Cina: Guizhou, incanto rurale

Le risaie disegnano le colline della Provincia del Guizhou ©Daniele Bellucci
Le risaie disegnano le colline della Provincia del Guizhou ©Daniele Bellucci

Insolita e poco conosciuta, la provincia di Guizhou è un territorio ancora autentico punteggiato da villaggi arroccati su declivi ondulati, campi terrazzati e foreste di bambù, dove le tradizioni delle minoranze etniche locali sopravvivono ancora intatte.

Guizhou  è tra le province più povere della Cina, nonostante sia abbracciata dalle ben più famose sorelle Yunnan e Guangxi, che sembrano quasi vergognarsi della parentela, dall’alto della loro fama e ricchezza prodotte da sviluppo e turismo. D’altronde cosa ci si può aspettare da una provincia dove neanche il sole si degna di affacciarsi, come racconta un proverbio locale? E infatti questo sembra prospettare il lungo percorso dalla capitale Guiyang – cielo grigio, di strade a griglia e palazzoni in cemento armato di radice comunista, – verso l’est della provincia. Un paesaggio costellato da villaggi abitati da arcaiche comunità radicate nella cornice di un paesaggio incontaminato.

An elegant fisherman fishing on Wuyang River in Zhenyuan, Guizhou province, China

Tuttavia la cruda realtà si rivela di natura ben più livida e meno romantica. In sostanza una serie di piccole Guiyang, compresa Taijiang – sede dell’inaugurazione del Sister’s Meal Festival – un’anonima cittadina adagiata sul fiume Qingshui, talmente grigia che si sveglia appena dal torpore davanti al colorato corteo della sfilata degli abitanti Miao di tutta la provincia. Si approda poi a Zhenyuan, una città il cui cuore in pietra sale su una collina sovrastata da un tempio che sembra sospeso nel vuoto mentre in basso si adagia sul fiume Wuyang.

An old man fishing over the Wuyang River among the houses of Zhenyuan, in Guizhou province, China

È questo l’emblema del volto della Cina contemporanea, in equilibrio sempre più instabile tra il mantenimento di un ritmo di vita placido sulle secolari tradizioni e le necessità di una modernizzazione frenetica. Ad ovest i locali, le pizzerie, la vita notturna; ad est l’ansa del fiume rallenta l’acqua come i battiti del cuore di chi attraversa un antico ponte in pietra sormontato da una pagoda, al di là del quale si erge, come una costellazione, un complesso di templi illuminati di notte dalle luci fiabesche della luna. Si segue il lungo  fiume silenzioso che curva riflettendo immobili i palazzi sovrastanti, poi un altro ponte alla fine dell’ansa, dove tavolini all’aperto annunciano la presenza di un piccolo locale i cui gestori, tra una birra e l’altra, si mettono, chitarra e voce, ad intonare canzoni folk dagli echi antichi che si spandono sul fiume. Zhenyuan è questa, poi si comincia a scendere verso sud: le piccole cittadine cominciano ad alternarsi a villaggi in legno o pietra dove freme la vita antica di contadini ed artigiani, e le strade in cemento cominciano a farsi più strette e strozzate. Si arriva quindi a Shidong, una cittadina tra le più grandi dove vive l’etnia Miao, non bella, a giudicare dalle case che ne costituiscono l’ossatura, ma piena di magia. Ed è qui che converge, al termine della cerimonia dell’offerta del riso, l’apoteosi cromatica della marea di donne Miao, che danno inizio alla loro magnetica, singolare danza, fatta di passi accennati, di avanzamenti impercettibili, a ritmi scanditi da un tamburo.

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Il viaggio prosegue verso sud dove si incontrano le spettacolari forme geometriche delle terrazze di riso che trovano il loro culmine a Jiabang. È un piccolo villaggio che si inerpica fin sopra le nuvole in un panorama che conduce a scenari ogni volta diversi, e ad incontri con i contadini che vanno avanti e indietro coi loro tipici cappelli a cono. Ed ecco in lontananza comparire Zhaoxing, un enorme villaggio completamente in legno, introdotto da ponti e mulini che sembrano disegnati dalla mano di Hayao Miyazaki. La via principale è l’unico, semplice riferimento per potersi poi perdere nei vicoli del villaggio, appena la si abbandona si entra in dimensioni che si alternano con una varietà sorprendente: dai leggeri ponticelli sul ruscello proveniente dalla vicina montagna,  stretti da locali e gallerie in legno come in un film western, a scorci che si aprono improvvisi sulle case dai cui balconi le donne Dong stendono le fasce dei loro abiti neri; dalle piazzette nascoste che celano le anziane tessitrici nelle minuscole botteghe, agli stretti vicoli dove le bambine in abiti tradizionali corrono a perdifiato.

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Il tutto sotto l’incessante, ritmico e soffuso battito dei martelli con cui le artigiane appiattiscono gli abiti per la vendita ai rari turisti. Creando un’eco che scandisce il tempo di una comunità che ancora non si arrende alla velocità contemporanea.

Testo e foto di Daniele Bellucci |Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com

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INFO UTILI

Informazioni: L’ufficio Nazionale del Turismo Cinese ha da poco un sito in lingua italiana dove potrete trovare molte informazioni per viaggiare in Cina

Come arrivare: Volo intercontinentale per Pechino. Per raggiungere Guiyang, la capitale del Guizhou, si può prendere un volo interno (3 ore circa) o un treno superveloce (10 ore).

Quando andare – Clima: Il Guizhou è una zona montuosa dove il sole si vede raramente. In generale comunque i periodi meno problematici sono le stagioni intermedie (primavera ed autunno). D’inverno fa molto freddo anche se il sole fa capolino più spesso. L’estate è calda e piovosa per via dei monsoni.

Dove dormire: Il Guizhou non ha una grande offerta ma, rispetto agli anni passati, non è difficile trovare hotel e guesthouse anche nei villaggi meno popolati

Dove mangiare: dappertutto sono presenti ristoranti che offrono cucina locale. Più difficile trovare ristoranti di cucina internazionale.

Viaggio organizzato: China Minority Travel tour operator specializzato nel sud della Cina costruisce i suoi itinerari in base alla varietà delle minoranze etniche, alle mete meno turistiche, ai villaggi più tradizionali ed incontaminati.

Fuso orario: + 7 ore rispetto all’Italia;+ 6 ore quando in Italia vige l’ora legale.

Documenti: Passaporto con validità 6 mesi dalla data di arrivo e visto per la Cina da fare in poche agenzie autorizzate dall’ambasciata

Vaccini: nessun vaccino obbligatorio. E’ consigliabile una profilassi antimalarica se si visita la regione d’estate

Lingua: Cinese. L’inglese è rarissimo anche nella maggior parte degli hotel. E’ bene fornirsi di una guida che parli inglese.

Religione: Prevalentemente animista. Ma si pratica anche la religione buddista e taoista.

Valuta: Yuan (CNY)

Elettricità: 110/220 volt. Le prese sono di tipo americano, basta munirsi di un adattatore universale nei propri luoghi di origine.

Telefono: +86. La copertura è presente quasi esclusivamente nelle grandi e medie città, a meno di non acquistare una SIM cinese, ad esempio China Mobile

Abbigliamento: L’inverno è freddissimo, l’estate calda, quindi l’abbigliamento è in funzione del periodo in cui si visita, una cosa che non deve mancare mai è una giacca contro la pioggia e un ombrello.

Shopping: prodotti tessuti a mano dalle abitanti della varie minoranze etniche, o manufatti d’argento (orecchini, collane, bracciali) facendo bene attenzione che non siano di plastica o alluminio.

Eventi: Lusheng Festival (febbraio), Sisters’ Meal Festival (aprile) nei villaggi nell’area delle minoranze etniche attorno a Kaili, circa 200 km ad est della capitale Guiyang

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