Grandi amori: Paolo e Francesca

Debbo dire, con non poca sorpresa, che la cronaca dell’avventura amorosa fra Abelardo ed Eloisa, pubblicata di recente (14 luglio) ha incontrato il gradimento di molte lettrici, decisamente più romantiche e partecipative degli uomini. Di amori celebri (non solo europei) è pieno il mondo e varrà la pena in futuro raccontarne qualcuno. Oggi però è il turno di due innamorati che, per colpa (o invidia?) di Dante, sono addirittura finiti all’Inferno, nel girone dei lussuriosi. Le attenuanti per la tragica fine dell’amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Polenta non sono tuttavia poche, perché è quasi certo che la giovanissima Francesca, che all’epoca dei fatti ha un’età compresa fra i 15 e i 16 anni, si dimostra felice di pronunciare il suo ‘sì’ – su invito del padre Guido III, signore di Ravenna e Cervia – a contrarre matrimonio con il ‘Malatesta’. Vede e conosce il bel Paolo, gentile e affascinante; non può suppore – fidandosi di quanto le viene detto – che il suo assenso riguarda il fratello di Paolo, Giovanni Malatesta detto Gianciotto (Johannes Zoctus, ovverosia, zoppo). È così che, grazie alla presenza fisica di Paolo, sposa per procura suo fratello Gianciotto. L’inganno cui tutti si sono prestati, Paolo compreso, dà a Francesca un marito che non è il massimo delle sue aspettative, ma da ragazza intelligente fa di necessità virtù e col marito Gianciotto mette al mondo una figlia cui danno il nome di Concordia. D’altra parte Gianciotto, davvero innamorato di lei, la copre di attenzioni e le fa splendidi regali.

Come sempre, gli uomini non ci fanno una bella figura, in queste storie d’amore. Paolo il bello, fratello minore di Gianciotto, è già sposato del suo; da ben cinque anni è il compagno (fedele?) di Beatrice Orabile, dalla quale ha avuto due figli. Francesca, entrata nella famiglia dei potenti Malatesta di Rimini, vive nel castello di Gradara; si dedica alla cura della figlia, agli ozi di corte, alle incombenze varie che spettano alla ‘Signora’ del maniero. Riceve spesso la visita del cognato Paolo che possiede delle terre da quelle parti. Non è escluso che le visite abbiano una doppia giustificazione: da una parte per tacitare il rimorso per essersi prestato all’inganno del matrimonio, dall’altra per l’insorgere di un diverso sentimento nei confronti di Francesca. I due giovani si incontrano con sempre maggior piacere reciproco; si dedicano alla lettura e qui entra in gioco il sommo Poeta, che, dando voce a Francesca, spiega come sia nato questo amore che diverrà sconvolgente e fatale per entrambi: ’noi leggiavamo un giorno per diletto, di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.’ Lettura in gradevole compagnia, sempre più avvincente; ma poi le cose si complicano: ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante’.

Il bacio ‘tremante’ di Paolo conclude la lettura e dà il via alla passione.

Peccato che, come in tutte le storie che si rispettano, entra in gioco il solito personaggio ambiguo e spione, ruolo che nella vicenda ricopre Malatestino dell’Occhio (così chiamato perché aveva un occhio solo) uno dei fratelli Malatesta. Sicuro della tresca, avverte Gianciotto che evita di spostarsi a Pesaro dove ricopre la carica di Podestà. Coglie gli amanti in flagrante e, accecato dalla gelosia, sguaina la spada e si appresta a trafiggere Paolo; Francesca, nel tentativo di salvarlo, fa scudo con il proprio corpo all’amante. La fine arriva così per entrambi, con i corpi uniti per sempre dalla lama di Gianciotto. Dante, che nel V Canto dell’Inferno fa narrare a Francesca la triste storia, condanna l’adulterio come ‘peccato gravissimo’, ma fa tuttavia vagare nei cieli dell’inferno le loro anime unite. La fantasia popolare riserba alla figlia di Gianciotto e Francesca, Concordia, una vita nel convento delle Clarisse da lei stessa istituito, a Sant’Arcangelo di Romagna. La storia, forse non del tutto priva di annotazioni parimenti popolari, ricorda che nel 1581 (Paolo e Francesca concludono la loro avventura terrena nell’anno 1289) ricorda che nella Chiesa di Sant’Agostino di Rimini vengono trovati, in un’arca di marmo, i corpi abbracciati e fasciati in splendide vesti di seta di Paolo e Francesca. Uniti per sempre, molto più di quanto lo siano stati in vita.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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