Il nostro viaggio nei profumi e nei colori dell’India parte da Nuova Delhi e tocca le altre due tappe del classico tour denominato “Il triangolo dell’Est” , cioè Agra e Jaipur. Atterriamo puntuali con un volo della China Airlines a Nuova Delhi in mattinata e dopo il check in ci rechiamo in hotel prendendo possesso delle camere. Posati i bagagli, ci dirigiamo verso la città vecchia inoltrandoci nel mercato:un’ esperienza abbastanza forte per noi occidentali, abituati alla pulizia ed al massimo decoro, qui invece tutto è messo in discussione. Vivendo a migliaia di chilometri da qui, non immagineresti mai di vedere il venditore di acqua (foto venditore d’acqua), che offre semplice acqua in un bicchiere di metallo che poi lava immergendolo semplicemente in un secchio, così come puoi trovare qualcuno che si lava agli angoli delle strade . La vita è qui scandita dalla massima semplicità e naturalezza nello svolgersi delle cose.
Ma Delhi non è solo questo, ma anche religione , civiltà. Basti pensare alla folla di indiani che quotidianamente fanno omaggio alla tomba di Gandhi. Per chi volesse fare una bella esperienza consiglierei di visitare il Bangla Sahib Gurudwara che è un tempio Sikh. Comprende il tempio principale, una cucina, una piscina le cui acque si pensa, abbiano proprietà curative, una biblioteca, una scuola secondaria ed un ospedale. In origine era un bulgalow costruito da un raja Jai Singh, un sovrano indiano, successivamente venne abitato da un guru di nome Har Krishan, il quale durante un epidemia di colera, diede la possibilità al popolo di approvigionarsi di acqua. Proprio per questo , per rispetto e venerazione di questo guru, la struttura venne ampliata e divenne luogo di culto. La cucina è aperta a tutti, chiunque può collaborare nella preparazione dei pasti a base di lenticchie, chapati (pane indiano) e patate, serviti su vassoi di metallo, con i commensali tutti in fila seduti a gambe incrociate. Le cucine sono visitabili per i turisti purchè rispettino certe regole: rigorosamente a piedi nudi e con la testa coperta da un foulard. E’ un’esperienza davvero unica, così come vedere giovani, vecchi e bambini lavarsi nella piscina dall’acqua sacra.
Durante il tragitto che ci porterà da Delhi ad Agra non si può far a meno di vedere una realtà completamente diversa dalla nostra a cominciare dai barbieri per strada ed i sarti, per finire alle impalcature in canna di bambù(In India non è prevista la L.626 sulla sicurezza del lavoro). Arriviamo così ad Agra: che dire parlare del Taj Mahal è d’obbligo. E’ stata costruita per volere dell’imperatore Mughal Shah Jahan in memoria della moglie, ed è considerato uno dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. I lavori per la sua costruzione durarono ben 22 anni e vi presero parte artisti e artigiani provenienti dall’ Asia centrale ma anche dall’ Europa , tra questi un italiano di nome Geronimo Veroneo. La struttura in generale è composta da un portone, un giardino diviso da due canali d’acqua che si incrociano tra loro, due Moschee ai lati del Mausoleo che è limitato ai quattro angli dai minareti. Dall’esterno è un’opera ciclopica , ma l’interno del Mausoleo è davvero piccolo.
Proseguendo nel tour sempre ad Agra visitiamo il Forte, un complesso enorme di arenaria rossa eretto intorno al 1500 che il sultano Akbar il Grande voleva trasformare come sede principale dell’Impero Mogul, ma morì poco dopo il suo insediamento. Successivamente l’imperatore Mughal Shah Jahan , durante il suo regno, 1628-1658, lo ingrandì inserendoci palazzi e moschee di marmo intarsiato con pietre preziose lavorate da abili mani degli artigiani locali . E’ davvero molto bello! Una delle attività principali degli indiani è infatti la lavorazione delle pietre preziose e dei tessuti che lavorano con grande abilità e maestria. Dirigendoci verso la città di Jaipur, chi significa la città “rosa” , così definita dal colore caratteristico delle case, a proposito tutte le città che terminano con il suffisso -pur , sono legate ad un colore, infatti oltre Jaipur, abbiamo Jodhpur caratterizzate da case color indaco, e così via, incriciamo Fatehpur Sikri, la “città della vittoria”, così chiamata in onore dell’imperatore Akbar che conquistò il Gujarat in breve tempo, ma anche “città abbandonata” in quanto per scarse risorse d’acqua, l’imperatore fu costretto a trasferire la capitale a Lahore e quindi in breve tempo la città venne, appunto ,abbandonata. Quel che rimane comunque è tenuto molto bene ed è di grandissimo valore storico e comprende numerosi edifici, una moschea ed una piazza centrale, non ci sono abitazioni private. Da non perdere è il Palazzo reale.
Entrando finalmente nella “Città Rosa” – Jaipur – notiamo ai bordi abili artigiani che con grande maestria creano delle collane di fiori stupende che vengono utilizzate anche per dare il benvenuto ai turisti e tutta la strada è un rincorrersi di colori e profumi. Siamo giunti nel cuore pulsante della città e notiamo sulla nostra destra un palazzo dorato il cui colore è dovuto all’arenaria rinforzato dalla luce del sole pomeridiano, che sembra quasi un enorme ricamo in cui finestrelle e nicchie si rincorrono l’ una con l’altra: è il “ Palazzo dei venti” (Hava Mahal) così detto perchè il vento passando tra esse, crea una melodia.Qui le donne dell’harem tempo addietro potevano assistere alle parate ed alla vita di strada senza essere viste, un po’ come la finestrella di un confessionale. Spingendoci oltre ci dirigiamo verso il Palazzo di Jaipur “ Jaipur City Palace “ , composto da due edifici principali il Chandra Mahal ed il Mubarak Mahal, e da altri più piccoli. Un tempo fu la sede del Maharaja di Jaipur, oggi è una residenza reale. E’ composto da giardini e cortili di rara bellezza. Uscendo dalla città a pochi chilometri , ci imbattiamo in un struttura possente: la fortezza di Amber, i cui nome prende origine dall’omonima cittadella che sorge su una collina ed a picco sul lago, costruita intorno al 1600. La visitiamo salendo lungo dei corridoi a dorso di elefanti dipinti, esperienza esaltante quanto scomoda. Fu voluta dal Raja Man Singh ed è stata la capitale del Kachhawa prima che la capitale divenisse Jaipur. La parte esterna della struttura in arenaria rossa e dal carattere massiccio, contrasta con la parte interna composta da colonne e bassorilievi riccamente decorati con pietre preziose e specchi. Tra un palazzo e l’altro possiamo trovare qualche incantatore di cobra che ci invita ad accarezzare il suo amichetto, ma noi molto coraggiosamente, decliniamo l’invito.
Il viaggio volge al termine e ripercorrendo la strada verso Nuova Delhi ripensiamo che nonostante le strade siano frequentate da auto, camion, tre ruote, trattori, mucche ,cani e motorini vari, per non dimenticare buche e venditori di frutta ai bordi della strada, l’India valga sicuramente tutto questo e ciò che sicuramente non dimenticheremo mai è l’ospitalità, il sorriso ed il calore della gente……… Namastè!
Testo e foto di Enrico Maggi
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.