
Il secondo pezzo del racconto di viaggio in Sri Lanka di Vittoria Pasini.
Poco importa se il riso è l’alimento principale di colazione, pranzo e cena; se il caldo e l’umidità spezzano le gambe; se le preghiere buddhiste ti costringono ad alzarti dal letto alle cinque del mattino. Perché i tramonti, il silenzio della sera e la religiosità della gente vincono su ogni cosa.
Una religiosità che si infiltra nella pelle soprattutto a Kandy, la città più devota al Buddhismo di tutto lo Sri Lanka. E’ caotica, calda e rumorosa ma una passeggiata fra gli alberi di mogano e di mango attorno al lago, nel cuore della città, restituiscono immediatamente un senso di pace. Sullo sponda settentrionale del Kandy Lake sorge lo Sri Dalada Maligawa, il Tempio del Sacro Dente di Buddha: la leggenda narra che il dente fu strappato alle fiamme della pira funeraria di Buddha, in India, e introdotto in Sri Lanka nascosto tra i capelli di una principessa.

La reliquia non è visibile, ma nascosta in uno scrigno d’oro all’interno di un altrettanto sfarzoso sacrario in mogano e avorio. E qui arrivano schiere di devoti da tutto il mondo, lasciano offerte, pregano e piangono, in silenzio, assorti fra la penombra e il dolce profumo dei fiori di loto.
Tutt’altro clima e contesto appartengono alla città di Nuwara Eliya, a quasi 1900 metri di altezza sul livello del mare, a Sud di Kandy. Nota coma la “Piccola Inghilterra”, fu fondata da Samuel Baker nel 1846 e di conseguenza diventò il luogo di villeggiatura di ricche famiglie inglesi. Vi costruirono hotel, campi da golf, piste per le corse equestri, il tutto in stile rigorosamente anglosassone. Credo che il fascino autoctono della zona lo si trovi però fuori dalla città, dove distese di rigogliose piantagioni di the si inseriscono perfettamente fra le verdeggianti montagne. Così, per qualche istante ti ritrovi a giocare a calcio con alcuni bambini tamil, a fermarti di fronte ad un’instancabile cascata, a respirare a pieni polmoni l’aria fresca e, proprio qui, ti rendi conto di essere viva.

Continuando per la strada dal panorama mozzafiato, si procede con calma verso sud, verso il mare, per andare nella zona di Galle. Durante il tragitto l’unica cosa a cui pensavo era il momento in cui mi sarei sdraiata sotto il sole; dimenticavo che quella è la zona colpita dallo tsunami del 2004. All’improvviso un senso di partecipazione e compassione si infrangono su di te, proprio come un’onda, ma inutile dire che non si può assolutamente capire gli attimi di terrore che ha provato la popolazione.
Restaurata dopo lo tsunami, la fortezza di Galle è uno dei patrimoni Unesco dell’Isola, nonché il miglior esempio di città fortificata costruita dagli europei in Asia nel corso dei secoli. E migliaia di turisti arrivano per godere del meraviglioso mare cristallino di Unawatuna, bevendo latte di cocco sulla spiaggia direttamente dal frutto del King Coconut.
Tornando verso casa, a Ragama, ho pensato a tutto ciò che mi ha arricchito durante questa esperienza in Sri Lanka e, proprio ora che mi stavo abituando al lento ritmo cingalese, è già tempo di rifare le valigie e partire per un’altra avventura.
Testo di Vittoria Pasini foto di Lucio Rossi |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.