Crema. Turismo slow tra storia e gusto

Santa-Maria-della-CroceLa piccola città adagiata nel cuore della Pianura Padana, fra l’Adda e il Serio, svela già nel nome tutto quello che ha da offrire. Crema, per tre secoli territorio di Venezia in piena Lombardia, è un luogo tutto da scoprire e da gustare.

Essere stata dal 1450 all’arrivo di Napoleone una sorta di enclave veneziana ha lasciato tracce importanti nella bella città, alcune evidenti, altre più sfumate, perché incise nel carattere fiero e indipendente dei suoi cittadini. Uno dei segni tangibili che testimoniano il peso storico della Serenissima per la città è la presenza del Leone di San Marco nel centro urbano. Una fiera alata troneggia in facciata alla Torre Guelfa e un’altra accoglie i passanti dall’alto del Torrazzo. Nella stessa piazza del Duomo il palazzo comunale con il loggiato e gli ornamenti in cotto, le bifore e le trifore, rappresenta un’armoniosa sintesi fra le tradizioni architettoniche lombarde e veneziane.

Per chi non conosce a fondo le vicende accadute tra il XV e il XVIII secolo, la vista di tanti richiami alla potente Repubblica marinara fra le belle vie cittadine può risultare un po’ straniante. Alla pari di un assaggio dei tipici tortelli cremaschi, da non confondersi con quelli mantovani o cremonesi. Nel ripieno prevale il marcato sentore di spezie e aromi orientali, gli stessi che i mercanti della Serenissima fornivano con generosità allo strategico possedimento in terra ostile. Fortuna che nella ricetta tradizionale a stemperarne il gusto ci pensano cascate di burro fuso alla salvia e abbondanti spolverate dell’ottimo Grana locale.

Ma assorbiti con facilità questi due momenti di adattamento, l’incontro con la città e il suo territorio è tutto in discesa. Intraprendente, generosa, dinamica quanto basta per resistere alla crisi di questi anni, Crema possiede molte attrattive, alcune davvero poco conosciute e adatte ad un turismo curioso e slow. Piste ciclabili collegano dall’esterno il centro cittadino, ricco di palazzi nobiliari e alcune belle chiese. La cattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui resti del duomo romanico distrutto dal Barbarossa durante l’assedio del 1160, risente degli interventi susseguitisi per quasi due secoli e poi ancora fino a tempi recenti, restituendo comunque un aspetto originale di notevole eleganza. Le tre navate interne danno ampio respiro all’ambiente. Fra i pezzi più pregiati del Duomo il dipinto di Cristo che appare a San Marco di Guido Reni e il crocefisso ligneo del XIII secolo nella cappella laterale sinistra dell’abside maggiore. A lato di quella posta a destra, nascosto da un drappo, l’affresco miracolosamente intatto dei Dormienti di Efeso, A.D. 642.

Santa-Maria-AssuntaApprezzato per il particolare disegno rinascimentale, il santuario di Santa Maria della Croce si trova nel punto in cui la Madonna apparve a Caterina degli Uberti, ferita a morte dal marito il 3 aprile 1490. Altro edificio rimarchevole è il convento di Sant’Agostino, i cui lavori iniziarono nel 1439, oggi sede del Museo Civico con preziosi ritrovamenti archeologici. Il loggiato ogivale ispira serenità, mentre la grande sala del refettorio venne ampiamente affrescata da Giovan Pietro di Cemmo nei primi anni del ‘500.

Nobili e ricchi borghesi vissero in città nei periodi più fiorenti, costruendo magioni ancor oggi abitate e concentrate nel perimetro delle antiche mura veneziane. Edifici dai nomi altisonanti, Patrini – Pozzali, Vimercati – Sanseverino, Benvenuti – Arrigoni, Bondenti Terni De Gregory, testimoniano floridità o raccontano storie romanzesche. Come Palazzo Benzoni – Donati, detto dell’Innominato. L’oscuro personaggio de “I promessi sposi2, approfittando della parentela da parte di madre, era solito imboscarsi proprio fra queste mura quando per lui l’aria nel confinante Ducato di Milano si faceva pesante.

Come si diceva, i cremaschi sono gente intraprendente, che sa valorizzare il proprio patrimonio. Così il monastero rinascimentale di San Domenico, che giaceva abbandonato e in disuso, con una sapiente ristrutturazione è stato trasformato in teatro cittadino e scuola musicale. L’acustica è talmente buona che spesso viene scelto per le prove e le prime dei tour di molti importanti musicisti. La musica e il suono sono altre due perle della tradizione locale: l’artigianato campanario primeggia nel mondo, assieme all’arte organaria, da scoprire curiosando nel piccolo ma interessante museo dedicato a progettisti e costruttori d’organi a canne. Crema è operosa e ama le cose fatte per bene, anche a tavola. La campagna offre prodotti di qualità da consumare e utilizzare nelle ghiotte preparazioni tipiche.

Fra i formaggi primeggia il Salva Cremasco dop, un pasta morbida spesso proposto in associazione alle tighe in agrodolce, peperoni lombardi lunghi e teneri, o declinato in versioni più fantasiose ma accattivanti, ad esempio impanato e fritto per un antipasto caldo e croccante. Il Salva per molto tempo è stato considerato un formaggio minore, anche perché in origine veniva prodotto con il latte in esubero, appunto “salvato”. Oggi è inserito fra i prodotti caseari di nicchia più richiesti. All’azienda agricola e Caseificio Carioni di Trescore Cremasco è possibile vedere da vicino l’intera filiera di preparazione del Salva Cremasco dop e di altri formaggi tipici, osservando come la sapienza artigianale riesca a fondersi con le moderne tecniche di allevamento bovino e trasformazione del latte, nel rigoroso rispetto degli animali e dell’ambiente.

Salva-cremascoPer testare la versatilità del Salva il posto giusto è la Gelateria Bandirali, da sessant’anni un’istituzione non solo a livello locale. Un gelato genuino, prodotto elusivamente con ingredienti naturali, arricchito da materie prime selezionate e frutta fresca. Tutto è fatto in casa, dal torrone alle cialde, garantendo sempre la stessa alta qualità. Il gelato al Salva è una delle tante sfide vinte, come l’apertura del nuovo locale nel centro della città. La buona cucina cremasca  s’incontra in versione elegante al Ridottino, su un lato del seicentesco palazzo Toffetti Crivelli, nelle sale di un’ex casa da gioco privata. In una piacevole cornice lo chef e patron Carlo Alberto Vailati propone con competenza ed estro misurato incursioni nel territorio, dai tortelli cremaschi alla fragrante pollastra, dagli agnolotti di stracotto al piccione. Più rustica e ruspante la cucina dell’Agriturismo Le Garzide, a pochi chilometri da Crema già nel parco del Serio: verdure biologiche in giardiniera, insalata di bolliti, Salva con le tighe, carni dell’allevamento aziendale con la famosa mostarda e, naturalmente, tortelli della tradizione sontuosamente conditi secondo la ricetta doc, degni di un Doge.

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Per info:

Musei di Crema 

di Gianfranco Podestà  |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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