La leggenda di Fra Dolcino

fra-dolcino

È fuori di dubbio che il pianeta nel quale viviamo sia in continua evoluzione; non solo ‘fisicamente’ per via dei cambiamenti climatici, delle modificazioni spesso drammatiche causate dalle iniziative sconsiderate dell’uomo (tipo Corea del Nord), ma anche perché è l’invecchiamento della terra a determinare periodici e drammatici sconvolgimenti (tipo Amatrice). Così, parallelamente, avviene per la vita e gli avvenimenti degli esseri umani, a seconda delle epoche storiche, dei personaggi che le hanno caratterizzate. Un esempio? Tutti abbiamo sotto gli occhi il comportamento (deciso ma caritatevole) del Papa attuale: Francesco al fianco degli umili, dei diseredati, degli sconfitti. Non sempre è stato così; ci sono stati Papi che hanno usato le maniere ‘forti’ contro chi metteva a repentaglio il carisma e il potere della Chiesa, nello scorrere dei secoli. Come è di fatto avvenuto, in pieno medioevo, per il proliferare in diverse parti d’Italia, ma soprattutto nelle zone settentrionali, di innumerevoli sette religiose, dette degli Apostolici. Quella più importante deve la propria fondazione a Gherardo Segalelli nel 1260; poco dopo sarà il nostro personaggio, Fra Dolcino, che con un colpo di mano gli toglierà il comando. Chi erano, di fatto, questi Apostolici? Erano persone che conducevano una vita contrassegnata da frequenti digiuni e preghiere; lavoravano e chiedevano la carità, senza praticare il celibato imposto dalle autorità ecclesiastiche. Chi accettava di divenire ‘Apostolo’, doveva presentarsi nudo – a testimoniare la propria nullità al cospetto di Dio – come aveva fatto Francesco d’Assisi. Gli Apostoli predicavano l’obbedienza alle Sacre Scritture e ‘sconsigliavano’ di seguire le direttive del Papa se questi si fosse allontanato troppo dai precetti evangelici; il ché, ad essere sinceri, avveniva con una certa regolarità.

Fra Dolcino, protagonista di un dramma medievale d’amore, fanatismo e morte, su cui ancor oggi disputano gli studiosi, è uno dei personaggi più singolari che la Valsesia abbia espresso.Controversi sono sia il nome reale che il luogo di nascita; forse Davide Tornielli il primo e Prato Sesia il secondo. Per quanto riguarda le date della sua esistenza in vita, si suppone sia il 1250 quello in cui è venuto al mondo, mentre è certo che sia morto (giustiziato) il 1° giugno dell’anno 1307 a Vercelli. A cavallo dei due secoli, Dolcino è attivo in Piemonte con la setta degli ‘Apostolici’. A dar retta a uno storico pressoché contemporaneo, frate Salimbene da Parma, questi frati, di ‘penitenti’, avevano solo l’etichetta; in realtà erano dei perdigiorno, taglieggiatori e donnaioli. Lo stesso Fra Dolcino si portava appresso Margherita da Arco – un paese del Trentino – che è rimasta famosa per la sua bellezza. Nel corso degli spostamenti effettuati in Italia settentrionale – predicazione e proselitismo – Dolcino e i suoi seguaci (si è parlato di un gruppo di persone compreso fra le 5.000 e le 10.000 unità) trovano ospitalità nelle aree del vercellese e della Valsesia: dicono le cronache che Dolcino avesse grande fascino e facile comunicativa; il numero dei ‘fedeli’ (denominati gazzari) cresceva per conseguenza dopo ogni predicazione nelle zone montane nelle quali le condizioni di vita dei valligiani erano miserevoli.

[alert color=”FF9011″ icon=”9998″]LEGGI: Piemonte le risaie a ovest della Sesia[/alert]

Nel 1304 Dolcino, approfittando del sostegno militare offerto da Matteo Visconti, decide di occupare militarmente la Valsesia, facendone un territorio franco nel quale realizzare compiutamente i suoi progetti di evangelizzazione, sempre coadiuvato da Margherita. I monti della zona facilitavano geograficamente i progetti del predicatore. Ma le autorità ecclesiastiche e quelle civili ad esse collegate, promuovono una crociata ‘liberatrice’ contro Dolcino. Se ne fa carico il Vescovo di Vercelli Raniero degli Avogadro, col beneplacito di PapaClemente V. Nella settimana santa (23 marzo) del 1307, le truppe novaresi di Raniero espugnano il fortilizio di Dolcino. Ridotti di numero, i superstiti, feriti e affamati, ricorrono persino al cannibalismo per tentare di sopravvivere. Tutti gli uomini e le donne di Dolcino vengono uccisi. Margherita viene giustiziata (e Dolcino sarà obbligato ad assistere alla sua esecuzione) lungo le rive del torrente Cervo, nel biellese. Lui, il ribelle predicatore, troverà la morte sul rogo a Vercelli, dopo esser stato brutalmente torturato sul carro che lo conduceva al supplizio; il commentatore Benvenuto da Imola racconta che gli vennero strappati con la tenaglia naso e pene,per poi essere arso vivo. Altre cronache romantiche raccontano del grande amore fra Dolcino e Margherita, sopravvissuto alle umiliazioni e ai dolori di una vita dura, difficile, ma intensamente vissuta sino alle estreme conseguenze.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.