Nel Paese della cultura medievale, in costante equilibrio tra tecnologia e tradizioni millenarie
Raccontando riti, gastronomia, costumi contemporanei e tradizioni giapponesi, raccolti durante un viaggio in shinkansen (il treno-proiettile), metropolitana e bus tra le principali località dell’isola di Honshū. Da Tokyo nella regione del Kantō (con i dintorni Monte Fuji, Kamakura e Nikko), fino a Osaka nella regione del Kansai (con Kyoto e i dintorni Nara, Himeji, Fushimi-Inari Taisha e Miyajima) e a Hiroshima nella regione di Chūgoku.
Le efficienti ferrovie giapponesi consentono di raggiungere città distanti anche più di 500 km in poche ore grazie ai superveloci Shinkansen, i famosi treni proiettile. Il Tōkaidō Shinkansen, che collega attualmente Tokyo e Osaka, impiega meno di 3 ore per percorrere la distanza di 515,4 km. La contemporanea presenza di tradizione e tecnologia sorprende sempre, perché persino sugli Shinkansen il controllore, accertato che tutti i passeggeri siano correttamente seduti nel posto assegnato, esce dal vagone procedendo all’indietro ed effettuando un inchino (così come ha fatto entrando). La struttura in vetro e acciaio della Kyoto Station, che accoglie l’arrivo in città, è una sorpresa architettonica: una scala mobile permette la visita fino al 7° livello, guardando frontalmente il simbolo della città Kyoto Tower, mentre da una passerella volante tra le soffittature si può ammirare il panorama dall’alto.
Kyoto, considerata con Osaka uno dei principali luoghi turistici della regione Kansai, con i suoi quasi 1,5 milioni di abitanti fu la capitale del Giappone per più di un millennio fino al 1868 ed è nota come “la città dei mille templi”. Essendo stata quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese, e per questo dichiarata patrimonio universale dall’Unesco.
Per affacciarsi a tanta cultura serve un aiuto: lo troviamo nelle guide universitarie gratuite, come quelle gestite dalla Samaritan Reservation, un’associazione no profit che offre un accompagnatore volontario che parla inglese e presta questo servizio al solo scopo di fare pratica! Per mezzo di comodi bus urbani le distanze sono abbreviate, e dall’antico tempio buddista restaurato Kiyomizu-Dera si raggiunge prima il Ryozen Kannon, con un grande Buddha, e il Kodai-ji, comprendente bei giardini, per concludere la visita del grande complesso templare Heian-Jingu e del Nanzen-ji, il più bello dei templi di Kyoto, ora sede della scuola zen Rinzai. Tra i templi più noti quello della scuola Rinzai, Ryoan-ji, famoso anche per l’annesso giardino zen, e infine il Kyoto Gosho, il Palazzo Imperiale, circondato da un ampio parco.
Una visita dell’antica capitale senza il suo particolare quartiere Pontocho non è completa: passeggiamo dunque lungo le sue pittoresche viuzze, dove è ancora facile incontrare le geisha con la particolare acconciatura mage completata da nastri, pettini, mollette e fiori di stagione, l’originale make-up sulla faccia di cera bintsuke-abura, il kimono e gli alti zatteroni, assorte nella loro quotidianità.
Molto comuni tra il XVIII e il XIX secolo, esistono tutt’oggi, anche se il loro numero sta diminuendo: sono artiste e intrattenitrici tradizionali, esperte in varie arti, quali la musica, il canto e la danza.
Tante feste per onorare le tradizioni
Sul palcoscenico del Teatro del Gion Kobu Kaburenjo di Kyoto, va in scena una rappresentazione riassuntiva di 7 tipi di arti dello spettacolo, che difficilmente in un tour giapponese si potrebbero osservare tutte separatamente: le danze eleganti Kyo-mai eseguita dalle danzatrici maiko; l’ikebana, cioè l’arte della disposizione dei fiori recisi; la cerimonia del tè; l’armonioso suono dell’antico koto, la cetra suonata con plettri d’avorio; la musica Gagaku, suonata e ballata alla corte imperiale, nei santuari e nei templi; separietti di teatro Kyogen (forma di teatro di vita quotidiana con un taglio comico) e infine il teatro delle marionette Bunraku.
Tra le tante feste giapponesi, la particolare Hina Matsuri, nota anche come festa delle bambole o delle bambine, ricorre il 3 marzo: nelle case si preparano piattaforme coperte da un tappeto rosso, sulle quali vengono esposte bambole ornamentali raffiguranti l’imperatore, l’imperatrice, gli attendenti e i musicisti della corte imperiale con abiti del periodo Heian. In questo giorno i familiari delle bambine pregano affinché vengano donate loro bellezza e salute. Durante questa festività, infatti, si pensa che le bimbe trasmettano la sfortuna alle bambole, allontanandola da loro stesse. Di qui l’abitudine tra le famiglie di collezionare o completare la dote in bambole dei propri figli; per questi acquisti specifici viene frequentato il mercato Tenjin-san, che si tiene a Kyoto il 25 di ogni mese nel tempio di Kitano Tenmangu.
Oltre alle bambole di tipo tradizionale con il viso di porcellana, in Giappone sono diffuse le Kokeshi, originarie della regione di Tōhoku; realizzate a mano in legno, hanno un semplice busto cilindrico e una larga testa sferica, con poche linee stilizzate a definire i caratteri del viso, mentre sono prive di braccia e gambe. La Kokeshi, al pari della matrioska russa, è diventata ben presto il souvenir per eccellenza da portare a casa dopo un viaggio in Giappone.
I dintorni di Kyoto
Visitabili con il treno sono gli immediati dintorni di Kyoto, come Nara, prima vera capitale del Paese che vanta 8 siti dichiarati patrimonio dell’Unesco racchiusi dentro un grande parco abitato da cervi: tra di essi il complesso buddhista Todai-ji, comprendente la grande sala del Buddha Daibutsu-den con una della statue di bronzo più grandi del mondo; il bellissimo santuario scintoista Kasuga Taisha, stracolmo di fedeli e con un suggestivo portico fiancheggiato da centinaia di lanterne; e infine il centrale santuario scintoista Kofuku-ji.
Nelle vicinanze di Kyoto, oltre allo splendido Castello di Himeji costruito su una rocca fortificata, si raggiunge facilmente il santuario Fushimi-Inari Taisha, uno dei più suggestivi ed interessanti del Giappone, dedicato alle divinità del riso e del sakè. Salendo il lungo sentiero, costeggiato da torii rossi (tradizionali portali d’accesso che portano a un santuario) e volpi di pietra, note come kitsune e considerate messaggeri, si arriva al tempio sommitale con vista panoramica dalla collina.
Hiroshima, per non dimenticare
Nella regione di Chūgoku, sull’isola di Honshū, la sorprendente Hiroshima, tristemente nota per la prima bomba atomica sganciata il 6 agosto 1945, è stata completamente ricostruita dal 1949 e conta oggi 1.186.000 abitanti. La meta dei turisti è il Memorial Park, dove è stato costruito il Memoriale della Pace di Hiroshima, ricco di oggetti, foto, plastici, filmati prima e dopo l’esplosione, al cui centro si stagliano nettamente i resti di A-Bomb Dome, la Cupola della Bomba Atomica. Sulla spianata anteriore, il Cenotaph for the A-bomb Victims conserva al suo interno i registri con i nomi delle vittime, mentre a fianco si trova il commovente Museo della Bomba.
Trovarsi in Giappone in primavera durante la Settimana Dorata (dal 29 aprile al 5 maggio, periodo in cui cadono la festa del verde Kodomo no hi, lo Shōwa Day, la festa della Costituzione, la festa del popolo e la festa dei bambini Kodomo no hi, detta anche festa dei ragazzi) è l’occasione di conoscere e partecipare alle usanze tradizionali di questo popolo. Lungo le strade, fuori dalle porte delle case, stanno appese le carpe di carta, simbolo del coraggio, mentre negli interni prevalgono le bambole raffiguranti samurai a simboleggiare potere e successo.
A Hiroshima durante il Kodomo no hi del 5 maggio, il Peace Memorial Park è gremito di gruppi etnici e bandistici locali, che si esibiscono in performances coreografiche, mentre il Children’s Peace Memorial (dedicata a Sadako Sasaki, la bambina morta di leucemia nel 1955 in seguito alle radiazioni) è decorato con file di gru di carta multicolore.
A pochi minuti da Hiroshima, un traghetto conduce sull’isola Miyajima, stracolma di fedeli e turisti in visita al santuario scintoista Itsukushima-Jinja, molto famoso per il torii galleggiante, il più suggestivo e fotografato portale sacro giapponese. I vicini templi raggiungibili in cima a una collinetta offrono una vista panoramica sulla baia. Ridiscesi al mare, da non perdere i banchetti gastronomici con la specialità locale: le ostriche alla brace.
Osaka e il Bunraku
Ancora una tratta di poche ore in Shinkansen, e si arriva a Osaka, che con i suoi 2.480.000 abitanti è considerata la forza motrice del Kansai. È piacevole passeggiare nel centrale Tenpozan Marketplace, attraversando stradine costeggiate da ciliegi in fiore fino ad arrivare sotto la grande ruota panoramica del luna park. La visita dell’Osaka Aquarium Kaiyukan offre una delle migliori esposizioni di animali acquatici in vasca: pinguini, tonni, squali, razze, squali balena e moltissime specie di invertebrati.
La maggiore attrattiva della città è il Teatro Nazionale di Bunraku, dove i personaggi vengono rappresentati con marionette di grandi dimensioni, manipolate a vista e mosse, ognuna, da tre “manovratori”. Il Bunraku, riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità è una delle maggiori espressioni artistiche del Giappone nell’ambito delle arti performative insieme al Kabuki, forma di teatro popolare in cui i ruoli femminili sono interpretati da attori maschi.
Il dopo cena non può che essere dedicato a Dotombori, il famoso, vivacissimo quartiere notturno di Osaka. Che piacere passeggiare per Dotonbori-gawa, un lungo viale illuminato a giorno con i neon, pieno di locali e ristoranti, per concludere nel quartiere Namba con i suoi spettacolari centri del divertimento. Uno di essi è lo Jabafoo: sulla sua facciata illuminata da neon intermittenti dai colori cangianti, c’è un ascensore esterno a capsula di vetro che piomba dall’alto degli 8 piani fino al livello stradale; 10 secondi che scatenano l’adrenalina dei passeggeri.
Di giorno il quartiere Umeda svela al visitatore l’interno del famoso Umeda Sky Building, un complesso futuristico, costituito da 2 torri gemelle collegate da una piattaforma pedonale: il clou della visita è proprio il suo attraversamento panoramico, con vista del Floating Garden Observatory.
Tra cielo e terra
Difficile scegliere tra lo shopping nel vastissimo centro commerciale sotterraneo alla stazione ferroviaria Umeda, e una puntata alla Città Elettrica, nota come Den Den Town, paradiso dei componenti elettronici. Altrettanto difficile scegliere se rilassarsi a mollo nella famose vasche termali di SPA World, comprendente piscine riscaldate a più livelli, centro massaggi e palestra, dove è praticato anche il jūdō, oppure recarsi nei numerosi onsen, classici bagni termali all’aperto o al coperto, frequentati dai giapponesi sia per relax sia per socializzare.
L’aeroporto internazionale Kansai di Osaka è l’ultima opera architettonica da ammirare prima di lasciare il Paese. Fu costruita tra il 1987 ed il 1994 in vetro e alluminio, con una copertura curvilinea che rappresenta una sfida alla natura, in grado di resistere a forti terremoti, progettata da Renzo Piano con la forma di un aliante. L’aeroporto, collegato alla terraferma da un ponte stradale-ferroviario, figura tra le dieci strutture che l’American Society of Civil Engineers ha dichiarato “Monumento di Ingegneria Civile del Millennio”. L’aeroporto sospeso tra cielo e terra è spesso raffigurato come un aliante, “l’anello mancante tra la macchina volante e la terra” che, oltre a rappresentare il Giappone moderno, sintetizza bene il concetto di un Paese tecnologico sempre più proiettato verso il futuro, ma saldamente connesso alle sue radici e alla sua cultura.
[alert color=”EF9011″ icon=”9998″]LEGGI ANCHE: Giappone. In Shinkansen da Tokyo a Osaka (prima parte)[/alert]
Testo e foto di Giuseppe Russo |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Giuseppe Russo è un viaggiatore, fotografo, blogger e reporter con più di 20 anni di esperienze e collaborazioni di viaggio per il mondo come Tour Leader.
I suoi reportage sono pubblicati, oltre che su Latitudes Life anche, sul suo blog Zoom, Andata & Ritorno.