Prima che sia notte: Cuba nella vita di Reinaldo Arenas

Prima che sia notteViaggiare richiede umiltà, diceva il reporter Ryszard Kapuściński. Richiede, cioè, avvicinarsi a un nuovo Paese senza la pretesa che la sua cultura si sveli a comando, ma con la pazienza e la curiosità di conoscerne la storia, le conquiste, le sconfitte, le trasformazioni che l’hanno attraversato e che sono ancora in corso, più o meno silenziosamente. Prima che sia notte, autobiografia di Reinaldo Arenas, può essere letto proprio con questo spirito da chiunque abbia intenzione, o abbia anche soltanto sognato, di visitare Cuba.

Intellettuale perseguitato

Arenas è stato un importante poeta e scrittore cubano. Si è ucciso a New York nel 1990, a 47 anni, ma ha vissuto la maggior parte della vita sull’isola. Da giovanissimo ha appoggiato la rivoluzione comunista di Fidel Castro e ne ha poi preso fortemente le distanze. Omosessuale dichiarato, intellettuale e avverso al regime, che criticava apertamente per la sua natura violenta e autoritaria: tre caratteristiche che hanno reso molto difficile la vita dello scrittore, che è stato infatti censurato, perseguitato e incarcerato per le sue idee e per il suo orientamento sessuale.

La critica al regime

Nel libro lo scrittore racconta la sua infanzia, la formazione letteraria, gli amori e le avventure sessuali, ma anche la rivoluzione, le persecuzioni, la fuga, il carcere, i tradimenti, l’esilio… sempre con il passo leggero e lo sguardo disincantato di un uomo che ha già deciso di morire, ma che trova ancora spazio per la meraviglia, la nostalgia e la speranza. Non manca la critica feroce alla politica di quegli anni, che è poi, per noi, la possibilità di leggere pagine fondamentali della storia del secolo scorso da un punto di vista privilegiato. Cuba, in tutto questo, è una grande e silenziosa protagonista. È l’inchiostro con cui Arenas scrive, è il filo rosso che segna la sua storia, è culla e prigione. È il luogo della libertà senza freni e senza limiti. Una libertà minacciata e che è quindi, mai come adesso, è doveroso professare fino in fondo. A qualunque prezzo.

L’ultima preghiera

Arenas ha iniziato a scrivere Prima che sia notte tre anni prima della sua morte. A ri-scrivere, in realtà. L’idea di un’autobiografia gli era già venuta quando, ricercato, si nascondeva in un parco all’Avana per sfuggire all’arresto. Da qui il titolo: doveva interrompere la scrittura ogni volta che il buio della notte gli impediva di vedere. Questo e tanti altri manoscritti andarono persi o distrutti, perché finiti nelle mani sbagliate, e furono scritti due o tre volte prima di ottenere una travagliata pubblicazione. L’intellettuale ha ricominciato a scrivere l’autobiografia soltanto sul finire degli anni ’80, in esilio a New York, ormai debolissimo e malato di Aids. Questa volta prima che sia notte per davvero e per sempre. “Ho bisogno di vivere ancora tre anni per terminare la mia opera, la mia vendetta sul genere umano”, chiede Arenas inginocchiato davanti alla foto dell’intellettuale cubano Virgilio Piñera, suo mentore e amico, morto nel 1979. Non sappiamo se sia merito di Piñera o meno, ma se oggi possiamo leggere questo libro è perché la sua preghiera è stata esaudita.

Prima che sia notte
Reinaldo Arenas
Guanda 2013 (settima edizione)
325 pagine
12,50 euro

di Cecilia Basile |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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