Ottanta…voglia di vivere!

Federico Formignani sul Mekong, HoChi Min City, Vietnam

Fra quattro giorni, per l’esattezza il 19 settembre giorno di San Gennaro (quando a Napoli si scioglierà il sangue del Santo) io avrò trovato il modo di ‘sciogliere’ il mio compleanno al meglio. Come? Alla francese: i miei primi ottant’anni diverranno infatti quatre-vingtsans. Fantastico! Quattro volte venti! Avrò ancora quattro bellissime età (con la testa piena di sogni e di immancabili azioni cazzute da programmare) che mi proietteranno – suppongo – verso quattro nuovi destini di vita ai quali in questo momento non voglio proprio pensare, abbondantemente soddisfatto di quello che ho ora. Si, vabbé, ci sarebbe da recriminare su alcuni inciampi e sfortune di percorso (e chi non ne incontra?); su certe scelte fatte che avrebbero potuto essere migliori e su spiacevoli delusioni che, a ben pensarci, sono imputabili solo a me, non avendo avuto l’acume sufficiente per individuarne i segnali negativi. Ad ogni modo, panta rei, tutto scorre, per dirla con Eraclito, ma è con occhio divertito e ottimista che guardo la vignetta di Altan che accompagna queste note; non potrò ‘smettere’ quando voglio di aggiungere anni a quelli che si sono sin qui accumulati, ma sono comunque contento di non concordare col proverbio cinese che dice: ‘a settant’anni un uomo è una candela nel vento, a ottanta brina sulle tegole del tetto’. Con un’estate come quella appena trascorsa, non è proprio il caso di parlare di ‘brina’; per la ‘candela nel vento’ non ne avverto per ora i sintomi; forse i cinesi hanno un’aspettativa di vita minore o sono decisamente pessimisti.

Woody Allen ha stabilito che ‘si può vivere fino a cent’anni, se si rinuncia a tutte le cose che ti fanno venir voglia di vivere fino a cent’anni’; il segreto, probabilmente, è quello di miscelare, in sintonia col tempo che scorre, le ‘voglie’ con le ‘rinunce’. E a proposito di ‘voglie’, dissento anche da quanto ha scritto il napoletano Luciano De Crescenzo (ho compiuto ottant’anni. Le donne mi piacciono ancora, ma non mi ricordo perché!); io lo ricordo benissimo, invece, anche se condivido il suggerimento del celeberrimo Maurice Chevalier: ‘a ottant’anni è più sano avere delle donne nella memoria che sulle ginocchia’. Ad ogni modo, questo ‘insistere’ sull’età del mio compleanno, che farebbe pensare ai più come questa sia l’età del ‘rimbambimento’, un po’ mi infastidisce, lo ammetto. Colpa di Roberto Gervaso, che insinua, tutto sommato non a torto, che ‘a vent’anni si può essere più cretini che a ottanta, ma è più facile essere rimbambiti a ottanta che a venti’. Per fortuna arriva la saggezza pratica del magnate americano Henry Ford (auto e beneficenza): ‘chi smette d’imparare è vecchio, sia a venti sia a ottanta anni. La cosa più bella della vita è mantenere la mente giovane’. Rinforza tale convincimento il parere del pittore Camille Corot: ‘l’importante è avere del genio a vent’anni e del talento a ottanta’; ci si potrebbe accontentare anche di una sola delle due virtù.

Una volta hanno chiesto al regista Billy Wilder in che modo sperava di morire; pronta la risposta: ‘all’età di 104 anni, sano come un pesce, ucciso a colpi di pistola da un marito che mi ha appena colto in flagrante insieme alla sua giovane moglie’. Per rimetter piede nella realtà delle cose e sempre con la speranza che la vita prosegua, si può apprezzare quanto ha scritto il critico Ugo Ojetti: ‘non soffro di rimpianti. Avessi cento anni, il mio giorno migliore sarebbe sempre domani’. Ma siccome non ci si accontenta mai, si finirebbe per condividere con gioia il pensiero dello scrittore americano Mark Twain‘la vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all’età di ottant’anni e gradualmente approdare ai diciotto’; non male anche il lirismo consapevole dello scrittore e saggista giapponese Haruki Murakami: ‘avrò diciotto anni fino alla morte’. Sarebbe tuttavia molto triste far parte della categoria di persone individuate dall’inventore Benjamin Franklin‘alcune persone muoiono a venticinque anni e non vengono sepolte fino agli ottanta’. Senza arrivare comunque agli estremi goliardici tracciati dallo scrittore Guido Rojetti (si sposarono centenari perché volevano fosse amore eterno) si potrebbe (fra qualche annetto…) mettere in pratica il consiglio di quel geniaccio di Albert Einstein‘tutto è relativo; prendete un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie’. Preferisco però concludere i miei personalissimi ‘festeggiamenti’, condividendo il pensiero – poeticamente acuto – di Alda Merini:‘ ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni’. Ho dieci anni di tempo per riappropriarmi di almeno una delle ‘quattro-volte-venti’.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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