Decappottabili e panoramiche, addobbate come carretti siciliani, vestite a festa per matrimoni e cerimonie, le Api-calesse (ma a Palermo tutti le chiamano lape) sono il mezzo più amato dai turisti che vogliono godersi l’anima vera della città, perché loro, le lape, agili e impertinenti, ficcano il naso, anzi il pungiglione, dappertutto.
Scendi dalla nave e te le trovi lì, appollaiate come grossi insetti, pronte ad offrirti un volo di un’ora nel cuore del cuore di Palermo city. Sì, perché di volo si tratta, sia pure rasoterra, un percorso a rotta di collo tra vicoli e mercati, nel caos vociante delle strade intasate, gestito dai prodi lapa rider che maneggiano manubri come fossero briglie, che fanno inversioni a U in mezzo al traffico e quello, incredibile!, si blocca per farli passare, che frenano a un millimetro dalle auto e si beccano gli sguardi stile “qualche volta ti taglio la faccia” dei tassisti condannati al giro esterno dei quartieri per via delle dimensioni della macchina, e degli gnuri, le cui carrozze hanno il problema che il cavallo nei vicoli scivola sulle balate. Ma le lape del Tourist Service di Antonio Guagliardo (Cooperativa Number One, una delle due che ha regolato un servizio che nasce abusivo nel 2009 – al sud c’è l’arte di arrangiarsi si sa – dopo il lancio della Piaggio di un’edizione limitata di 1.000 Api) sono in agguato in tutti i punti chiave del centro storico della città, pronte all’adescamento dei turisti, che all’inizio guardano con sospetto le tre ruote del mezzo e non vogliono salire e alla fine, quando si rendono conto che nei vicoli a piedi da soli non ci sarebbero entrati, e che il caffè buono come quello che gli hanno fanno bere i lapa rider non l’avevano mai provato, non vogliono più scendere. “Un Ape tour per Palermo, un’ora 70 euro a prescindere dal numero di passeggeri” ci dice Antonio “non è un giro dei monumenti, è l’unico servizio che riesce a portare i turisti nei vicoli del centro storico, nei quartieri arabi e spagnoli, nei mercati a tutta velocità, perché la lapa s’infila dovunque, e inoltre è panoramica.” “Per portare i turisti in lapa, oltre ad avere le licenze e la patente giusta, devi parlare le lingue” continua Paolo, il suo secondo “io non le ho mai studiate, ma conosco il basic english, un po’ di spagnolo, quieres una cervezita, paramos donde quieres, Palermo è a 180 gradi, aperta a tutto il mondo. E adesso su whatsapp ho 350 turisti che mi invitano ad andare a trovarli e mi avvisano se gli nasce un bambino.”
Mentre Antonio e Paolo ci spiegano, noi cavalchiamo la regina delle lape, quella con il frontalino giallo e rosso stile carretto siciliano e le portiere affrescate come all’opera dei pupi, e intanto la città scivola sotto i nostri occhi e i panorami cambiano a velocità supersonica: passiamo dai quartieri eleganti del centro con la sfilza di negozi griffati al Teatro Massimo, un’occhiata alla scalinata e alla facciata del Basile e ci ritroviamo dentro il mercato di Ballarò dove le chiese bellissime e cadenti si alternano alle trattorie, ai banconi del pesce, al flusso di indiani e arabi, e le urla degli abbanniatori ci perforano i timpani; poi sbuchiamo nell’area pedonale di via Maqueda, dove la nostra lapa sfiora piante e persone, e noi naso all’insù a guardare i mascheroni dei Quattro Canti; una sgommata oltre il semaforo e siamo in Piazza della Vergogna ad ammirare la bianca nudità delle statue della fontana Pretoria; poi, dopo una manovra da paura in mezzo ad altre lape trasformiste – quelle bianche addobbate da matrimonio che sembrano il cocchio di cenerentola, quelle con il padrino che fuma il sigaro stampigliato sul fondo blu, quelle che si aprono tutte e diventano friggitorie – risaliamo per Corso Vittorio e c’è la Cattedrale arabo-normanna, ma noi abbiamo il privilegio di fotografarla da dietro in un punto in cui la pietra rosa è tutta un ricamo, e prima di arrivare al Palazzo Reale ci infiliamo in un vicolo dove d’un tratto, appoggiati al muro sgretolato, appaiono dipinti di santa Rosalia e scaffali di legno affrescato, quelli dove si vendono la calia e la simenza durante le feste, e quella è l’entrata dell’officina dove si riparano le lape, e poi, non si sa come, ci ritroviamo in Piazza Bologni, dove c’è Palazzo Alliata di Villafranca con i suoi mille tesori d’arte, e intanto la strada si riempie di neri perché lì c’è il centro di accoglienza dell’oratorio di Santa Chiara, e in un lampo siamo già immersi nel via vai di via Roma e spalanchiamo gli occhi davanti alla maestosa basilica di Piazza San Domenico, che negli anni delle stragi ha visto il popolo bagnato di pioggia e di lacrime durante i funerali di Falcone, e scendiamo a rotta di collo verso il mare, facendo lo slalom tra le signore storte dai sacchi della spesa, perché lì c’è una delle entrare della Vucciria, che camminano tra le vetrine abbacinanti del quartiere degli orafi, all’incrocio con vicolo dei Bambinai, dove ancora sopravvive un negozietto che fa i Gesù bambino e gli ex voto, e, passando per via dei Chiavettieri (il cuore della movida Palermitana), raggiungiamo Piazza Marina, dove troneggiano il palazzo dell’Inquisizione e un ficus che è l’albero più grande d’Europa, e ci infiliamo nella via Alloro, un tempo piena di carrozze, dove tra i palazzi cadenti spunta una scalinata di marmo rosa che ti mozza il fiato, e le inferriate dei balconi sono panciute perché la dame dovevano farci entrare le loro gonne con il cerchio, e in via Vetriera passiamo davanti all’antica farmacia Borsellino nel quartiere dove il giudice Paolo vide la luce, e dalla Piazza Magione, passando per il Teatro inaugurato nel 1861 da Garibaldi e che perciò porta il suo nome, ci ritroviamo a costeggiare lo Spasimo, la chiesa-teatro a cielo aperto venuta fuori come un miracolo dalle macerie della guerra. Ed eccoci di nuovo alla Marina, passando per la kalsa, il quartiere arabo dove il Principe di Salina, dalle ville ai Colli, si recava per andare a incontrare la bella Mariannina; e c’è il palazzo Butera, la Passeggiata delle Cattive, le vedove che solo da quell’osservatorio nascosto e sopraelevato potevano vedere il passio della Marina; e siamo al Foro Italico, il carro di Santa Rosalia, quello dell’ultimo fistinu, è posteggiato in uno spazio vicino al palchetto della Musica, e i nostri chauffeur fermano il traffico con la mano, tagliano la strada a tutti e ci portano dal lato opposto: due enormi birilli d’oro delimitano un corridoio di birilli più piccoli e colorati che attraversa il prato e porta fino al mare, una famiglia cingalese la attraversa, sembra di stare in un film di Bollywood, in lontananza le gru del cantiere navale, il Monte Pellegrino. Passiamo la Cala, il porticciolo turistico, e siamo di nuovo al punto di partenza… fine della corsa; ma volendo si può proseguire, con una piccola aggiunta monetaria, verso Mondello, la spiaggia, o acchianare alla grotta di Santa Rosalia o farsi tutto il Cassaro dal mare alla montagna e andare a visitare il duomo di Monreale, dopo un giro lungo il percorso arabo-normanno che da qualche mese è diventato patrimonio dell’UNESCO. E se invece vuoi essere lasciato in albergo, no problem, la lapa ti porta pure lì, chissà, magari si trasforma in un’ape gigante, entra dalla finestra della tua camera e ti posteggia, stordito e felice, direttamente sul tuo letto.
Testo di Gabriella Fina – Foto di Walter Leonardi | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Si ringrazia per la collaborazione la modella Federica Sgroi e per le lape la Cooperativa Number One
Info utili Palermo
Come arrivare:
In aereo
Palermo è collegata al resto dell’Italia e dell’Europa grazie ai suoi aeroporti:
L’aeroporto Internazionale di Palermo (PMO), circa 32 km a ovest della città
L’aeroporto di Trapani, per i voli low cost con trasferimento in pullman per il centro di Palermo.
In traghetto
Il Porto di Palermo è collegato via mare con i maggiori porti Italiani tra cui Genova, Civitavecchia, Napoli, La Valletta (Malta) e Cagliari (Sardegna)
In treno
Puoi raggiungere Palermo in treno, da Roma o Napoli, con il treno-traghetto che attraversa lo Stretto di Messina
Quando andare – Clima:
Il clima di Palermo è quello temperato delle medie latitudini con stagioni estive asciutte e calde e gli inverni freschi e piovosi. Le stagioni intermedie hanno temperature miti e gradevoli. A volte nel capoluogo, come nel resto delle città costiere della Sicilia, possono registrarsi, durante le sciroccate più intense, temperature massime superiori ai 20 °C anche in pieno inverno. Le temperature minime sotto lo zero sono estremamente rare.
Dove dormire: La Domus dei Cocchieri
tel. 091 332990 prezzi da 50 a 70 euro doppia con breakfast
Dove mangiare:
Nni Franco U’ Vastiddaru
Corso Vittorio Emanuele, 102,
091-32-59-87
Si mangia all’aperto la cucina tipica di Palermo
Shopping:
I mercati di Palermo sono tra i più vivaci e colorati del sud Italia. Da non perdere La Vucciria, il Capo e Ballarò.
Linkutili:
Tour con la Lapa:
Ape Tour Palermo Number One
Le Ape Calesse della Cooperativa Number One sono equipaggiate con dispositivi con auricolari multilingue con minuziose spiegazioni dei Monumenti.
Via Francesco Paolo Perez,28 Palermo, info@apetourpalermo.it T.+39 345 1642361
Palermo Turismo
Tour a Palermo
Regione Sicilia Turismo
[fancygallery id=”1″ album=”6″]