
Potrebbe venirvi voglia di fare un viaggio in macchina in Serbia. Spero che accada ad aprile, maggio al massimo. Ci saranno chilometri di meli in fiore ad accompagnarvi in quel momento dell’anno. Lascerete a malincuore Belgrado e vi dirigerete a sud verso il confine con la Bosnia. A circa 200 chilometri dalla capitale della Serbia, infatti, potrete visitare un piccolo borgo, dove le dinamiche politiche sono state invertite anni fa: non sono stati i cittadini, lì, a scegliere il governatore locale. E’ stato il sindaco e fondatore del villaggio a decidere chi può prendervi residenza. O almeno, questa è la descrizione che ne dà l’artista Emir Kusturica, ideatore di Drvengrad o Küstendorf a seconda che mastichiate il serbo o il tedesco.
Il paese, in realtà, è un set cinematografico. L’unico residente, più o meno fisso, è proprio il regista che qui ha girato “La vita è un miracolo”, una delle sue opere più emozionanti perché attuale anche a più di dieci anni dal lancio sui grandi schermi. Non smantella il set, alla fine delle riprese, Kusturica: decide di svilupparne la struttura e lo fa diventare la sede di un festival cinematografico che ha luogo ogni anno intorno alla fine di gennaio. Per l’ottimo lavoro fatto, riceve il premio d’architettura Philippe Rotthier nel 2005.

Se arriverete a Drvengrad ad aprile, maggio al massimo, sarete probabilmente gli unici ospiti. Vivrete un’esperienza surreale poiché pressoché onnipotente. Potrete accedere senza limiti di tempo a due sale cinema, una nel seminterrato della casa dello stesso regista e l’altra in piazza Abbas Kiarostami, dove gentilissimi e discreti addetti alle pellicole vi elencheranno i film a disposizione. Se sarete fortunati, potrete assistere a cortometraggi che in Italia non arriveranno mai.
Potrete farvi una nuotata nella piscina dietro alla “Corte del Diavolo”, ripensando agli esemplari umani miti, folli e perversi descritti nel romanzo di Ivo Andrić da cui proviene il nome della piazza. Se avete un compagno di viaggio, potrete giocare a tennis di fronte all’anfiteatro dedicato a Noam Chomsky all’inizio del paese.
Per ritemprare l’anima, dopo le acrobazie sportive, potrete rivolgere una preghiera agli dei del cinema, recandovi indisturbati alla chiesetta in fondo a Bruce Lee Street.

Lungo la strada dedicata a Federico Fellini, attraverserete il villaggio e vi accompagneranno graffiti di Maradona, Gagarin e Che Guevara, nonché seducenti esemplari vintage di Skoda. Dormirete in una delle villette colorate che vi circondano: vi sembrerà probabilmente di entrare o in una casa delle bambole o in uno chalet tirolese, grazie all’ordine e alla pulizia che vi accoglieranno per la notte.
Al mattino, farete colazione nel ristorante dedicato a Luchino Visconti: da lì, osservando le montagne ricoperte di pini ed abeti, per un istante di magia, forse, vi sembrerà di vedere il letto volante di Luka e Sabaha roteare in un cielo che non conosce finalmente divisioni politiche o sociali. E magari penserete che sì, a volte la vita è davvero un miracolo. Soprattutto quando si viaggia.
di Vanessa Marenco | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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