Santa Cruz de Mompox. Sulla scia di Macondo

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Santa Cruz de Mompox è un luogo perso in un intrico di canali e paludi sul Rio Magdalena nella regione della Costa colombiana, una città dimenticata, “lejana y sola”, come cantava Garcia Lorca a proposito di Córdoba. E in fondo assomiglia proprio a una città andalusa che il capriccio di qualche architetto ha spostato ai tropici. Durante il tempo delle colonie era una città ricca, aristocratica e mercantile. Grazie alla sua posizione strategica sul fiume, vicina alla costa, ma sufficientemente lontana per essere protetta dalle incursioni dei pirati, fu fino alla fine del XIX secolo uno scalo obbligato: qui attraccavano centinaia di barche e battelli che trasportavano l’oro e l’argento destinati alla corona spagnola e le merci per rifornire le città fondate all’interno della colonia. Ma il fiume, motivo della ricchezza di Mompox, è stato anche la causa della sua decadenza: l’accumulo di sedimenti ne cambiò il corso spostando il traffico sul Brazo de Loba, poi strade, ferrovie e aeroporti rimpiazzarono i trasporti fluviali. Quello che era l’animato porto di Mompox è ora deserto: nessuna barca moderna e nessun vecchio vaporetto, soltanto un paio di lance per traghettare sull’altra riva.

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Forse è il caldo, forse la stanchezza, ma non si può nascondere un po’ di delusione dopo il lungo viaggio da Cartagena fin qui: Mompox, malinconica e altezzosa, non si concede facilmente. Proprio la lontananza da tutto, la solitudine e l’abbandono sono il suo segreto, capaci di aggiungere fascino e magia a un luogo dove il tempo si è fermato. “Por Mompox no se pasa, se llega”, non si passa ma ci si va, racconta Walter Gurth, un austriaco che, dopo aver girato il mondo in barca, ha scelto questo luogo per mettere radici, restaurando con le sue mani l’antico Forte di San Anselmo per trasformarloin un ottimo ristorante.

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La città è un gioiello architettonico coloniale perfettamente conservato e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Le tre strade che formano il nucleo antico corrono parallele al Rio Magdalena: la Albarrada, il lungofiume ombreggiato da grandi alberi popolati da scimmie e grosse iguane, l’aristocratica Calle Real del Medio e la Calle de Atrás, dove termina la parte antica. Basta curiosare fra i nomi delle vie che intersecano le tre principali e lentamente si entra nel sogno: Calle de No te Veo, la Sierpe, Tumbamuertos, de la Amargura, de la Mierda (c’erano i bagni pubblici…), el Culeadero (c’era una casa di tolleranza) e poi Casa Macondo, Casa de Los Angeles, Casa del Recuerdo (l’ospizio). Bisogna soffermarsi di fronte a una targa commemorativa dove incisi nella pietra ci sono gli arrivi e le partenze di Simón Bolívar, che da qui con quattrocento momposinos iniziò la sua battaglia per l’indipendenza del continente e dichiarò “Si a Caracas le debo la vida, a Mompox le debo la gloria”. E fu proprio a Mompox, soprannominata “La Valerosa”, che l’aristocrazia criolla proclamò per prima la libertà dalla Spagna.

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Le antiche case sono quasi tutte a un piano, con tetti in tegole, portali in pietra, grandi finestre protette da eleganti grate in ferro battuto, appoggiate a basamenti ornamentali ognuno diverso. Basta scostare le pesanti porte di legno e, protetti da muri spessi, si scorgono ingressi spaziosi con mobili e oggetti antichi, testimoni di una ricchezza sbiadita dal tempo, ma impreziosita da una patina di antico. Ampli giardini interni sono racchiusi da portici sostenuti da colonne e archi a tutto sesto. Nella penombra dove il sole non riesce a penetrare si intravedono persone che chiacchierano tranquille sulle vecchie sedie a dondolo. Appena fuori si ritrova la luce infuocata del pomeriggio. E poi rifugiatevi nelle chiese: sono sei, oltre a quattro cappelle, perché qui tutte le comunità religiose – dominicani, agostiniani, francescani e gesuiti – erano presenti. Davanti alla torre ottagonale di Santa Barbara con tanto di balcone, Ernesto Silva, historiador locale e guida preziosa, racconta la leggenda di una fanciulla araba qui rinchiusa perché innamorata di un cristiano e aggiunge che ci sarebbero anche altre storie simili, perché “a Mompox tutto è immobile, ma non le passioni”. Sembra davvero di muoversi dentro un racconto di García Márquez, anche se pare che Gabo nei suoi molti viaggi lungo il Rio Magdalena non vi si sia mai fermato. Mompox è certo il luogo che più assomiglia a quel Macondo che tutti abbiamo immaginato e non è un caso che Francesco Rosi abbia girato fra le sue vie molte delle scene di Cronaca di una morte annunciata, la tragica storia di Santiago Nazar che ama, fugge e muore. Mompox, la bella addormentata, presto si risveglierà dal suo sonno secolare. Fra qualche mese dovrebbe aprire l’aeroporto inutilizzato da anni ed è stata approvata la costruzione del Ponte della Riconciliazione, il più lungo della Colombia, per unirla al resto del Paese. Il fascino di questa città annidata su un’isola in mezzo a fiumi e canali svanirà lentamente. Forse allora Mompox cesserà di esistere, ma noi continueremo a sognarla.

Testo e foto di Anna Maspero|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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INFO UTILI

Informazioni: http://www.colombia.travel

Come arrivare: Voli per la Colombia dalle principali città italiane con Iberia e Avianca, la compagnia aerea colombiana che ha come hub gli aeroporti spagnoli di Madrid (18 voli a settimana) e Barcellona (7 voli a settimana) da dove partono collegamenti per Bogotà. I voli sono operati con nuovi aeromobili Boeing 787

L’aeroporto principale è El Dorado di Bogotà e da qui si può proseguire per 25 destinazioni all’interno del Paese. Tutti i voli operati da Avianca sono acquistabili presso le agenzie di viaggi o al Call Center di MST GSA al 02/86998147
Quando andare: Il clima è tropicale, molto simile nell’arco dell’anno, mentre varia a seconda dell’altitudine. I mesi più adatti per un viaggio sono dicembre – gennaio che è anche l’alta stagione per i colombiani.

Dormire: Ottime infrastrutture e servizi. A Mompox molte case antiche sono diventate guesthouse o hotel di charme, come il Boutique Hotel Bioma www.bioma.co, curatissimo e con ottimo cibo.

Mangiare: La cucina è piuttosto semplice, varia in base alla regione: pesce sulla costa accompagnato da riso al cocco; carne con riso, fagioli, platano fritto e patate nell’interno del Paese. Tipico è l’ajiaco, minestra a base di pollo e patate. Fra le bevande l’agua de panela a base di zucchero di canna, il canelazo (rum, acqua, cannella) e un’enorme varietà di succhi naturali. Altra grande ricchezza colombiana è il caffè, buone le marche Juan Valdéz e San Alberto. A Mompox consigliato il Fuerte San Anselmo www.fuertemompox.com con ottimo cibo in un edificio storico di grande impatto.

Viaggio organizzato: Un viaggio particolare è quello organizzato da Kel 12 nei luoghi del realismo magico di García Márquez e a Caño Cristales (in stagione) www.kel12.com

Fuso orario: La differenza di orario è di -6 ore rispetto all’Italia, -7 ore quando in Italia è in vigore l’ora legale

Documenti: Passaporto con validità residua di almeno sei mesi per soggiorni inferiori ai 90 giorni e biglietto aereo.

Vaccini: Non è obbligatoria alcuna vaccinazione.

Lingua: Spagnolo.

Religione: Cattolica con anche diverse sette protestanti.

Valuta: Peso colombiano (COP); la moneta estera maggiormente diffusa è il dollaro USA.

Elettricità: 110 Volts con prese di tipo americano.

Telefono: prefisso 0057. Ovunque diffuso internet e wi-fi gratuito.

Abbigliamento: adatto per i due differenti tipi di clima, fresco in altitudine, caldo umido sulla costa.

Shopping: amache, terrecotte e i ponchos colombiani. Famosi gli smeraldi. Il caffè è considerato tra i migliori al mondo.

Suggerimenti: Se ci andate fra giugno e ottobre non perdetevi un’escursione di alcuni giorni a Caño Cristales, un fiume dove le alghe creano incredibili effetti cromatici.

Eventi: Carnevale di Barranquilla, il secondo più famoso in America Latina dopo quello di Rio.

Linkutili:

www.tuttocolombia.com

http://www.tourincolombia.com/

https://www.youtube.com/watch?v=3ZPzNVwgjVI

https://vimeo.com/118005779

https://www.youtube.com/watch?v=cDAIrwGLDdk

 

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