Maldive zaino in spalla

Iniziamo sfatando qualche mito. Le Maldive non sono solo per pigri e ricchi vacanzieri. Ecco un’idea per viverle ed innamorarsene da viaggiatori.

di Maristella Mantuano

LE GUESTHOUSE– Da un paio di anni sono una destinazione di viaggio anche per chi, zaino in spalla (meglio che trascinare un trolley sulla sabbia), vuole scoprire lo stile di vita maldiviano, svegliarsi col richiamo alla preghiera dei muezzin, giocare a pallavolo con i ragazzi del posto e fare la spesa nell’emporio dell’angolo. Il Governo (lungimirante) ha, infatti, liberalizzato l’apertura di piccole guesthouse nelle isole abitate (i resort sono solitamente su isole di proprietà della catena alberghiera), a patto che la proprietà resti un’esclusiva dei cittadini maldiviani. Molti stranieri, quindi, hanno deciso di investire. Ne è venuto un mix vincente: gusto e standard europei e gestione maldiviana attenta e appassionata, spesso impreziosita da decenni di esperienza professionale nei resort.

MALDIVIAN LIFE STYLE– Incrociare lo sguardo arrossato dei pescatori che al mattino escono in barca, quello timido delle donne velate che vanno a fare la spesa, quello curioso dei ragazzini in bicicletta, consente di entrare in sintonia con il ritmo misurato e lento della vita maldiviana. La giornata comincia alle prime luci dell’alba: le botteghe alla strada lasciano intravedere l’operosità di falegnami, sarti, fabbri. I più anziani chiacchierano sulle amate joli, sedie fatte con reti e strutture in ferro o in legno a ogni angolo di strada. Altri tagliano le noci di areca in dischi sottili all’ombra. Le mamme accompagnano a scuola bambini profumati e pettinati, le nonne rassettano la casa e spazzano il tratto di strada di fronte, piegate su stesse, con foglie secche di palma. Non c’è bisogno di curiosare per capire in quanti ci abitano: basta contare le infradito (di ogni misura, colore e decoro) che vengono lasciate sull’uscio per non portare sabbia all’interno.

 

SPIRITO DI ADATTAMENTO- Scegliere le Maldive delle isole abitate significa però accettare anche qualche compromesso. Le donne devono sempre coprire spalle e ginocchia e possono stare in bikini solo nelle spiagge riservate ai non musulmani (oltre che in barca, nelle isole disabitate e sulle lingue di sabbia). Si deve rinunciare a carne di maiale ed a qualsiasi bevanda alcolica (birra inclusa) e fare i conti con una coscienza dell’ambiente ancora immatura (troppo spesso i rifiuti in plastica finiscono a poca distanza dal mare cristallino).

THINADOO– Il nostro viaggio comincia in quest’isola di appena 30 abitanti a sud dell’atollo di Felidhoo (90 minuti di motoscafo da Malè). Qui Wafir e sua moglie Erika (genovese) gestiscono con professionalità e cura “da resort” l’Hudhu Raakani, una bella guesthouse di 5 stanze ad appena 20 metri da una splendida spiaggia riservata agli ospiti. Tutto è incluso nel prezzo: trasporto da e per aeroporto in motoscafo, pasti, escursioni, etc. Il ristorante, con piatti sempre vari e di primissima qualità, è in un suggestivo gazebo di legno sotto le palme, a pochi passi da paguri e coralli. Una volta alla settimana, sculture di sabbia e cena a lume di candela, con decorazioni floreali e tavoli a riva. Poi “bodu beru”, musica tradizionale tamburi e voce, fino a notte fonda. Ogni giorno, un’avventura diversa a bordo del dhoni (imbarcazione tradizionale). Indimenticabile quella a Vashu Ghiri, un fazzoletto di sabbia bianca, un mare cristallino che degrada fino al reef, altalene di corda e legno e decine di uccellini che trovano fresco e riposo all’ombra delle palme. Uno dei luoghi più belli ed incontaminati dell’atollo, dove, su richiesta, potrete addormentarvi guardando le stelle e svegliarvi alle prime luci dell’alba. Una magia che da sola vale tutto il viaggio.

KEYODHOO– A mezz’ora di traghetto, c’è Keyodhoo, popolosa isola di 7 ettari ed 800 abitanti. Lo si capisce fin dall’arrivo al porticciolo, pieno di vita a qualsiasi ora, anche grazie al bar Levantine, con musica di sottofondo fino a sera. Una sorta di “Bodeguita del medio” maldiviana. E’ proprio sui variopinti dhoni attraccati al molo che si affaccia il Jupiter Sunrise Lodge, con le sue 4 stanze nuove, spaziose ed affacciate su un patio dove intrattenersi con gli altri ospiti giocando a freccette. Gestito in loco da Kubbe Di Moos, specialmente adatto a chi ama la pesca, offre un trattamento all inclusive comprensivo anche delle escursioni in barca giornaliere, come quella nel reef dell’isola di Ambara , dov’è facile avvistare mante e tartarughe. Ottime le specialità maldiviane in tavola: petties (panzerottini di patate, cipolla e pesce), riha folli (involtini piccanti) e mas huni (tonno, cipolla, cocco e peperoncino grattugiati), da accompagnare con il roshi, pane non lievitato.

Ristorantino

MAAFUSHI E GURAIDHOO– A quattro ore di traghetto, risalendo verso la capitale, c’è Maafushi (1.200 abitanti), dove ha sede anche l’unica prigione maldiviana. La vocazione turistica ha agevolato il proliferare di hotel. A 100 metri dall’unica spiaggia riservata ai turisti, sorge una guesthouse nuove e modernamente arredate: Water Breeze. A meno di un’ora di traghetto da Maafushi, c’è l’isola di Guraidhoo (1.800 abitanti), paradiso dei surfisti e degli appassionati di immersioni. Nel canale (kandu) che la separa dalle isole intorno, infatti, vivono gli squali balena: enormi (lunghi fino a 12 metri), a pois e vegetariani. Con la bassa marea, attraversando a piedi la laguna, si arriva all’isola disabitata di fronte. Bastano maschera e pinne per ammirare agili e schivi cuccioli di squalo, lunghi non più di 80 cm, partoriti in questo specchio d’acqua profondo mezzo metro. Uno spettacolo davvero emozionante. Per il soggiorno, la guesthouse Dacha Maldives. Le Maldive, in qualsiasi modo si decida di viverle, lasciano il segno. Chi sceglie le isole abitate, tuttavia, oltre all’insuperabile mare, potrà scoprirne un mondo che, agli occhi dei vacanzieri da resort, è più sommerso degli abissi oceanici.

Foto Victor Liotine| Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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