Auguri a Gabriel Garcia Marquez sognando Macondo

Un murales di Gabo ad Aracataca la sua città d'origine ©Anna Maspero
Un murales di Gabo ad Aracataca la sua città d’origine ©Anna Maspero

Il 6 marzo cadono i novant’anni della nascita di Gabriel Garcia Marquez, autore di un capolavoro assoluto come Cent’anni di solitudine, di cui proprio quest’anno ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione; l’opera che nel 1982 gli valse il Premio Nobel per la letteratura e che in seguito ha stregato milioni di lettori, trascinati in quell’universo immaginifico di luoghi e personaggi definito Realismo Magico. La Colombia è la terra dove Gabriel Garcia Marquez ha trovato la materia prima per i suoi racconti, mescolando leggende e accadimenti, fantasia e storie vere. Il pellegrinaggio non può che iniziare dal mitico Macondo, anche se sulle mappe è sempre scritto Aracataca, dove Gabo nacque e visse fino all’età di otto anni, ascoltando i racconti della nonna Tranquilina Iguarán, ma soprattutto da qui trasse quell’enorme bagaglio fantastico che gli permise di scrivere il suo capolavoro. Qui si trova la casa in cui lo scrittore nacque, ricostruita e trasformata in un piccolo e curato museo. Sui muri dei pannelli riportano i testi di Cent’anni di Solitudine permettendo di collegare la storia della casa all’opera di Marquez. Per ripercorrere le tracce proseguite verso Santa Marta, affacciata sulla costa caraibica e con alle spalle il massiccio innevato della Sierra Nevada. Fatelo tra le righe de Il Generale nel suo Labirinto, uno dei romanzi meno noti di Márquez, in cui racconta gli ultimi mesi di Simón Bolívar, l’eroe dell’indipendenza sudamericana. Nella splendida Casa de la Aduana insieme a un piccolo e curatissimo Museo de Oro, vi è una sala dedicata ai trionfi, alle sconfitte e agli amori del Libertador, che qui fu vegliato dopo la sua morte.

Alcune opere dello scrittore colombiano ©Anna Maspero
Alcune opere dello scrittore colombiano ©Anna Maspero

Per i veri patiti di Marquez ci sono altre possibili tappe della ruta: verso est la città di Riohacha, dove si trova la casa in cui Gabo fu concepito, oppure verso l’interno del Paese, a Sucre, dove egli visse con la famiglia prima del trasferimento a Cartagena, e infine Valledupar, un luogo importante per l’invenzione di Macondo. Senza dimenticare il  paesino di Ciénaga dove nel 1928 avvenne il massacro dei lavoratori della compañia bananera, avvenimento su cui pochissimo era stato scritto finché Marquez non ne fece uno degli episodi più significativi di Cent’anni di Solitudine. Sul vicino promontorio si trova Barranquilla: qui Gabo adolescente studiò nel Colegio Gesuita San José e qui si trasferì nuovamente nel 1950 entrando nella redazione del quotidiano El Heraldo, dove teneva la rubrica intitolata La Jirafa, scrivendo con lo pseudonimo di Septimus su fatti d’attualità e personaggi che in parte divennero i protagonisti dei suoi romanzi. Qui si formò come giornalista e come scrittore. La ruta sulle orme di Marquez si conclude a Cartagena de Indias, per lui, e non solo per lui, la città più bella del mondo. Qui Marquez ha costruito la sua casa rivolta verso il Mar de Caraibi, dove amava tornare e dove, nel Claustro de la Merced dell’Università, nel 2016 sono state tumulate le sue ceneri. Gli amanti di Marquez e della Colombia non potranno perdere il reportage dedicato a Mompox sul prossimo numero di Latitudes, luogo simbolo del Realismo Magico dove l’autore colombiano ha ambientato un’altra storia memorabile: Cronaca di una morte annunciata.

 

Testo di Anna Maspero | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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