La Calabria è uno straordinario museo di architettura naturale che profuma di limone e bergamotto. Percorrendola in lungo e in largo, tornano alla mente le parole di Guido Piovene : “sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme”. In effetti questa regione aspra, a tratti ancora selvaggia, ha diversi volti: quello marino che attrae migliaia di turisti sulle sue coste caratterizzate da lunghissime spiagge bianche e un mare che spazia dal verde smeraldo al blu cobalto. Poi c’è l’aspetto artistico della Calabria che può vantare la presenza dei Bronzi di Riace, forse non adeguatamente pubblicizzati ma non per questo meno affascinanti, delle aree archeologiche di Monasterace, Medma, Boca Marina, Locri Epizefiri e la Villa romana di Casigliana, e i tanti musei. Per non parlare dei borghi più belli d’Italia: ben 9 sono in Calabria e tutti meritano una sosta. Li ricordiamo: Altomonte, Bova, Chianalea di Scilla, Cirò, Fiumefreddo Bruzio, Gerace, Morano Calabro, Santa Severina, Stilo.
Ma c’è una Calabria meno conosciuta al turismo di massa, ma non per questo meno splendida. É il suo “cuore verde” formato dai parchi nazionali della Sila, del Pollino e dell’Aspromonte, paradiso degli escursionisti e di chi ama la vacanza all’aria aperta, attiva e con un ampio ventaglio di scelte. Su questi parchi nazionali non si fa solo trekking, ma anche mountanbike, rafting, canyonismo, canoa, ecoturismo, quad, sport estremi. Qui s’incontra la Calabria più autentica, ancora legata alle sue tradizioni e forte di una cucina saporita, gustosa e mai monotona. E Jamu è il programma in cui l’assessorato al turismo della Regione sta profondendo energie per sviluppare e far conoscere questi ambienti che sono unici per le loro caratteristiche e peculiarità.
L’Aspromonte e gli asini
Il nostro tour nella Calabria meno conosciuta comincia sull’Aspromonte, dove si arriva percorrendo un sentiero nel bosco di faggi, abeti e castagni, per nulla impervio e ben segnalato. Volete camminare da queste parti? Allora fate capo a Naturaliter da 26 anni organizza trekking per gruppi avvalendosi di guide che conoscono il parco palmo a palmo. Vi porteranno in un posto particolare ed affascinante dell’Aspromonte, il Sentiero dell’Inglese con gli asini al seguito per il trasporto dei bagagli. Si chiama così perché è l’itinerario percorso nell’estate del 1847 dal paesaggista viaggiatore inglese Edward Lear.
L’obbiettivo di Naturaliter non è solo quello di utilizzare gli asini per il trekking, ma dare un contributo per contrastare l’estinzione di questo animale.
Scendendo dall’Aspromonte cantando l’inossidabile “Garibaldi fu ferito”, tappa obbligata a Bova Superiore, un borgo dell’area grecanica che offre vicoli graziosi dentro cui perdersi nel silenzio rotto solo dai rumori della natura. Importanti le testimonianze dei ritrovamenti archeologici risalenti al Neolitico e trovati vicino alle rovine del Castello Normanno. Il paese è ricco di stretti percorsi circondati da opere di architettura e meritano di essere visitati la Cattedrale di origine seicentesca ed edificata sulle spoglie di un’antica Chiesa Bizantina, la piccola chiesa di San Rocco, risalente alla fine del XVI secolo, costruita proprio mentre la città di Bova soffriva per la peste, e la chiesa di San Leo. Una curiosità è la presenza in piazza di un’antica locomotiva a vapore. Prezioso il Museo di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte. Un viaggio a ritroso nel tempo che emoziona offrendo reperti di provenienza calabrese: circa quindicimila ritrovamenti dell’era terziaria e quaternaria tra cui una suggestiva mandibola di cervo nano e vari trilobiti. Il comune di Bova rientra nella rete dei Borghi più Belli d’Italia e si apprezza ancor di più al ristorante della cooperativa San Leo con un bicchiere del delizioso vino rosso delle sue cantine e gustando la sua cucina locale, prodotta con gli ingredienti della tradizione agro-pastorale, ricca di latte di capra, olio d’oliva e pomodoro.
Per saperne di più: Parco Aspromonte
Il lupo sulla Sila
Risalendo verso nord, nel cosentino, si sale sulla Sila, ancora abitata dal lupo, anzi la lupa Maryina, ormai avanti con gli anni e purtoppo vedova che aspetta un nuovo compagno. C’è anche lo scoiattolo nero che però si fa vedere solo al mattino presto.
Ma la fauna annovera anche volpi, faine, puzzole, martore, cervi, caprioli e tassi e poi poiane, sparvieri, gufi, gufo reale, civette e allocchi. Sull’altopiano della Sila si pratica il canottaggio nel lago Arvo (lungo 10 km) dove sono ammessi solo natanti a vela, a remi o elettrici come il battello con cui si può fare un silenzioso giro di questo specchio d’acqua contornato da altissimi esemplari di “pino laricio”, che mescolati a faggi e a all’ontano nero, svettano nel cielo formando una foresta che non ha eguali in Italia.
Ne mancano un po’ all’appello: secondo le narrazioni locali sono stati tagliati dopo la seconda guerra mondiale per pagare i debiti di guerra agli americani e agli inglesi. Incredibile, ma la Sila è il regno dei bambini (e non solo!). Il Parco avventura a Lorica è un luogo spettacolare con percorsi sospesi tra gli alberi, barili sospesi e teleferiche, percorsi acrobatici e ponti tibetani. Il divertimento è assicurato. E al turista che si trova sulla Sila consigliamo anche una sosta al museo della biodiversità ubicato nello splendido scenario del Centro visite “Cupone” a Camigliatello Silano.
Per saperne di più: Parco Sila
Canyonismo nel Pollino
Il tour attraverso “il cuore verde calabrese” prosegue verso Civita, porta meridionale del Parco nazionale del Pollino, regno incontrastato dell’avventura. É infatti alle Gole del Raganello che si pratica il canyonismo. Ovviamente non da soli, ma sotto l’abile guida del gruppo Avventurieri del Sud che forniscono mute e caschi. Scroscianti cascate, vasche d’acqua cristallina e scivoli naturali si susseguono nel letto del torrente Raganello che, fra grandi risate e molto divertimento, viene percorso a piedi per circa 12 km. Dopo tanta fatica si torna a Civita, dove si parla ancora correntemente la lingua albanese degli avi. I suoi abitanti fanno infatti parte della minoranza etnica e linguistica albanese d’Italia, riconosciuta e tutelata dallo Stato, e i loro costumi e la storia della loro migrazione sono raccontati nel museo sulla piazza principale. L’impronta orientale è evidente soprattutto nella chiesa: gli Arbëreshë celebrano, per tradizione e fede millenaria, le funzioni liturgiche bizantine in greco e mantengono la suggestiva simbologia cristiano-orientale con antichi gesti e canti in greco e in albanese, con i paramenti sacri ortodossi, le sacre icone, i mosaici e le iconostasi. Oltre che per le gole del Raganello, Civita è anche famosa per il Ponte del diavolo, costruito secondo la leggenda da Lucifero che, in cambio della costruzione del ponte stesso chiese la prima anima che sarebbe passata sul ponte ed ebbe una capra. Prodotti locali genuini e tipici della zona si trovano all’Agorà Bottega e si gustano al ristorante omonimo.
Per saperne di più: Parco del Pollino
Per ulteriori info: Turismo Calabria, Parco delle Serre.
di Graziella Leporati, foto Shutterstock |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com