste zone che un tempo occupavano i militari e le guardie di frontiera. L’idea è subito piaciuta anche agli amministratori locali e ai politici che l’hanno fatta propria per trasformarla nel simbolo della nuova Germania unita. Intanto a livello internazionali è nato un organismo che si batte per la realizzazione di una Green Belt che parte dalla Finlandia e che arriva al Mediterraneo. Al progetto ha dato l’adesione anche Green Cross International, il movimento ambientalista patrocinato da Mikhail Gorbaciov.

Carta geografica alla mano si segue un insolito itinerario che si snoda da nord a sud della Germania, dal Meclemburgo fino alla Turingia, passando per la Sassonia. E’ un alternarsi di aree verdi, di parchi e di città storiche ma anche di musei dedicati proprio a quel periodo storico che ha visto la Germania divisa dalla logica dei blocchi geopolitici contrapposti e dalla guerra fredda. A sud del parco dello Shaalsee il fiume Elba è un nastro azzurro che si insinua tra dolci colline. La cortina di ferro correva proprio qui sulla riva destra. Vecchie torrette in legno sono ormai cimeli storici. A cavallo del vecchio confine è nato il parco Meclemburgo Elba. A Rütemberg una casermetta delle guardie della DDR è diventata una casa privata che i proprietari affittano ai turisti di passaggio che seguono il corso del fiume in bicicletta lungo una ragnatela di percorsi ciclabili. Un nuovo ponte sul fiume collega le due sponde e permette ai turisti di visitare la bella cittadina di Salzwedel le cui case hanno facciate a graticcio che sembrano uscite da una fiaba dimenticata, giustamente orgoglio di questa parte del Magdeburgo. Lungo strade ancora rattoppate alla meglio, ricordo della ex DDR, e fitti boschi, si raggiunge un punto nel nulla: Marienborn. Non una località ma più semplicemente un posto di frontiera grande come un paese dove lavoravano 1100 poliziotti, un immenso check point sulla direttiva Berlino Hannover, la più importante via di comunicazione tra le due Germanie. Qui era stato creato un efficientissimo sistema di controllo stradale e ferroviario. Un sistema di gallerie sotterrane permetteva alla Stasi, la polizia segreta, di passare tra una zona e l’altra senza essere visti. Oggi l’immensa struttura è come un dinosauro che giace adagiato a fianco della autostrada federale numero 2.
Ancora prati, ancora colline e ancora città d’incanto. Wernigerode è tra queste ultime. E’ così leziosa e curata che fin dai tempi della Germania comunista era considerata il gioiello di famiglia. La strada conduce in direzione del massiccio dell’Harz, un grande panettone che si eleva coperto di boschi fino a 1142 metri sul livello del mare. Fino al 1989 la cortina di ferro lo tagliava in due. Il Brocken, la cima che si trovava in territorio DDR, era stata completamente disboscata per far posto a una mega stazione radar utilizzata per spiare l’altra Germania. Oggi tutto è cambiato. E’ stato istituito un parco naturale che tra le sue finalità si prefigge di “restaurare” la montagna ripiantando gli alberi per riportarla all’antica bellezza, quella stessa che aveva colpito lo scrittore Wolfgang Goethe che vi veniva a passeggiare. Un treno a vapore sbuffa sulle pendici scaricando visitatori e trekker sulla cima. Una massiccia costruzione alta come un grattacielo di venti piani, un tempo usata come osservatorio, ospita un albergo. Si alloggia nelle stesse stanze che furono degli agenti della Stasi. Con un po’ di immaginazione si segue il taglio del bosco lungo il quale correva la linea elettrica ad alta tensione che teneva lontani i visitatori indesiderati. Dello stesso tono è l’opera di recupero che si sta facendo un po’ più a sud, in Turingia, presso Mühlhausen dove è stato istituito il parco di Hainich, una vasta area boschiva collinare che al tempo della DDR veniva usata per le esercitazioni dall’armata rossa sovietica.
Ma il punto più caldo della cortina di ferro si trovava in prossimità del paesino di Geisa, a una ventina di chilometri a sud di Eisenach, città storica tedesca il cui nome è legato a doppio filo a Martin Lutero, al musicista Johann Sebastian Bach oltre che ai grandi nomi del romanticismo. Tutta la Turingia è parte importante della cultura tedesca. Le vicine città di Erfurt, Weimar, Gotha, Jena sono pietre miliari della sua storia anche se per più di quarant’anni sono state rinchiuse in una specie di enclave geografica segnata dalla cortina di ferro. Ebbene proprio in questa regione si trovava un punto preciso, il Point Alpha, dove fin dalla fine della seconda guerra mondiale si guardavano negli occhi i due eserciti più potenti del pianeta: i sovietici e gli statunitensi. Lo spazio lasciato dalla cortina di ferro è una lunga ferita che taglia la riserva della biosfera del Rhön e che si allunga nella Selva Turingia al confine con la Baviera. Si ha un’idea della lunga linea di confine salendo in volo con uno dei velivoli da turismo che si staccano dai prati del Wasserkuppe, uno dei monti più alti della zona. Caduta la cortina di ferro anche il bosco della Turingia, un tempo bandito agli abitanti della DDR, è tornato a rivivere. Attraverso i boschi di conifere, da Oberohf si segue fino a Lauscha un antico sentiero che veniva usato durante il medioevo per gli scambi commerciali. E’ un itinerario che dura una settimana e che si fa con lo zaino in spalla. Ma è al margine orientale della Turingia che si può toccare con mano tutta l’assurdità dei confini imposti dalla logica della guerra fredda. Töpen, un borgo agricolo di qualche decina di anime, era stato diviso da un alto muro di cemento eretto sulle rive di un fiumiciattolo. Per più di quarant’anni parenti e amici non si sono potuti vedere, né parlare. Oggi l’intero villaggio è stato trasformato in museo. Rimane in piedi un pezzo di muro, come se Töpen fosse un angolo di Berlino immerso nella ridente campagna.
Testo e foto di Aldo Pavan | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Info utili
Informazioni: tutto quello che c’è da sapere su un viaggio in Germania sul sito dell’Ente Nazionale Germanico per il Turismo
Come arrivare: Per visitare l’area della ex cortina di ferro conviene volare dall’Italia su Berlino con Air Berlin e da qui noleggiare un’auto.
Quando andare – Clima: la primavera inoltrata è la stagione migliore per visitare la zona
Dove dormire: suggeriamo alcuni hotel lungo il percorso trattato nel reportage
A Demen Hotel Alter Gusthof
A Eisenach Hotel Kaiserhof
A Meiningen Hotel Schlundhaus
Dove mangiare: suggeriamo alcuni ristoranti lungo il percorso trattato nel reportage
A Rütemberg consigliamo il Restaurant Elbklause
A Salzwedel il ristorante Bürgermeisterhof
A Wernigerode il Cafe Wiecker
Lingua: Tedesco, l’inglese è largamente diffuso
Religione: cattolica e protestante
Valuta: Euro
Elettricità: come in Italia
Telefono: Per chiamare la Germania dall’Italia comporre il prefisso internazionale 0049 seguito dal prefisso della località senza lo zero e poi il numero. Dalla Germania 0039 e il numero di telefono desiderato (con lo zero del prefisso). La copertura cellulare è ovviamente capillare
Linkutili: In bicicletta lungo l‘Elba
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