Lungo il Brahmaputra: le etnie tribali di Arunachal Pradesh

Donna ADI-MINYONG

Lasciata Ziro Valley per addentrarsi nella zona ad alta densità etnica dell’Arunachal Padresh, lungo la statale NH229 che da Ziro e Daporijo conduce ad Along si transita per diversi ponti tibetani carrabili su torrenti turbolenti, affluenti del lato superiore del Brahmaputra, con una circostante natura rigogliosa, gole profonde, alte montagne con picchi rivestiti di neve, centinaia e migliaia di specie di flora e di fauna, tra cui più di cinquecento specie rare di orchidee. Non si trovano più dhaba (ristoranti) con specialità gastronomiche nè le comodità ospitali dell’Assam, ma tanti piccoli villaggi dove sostandovi per fare uno spuntino autogestito si può osservare da vicino la vita agreste e genuina della gente locale.

E’ questo il territorio dei Nyishi, i cui villaggi sono costruiti su dirupi e non fanno comunità; superato il ponte tibetano Handing Bridge con un trekking per un sentiero in ripida salita se ne può raggiungere ancora qualcuno autentico, come Yoizath, con belle capanne di legno, corda e paglia, dove vivono gli ultimi anziani che portano ancora il tipico copricapo a forma di casco di bambù sormontato dal becco dell’hornbill (il tucano la cui caccia è oggi specie protetta e quindi scoraggiata da leggi severe di protezione della fauna selvatica) con 3 piume di pavone o bucero dietro, portando i capelli annodati sulla fronte e fermati con degli spilloni di ottone.

Anziano ADI-MINYONG
Anche loro come gli Apatani usano portare a tracolla un machete (dao) e un coltello (Ryukchak) in una guaina di bambù, a volte coperta da un nastro di pelle d’orso. Il loro armamento è costituito da una lancia, una grande spada, e un arco con frecce velenose. Vestono magliette di cotone a righe blu e rosso con un manto di cotone o lana fissato intorno alla gola e le spalle, spesso accompagnati da stringhe di perline di varie dimensioni e colori, che indicano lo stato sociale di chi le indossa.
Se i tatuaggi non sono la norma tra i Nyishi, le donne invece portano particolari orecchini d’argento molto grandi, collane con perline multicolori, catene e campane di ottone e bracciali pesanti di vari metalli. Esse indossano generalmente un mantello che avvolge il corpo dalle ascelle fino al centro dei polpacci, legato in vita da un nastro; portano inoltre i capelli con la riga in mezzo, intrecciati e legati in una crocchia appena sopra la nuca.

Popolo Nyshi
Popolo Nyshi

La loro fede animista si manifesta maggiormente nel Nyokum, una festa celebrata dal popolo Nyishi, che, attraverso la commemorazione dei loro antenati, sottolinea la credenza in molti spiriti e superstizioni concentrandosi soprattutto sulla ringraziamento per il raccolto dei campi, e comprende rituali religiosi che coincidono con le fasi lunari o cicli agricoli. Nella valle del fiume Kamla e nei dintorni a sud di Daporijo, un’area coperta da una fitta giungla e boschi di bambù, ad un’altitudine variabile tra i 900 e i 1220 metri, vivono suddivisi in vari villaggi e clan gli Adi Gallong.

donne ADI GALLONG con la tipica gerla con legna sulle spalle

Sono divisi in vari clan che si vestono con costumi diversi: gli uomini indossano casacche rosse, cappello di bambù intrecciato, con la tesa appuntita, zainetto piatto sempre di bambù intrecciato ed a tracolla il machete dentro un fodero di bambù; le donne portano gioielli di rame e di argento ed intrecciano i capelli con due lunghe trecce.

Costruiscono i villaggi sui fianchi delle colline con capanne su palafitta e coltivano gli appezzamenti di terra intorno ad essi con riso, miglio, patate dolci, tabacco e peperoncino. Molto particolari sono i rituali connessi al matrimonio con vari tipi di cerimonia a seconda della ricchezza degli sposi. Hanno il culto degli spiriti, buoni e cattivi e venerano inoltre gli dei del Sole e della Luna. Non essendoci sistemazioni turistiche può capitare in questa area di alloggiare nella casa tribale del capo villaggio di etnia Hadi-Gallong, che secondo la tradizione mette a disposizione la sua casa per chi è in transito. E’ questa una occasione genuina che consente di socializzare con il clan familiare, spesso facendo anche amicizia con i ragazzi e bambini del piccolo villaggio, gustando un’ospitalità semplice e genuina attorno al focolare al centro dell’abitazione, con la coadiuvazione degli ospiti nella preparazione della cena.

Da Along a Pasighat per una panoramica strada che costeggia il corso del fiume Syiam, affluente del Brahmaputra, si ha modo di provare l’emozione di stare sospesi sulla profonda gola, attraversando a piedi il Soangam Bridge, ponte tibetano pedonale di bambù lungo 300 mt; si è qui nel territorio degli Adi-Minyong, con costumi e caratteristiche simili ai “cugini” Adi Gallong, di statura piccola e come tali considerati l’equivalente asiatico dei pigmei africani.

Essi indossano primitivi perizomi di tessuto verde e sono particolarmente esperti nelle costruzioni con il bambù, materiale con cui sono realizzati molti ponti sospesi sui fiumi Siyom e Siang.  Il loro corso in discesa forma alcuni paesaggi formidabili di bellissime montagne  con ai piedi campi coltivati, villaggi tribali e foreste pluviali.

Nella stessa zona vive anche il gruppo etnico degli Hill Miri. Esso conduce una vita sociale ed economica simile a quella della tribù Nishi, intrattenendo buoni rapporti con la gente di pianura dell’ Assam, con cui scambia commerci. Sempre come i Nishi, gli uomini portano elmetti di bambù (bopar), ma al posto dei capelli raccolti sulla fronte con gli spilloni usano un lembo di pelliccia d’orso; a tracolla portano una spada lunga (orok) e un piccolo coltello (rwuchuk). L’abito femminile comprende una camicetta lunga su cui è avvolta fino alla vita una sorta di stola colorata su cui si appoggia una collana a più fili di semi vegetali colorati, mentre gli orecchini a forma di disco sono di metallo. Belle le loro capanne di bambù sostenute da particolari pali disposti tutti intorno ad X. Sono dediti alla agricoltura, privilegiando soprattutto le colture di miglio e riso, con cui distillano un ottimo alcol (opo) che è molto amato dal popolo. Il vino viene servito in abbondanza durante occasioni particolari come festival di musica e danze (che amano molto) specie durante il Booriboot, la loro festa principale che si celebra nel mese di febbraio.

Concentrati nelle regioni di Daporijo, Dumporijo e anche in aree contigue del West Siang vivono i Tagin, un popolo dalla tradizione guerriera che vive in case su palafitte, per difendersi dalle piogge monsoniche e, soprattutto, dagli orsi e dalle tigri. Separati dalle case hanno tutti degli eleganti granai, anch’essi su palafitte. Di origine buddista, nel tempo si sono convertiti al cristianesimo, conservando però l’uso dell’antica medicina  tradizionale, che usa le erbe per la cura e la prevenzione delle malattie.

Nei pressi di Pasighat il lunghissimo e spettacolare ponte di Sissen, fatto in canne di bambù, annuncia con una serie di tornanti in discesa l’avvicinamento in pianura e la conclusione dell’itinerario in Arunachal. A Masabohi Hut, fangoso porto d’imbarco con un barcone/chiatta sul Brahmaputra per la sponda opposta di Bodibill Hut, l’attesa è un interessante e riassuntiva vista delle etnie finora incontrate, che qui come in un crocevia si incrociano mescolandosi sulla riva del fiume, ognuno intento ai propri traffici. Tra visi chiari con occhi a mandorla di origine sino-tibetano-birmano e facce dalla carnagione scura di origine indiana, ognuno è applicato in una compravendita; chi vende bevande in lattina e tè, chi fa bagarinaggio di biglietti in bus collettivi in partenza dall’altra sponda per la città vicine, chi vende samosa e cibi cotti vari, mentre su tutti si distingue il venditore di latte fresco, travasato da contenitori di stagno. L’arrivo a Dibrugarh nell’Assam superiore, dopo la traversata monotona del fiume in cui si osserva il costruendo faraonico ponte in calcestruzzo presso Bogibel Ghat, che collegando stabilmente le due sponde contaminerà le ultime tribù etniche dell’Arunachal, sa di odore di India con il suo traffico caotico, i tuk tuk che strombazzano e le vacche che vagano indisturbate. L’avvicinamento conclusivo in aereo a Kolkata consente infine un’ultima visita alla caotica città del Bengala e al Flower Market nei pressi dell’Howrah Bridge, per un’ultima vista di colore umano genuino prima di rientrare nel proprio quotidiano, gonfi di ricordi e di emozioni di queste regioni di confine con il Bhutan, il Tibet e il Myanmar, poco frequentate dal turismo internazionale, ma molto interessanti dal punto di vista antropologico e naturalistico.

 

di Giuseppe Russo | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

 

 

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