Victoria Falls è una piccola città ‘sospesa’. Sospesa su una base di granito che, poco più sotto, si disintegra e precipita in un gorgo impressionante che accoglie le acque tumultuose del fiume Zambesi. Sospesa, perché dà l’impressione di essere stata costruita, come un lego disordinato, mano a mano che aumentava il flusso di turisti che oggi è imponente, determinante, anche e soprattutto per la vita di chi qui ci abita da sempre e si accontentava di casette tirate su alla svelta. Sospesa, ancora, per l’anarchia edilizia che la caratterizza.
Al di là degli alberghi, dei ristoranti, dei Lodge edificati sempre più a contatto con le meraviglie del ‘Fumo che Tuona’, Victoria è sparpagliata su un ampio territorio e le poche strade di collegamento si perdono poi in terreni terrosi che ospitano numerosi capannoni (in metallo, in muratura) a loro volta ‘regno’ per gli acquisti dei visitatori: tessuti colorati, piccole sculture in ferro battuto, minerali di ogni tipo, collane e monili di poco prezzo e di modesta fattura. Dappertutto sciamano ragazzi intraprendenti che offrono un ‘ricordo’ che quasi mai viene rifiutato da chi viene per visitare le cascate: sono banconote di valore ‘allucinante’ dell’epoca in cui lo Zimbabwe aveva dovuto affrontare un’inflazione monstre; anzi, una iper inflazione. Per pochi dollari (oggetto di snervante contrattazione) ci si mette in tasca banconote da un milione, cinquanta, cento milioni dei vecchi valori ora scomparsi e sostituiti nel 2015 dal Dollaro americano e dal Rand sudafricano.
L’economia della cittadina, va da sé, si regge sul turismo e su questa direttrice tendono gli sforzi di tutti: tour operator, piccole compagnie di trasporto, voli charter che collegato la zona ad Harare e favolose escursioni in elicottero. Per dove? Naturalmente sulle cascate del fiume Zambesi. Sono ‘giri’ che durano dai 15 ai trenta minuti o per periodi di tempo superiori, per chi se lo può permettere. L’elicottero si alza e raggiunge in un batter d’occhio la zona della cascata. Meglio sarebbe dire delle cascate perché, a seconda della stagione, si possono creare più fronti di discesa dell’acqua, divisi da imponenti muri di roccia. Il velivolo compie ampi giri sorvolando il gorgo centrale, il famoso ponte incassato nelle sponde che collega lo Zimbabwe allo Zambia e lo spettacolo dell’acqua che cade avvince e incute timore. Quindi si sposta verso nord (già Zambia) per sorvolare il tratto di fiume che precede la caduta delle acque. Alcune rocce affioranti creano code liquide che, incrociandosi, danno vita a piccoli gorghi roteanti. Non è raro vedere sugli scogli pescatori ardimentosi che tentano di catturare i pesci prima che precipitino a valle. Una meraviglia di spettacolo che ha pochi rivali al mondo. Uno spettacolo che deve aver abbagliato e commosso David Livingstone, tanti anni fa.
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del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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