Sarajevo. Due anime, un solo cuore

Sguardo al futuro senza ignorare il passato

sarajevoTurismo non è la prima parola che viene in mente quando si sente parlare di Sarajevo. Negli ultimi anni la capitale bosniaca ha dimostrato di voler guarire dalle ferite del passato e ha lentamente saputo dotarsi di un’identità e di un look nuovi.

Vicinissima all’esser cancellata dalle cartine negli anni ’90, Sarajevo si presenta oggi come una città gradevole, giovane e desiderosa di recuperare il tempo passato.Uno dei modi migliori e più immediati per ammirarla è vederla dall’alto: salite fino alla Žuta tabija, la Fortezza Gialla e sedetevi ad ammirare il panorama. Il paesaggio che la circonda è oggi una delle sue attrattive, ma e stata anche la sua debolezza: inserita in una verde vallata, sonnecchia placida cullata dai fumi che escono lenti dai camini dei tetti rossi, ma 20 anni fa quando furono chiuse tutte le vie d’accesso alla città, la vallata fu la sua rovina. A testimonianza del sangue sparso su quelle colline ci sono ancora bianchissimi cimiteri, con le loro croci silenziose che guardano la città finalmente libera, come quelle del sottostante cimitero di Kovači.

Scendendo verso il fiume non potete far a meno di notare la Biblioteca Nazionale, la VijećnicaBombardata duramente durante la guerra (il 90% dei libri è andato distrutto), è oggi il palazzo più bello della città e fine esempio di architettura pseudo-moresca, ma ha definitivamente cambiato la sua funzione. É infatti diventata la sede del municipio della città. Come biasimare il sindaco?

Poco più avanti, quasi a confondersi tra i tanti ponti che si slanciano sulla Miljacka, il fiume che attraversa la città, c’è uno dei luoghi più famosi e cruciali del XX secolo: il Ponte Latino. Qui si e fatta la storia: il luogo è quello in cui nel 1914 si verificò l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di Austria e Ungheria, e a sua moglie Sofia, casus belli per l’inizio della prima guerra mondiale. Oggi c’è una targa di marmo che ricorda l’evento. Fino all’inizio della guerra civile esisteva una seconda lastra di ferro che riproduceva la posizione dei piedi del Principe al momento dello sparo; durante l’assedio la placca fu rimossa: non si voleva consentire ad un “serbo” di mettere i piedi sul suolo cittadino.

ponte-latinoIl Ponte Latino si rivela un ottimo punto di partenza per esplorare Sarajevo. Bastano pochi passi per sentirsi trasportati in là di migliaia di km: chiudete gli occhi appena arrivati nella Baščaršija, il quartiere ottomano, e lasciatevi trasportare dal profumo del caffè (il bosanska kafa, la variante locale del caffè turco), dalle voci dei muezzin che si alzano all’ora della preghiera, o sedetevi ad uno dei tanti šiša bar ad osservare senza fretta la gioventù bosniaca che si affaccenda tra le vie ciottolate della città vecchia, tra un negozio di artigianato e uno di lokum e baklava, tipici dolci turchi. Potremmo definirlo un piccolo angolo di Istanbul, e forse lo è davvero: negli ultimi anni le relazioni tra i due paesi si sono intensificate, tanto da avere ben 2 università finanziate dal governo turco e voli giornalieri tra Sarajevo e la vecchia Capitale d’Oriente. Punti fondamentali della città vecchia sono la moschea Gazi Husrev-bey e la fontana Sebilj.

gazi-husrev-bey_sarajevoLa moschea, construita nel XVI secolo, è uno dei capolavori dell’arte Ottomana e la più grande in tutta la Bosnia Erzegovina e ogni anno attira migliaia di fedeli e turisti; la fontana, situata in quella che i sarajeviti chiamano Piazza dei piccioni (indovinate perche?) è invece il punto di ritrovo degli abitanti della città. Ed e proprio lì che s’intrecciano i rumori, i suoni e gli odori della magica Sarajevo.

sarajevo2Nella città convivono pacificamente due anime, est e ovest, divise neanche troppo simbolicamente da una striscia per terra, che separa la Baščaršija a Ferhadija, la parte austroungarica di Sarajevo. Oltrepassatela e vi ritroverete di nuovo in Occidente, tra caffè alla moda, librerie e palazzi socialisti. Qui la Sarajevo dell’immaginario comune si fonde con quella reale, mostrando il volto di un luogo che vuole rinascere, ma che porta con sé i segni del passato. Sono tutt’oggi visibili sui palazzi del centro i proiettili dei cecchini, le schegge impazzite delle granate di quei quattro anni d’inferno. Sono lì a memoria di tutti, davanti ai nostri occhi e sotto i nostri piedi. Ogni tanto infatti è possibile incontrare per terra dei segni rossi facilmente confondibili con schizzi di vernice: sono le cosiddette rose di Sarajevo. Sono lì da 20 anni, dove colpirono le bombe e i colpi di mortaio. Simbolo del passato, monito per il presente ed il futuro, quelle ricoperte di resina rossa sono quelle che si sono portate via la vita di uno o più cittadini sarajeviti.

sarajevo3Se volete approfondire il passato della città e della nazione, vicino all’aeroporto è possibile visitare il Museo del Tunnel, costruito dagli assediati bosniaci con lo scopo di collegare la città, che era stata interamente isolata dalle forze serbe, con le sua due parti libere, Dobrinja e Butmir, passando appunto al di sotto dell’area neutrale dell’aeroporto istituita dalle Nazioni Unite. Oggi sono visitabili i primi 20 metri. In città invece è presente la galleria-memoriale “11/07/95” che ospita la prima mostra permanente sul genocidio di Srebrenica ed è il risultato di un lavoro di documentazione durato sette anni. In fondo, come disse Montanelli: “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà nulla del proprio presente”.

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E la sera? La scena sarajevita offre tanto, basta solo aver voglia di curiosare.Vi anticipiamo due nomi: Kino Bosna, Underground. Qui si concentra tanta storia e tanto presente sarajevita, ma soprattutto birra, quattro chiacchiere e se vi piace la musica locale, potrete incappare in una serata di Sevdalinka. Se vi fermate a Sarajevo più di un paio di giorni magari troverete il tempo di visitare i suoi interessanti dintorni, dove è la natura a farla da padrona, come a Vrelo Bosna, la sorgente del fiume Bosna che da il nome alla nazione. Si trova a 15 km dalla Baščaršija vicino alla città di Ilidža ed è raggiungibile via taxi o col Tram numero 3 Ilidža – Baščaršija direzione Ilidža fino al capolinea. Sarajevo ha tante, tantissime storie in ogni angolo, in ogni locale e volto che vi sorriderà, sta a voi farvi coinvolgere.

Testo e foto di Alessandro Vitali |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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