Apuane montagne irripetibili

cave di marmo apuane

E questa volta sono le Apuane, montagne irripetibili. Lo capisci subito, quando sei lassù e guardi i profili aspri e, contemporaneamente, il mare. Intravedi la Capraia, la Gorgona, se sei fortunato, perfino la Corsica. Le Alpi Apuane speciali lo sono davvero, a tratti impervie, a tratti più docili, di certo magiche.

Qui rivive ogni giorno l’estrazione dell’oro bianco, il pregiato marmo bianco di Carrara, già in epoca preromana conosciuto e utilizzato per statue e architetture. In pochi minuti si raggiunge il piazzale dei Fantiscritti, appena sopra la città, nei pressi dei Ponti di Vara, che segnano il tracciato della ex Ferrovia Marmifera. Un altro versante altrettanto importante è quello di Torano, una suggestiva frazione per l’occasione di fiori vestita, dove le celebri cave dal trecento ad oggi hanno dato materia ai sogni dei più grandi artisti.

cave di marmo apuane

Entrando nel bacino marmifero il paesaggio è quasi lunare, le pareti frantumate per essere state brama di conquista si mischiano a lavoratori dal carattere forte, grezzo, autentico. Proprio da questa valle, scelta peraltro dalla produzione di Sky come set cinematografico, proviene lo Statuario. Pregiatissimo, dal colore bianco avorio e cristallino, più è puro, più brilla e la luce che riesce a penetrare nella superficie della pietra dà a questo materiale una speciale luminosità. Michelangelo Buonarroti e molti altri l’hanno scelto per sculture e lavori ornamentali pregiati. Numerosissimi sono i ravaneti (nelle cave di marmo il luogo dove si accumula il pietrame di scarto) che scendono e coprono interamente il fondovalle; è una immensa quantità di marmo in parte riutilizzata per ricavarne sottoprodotti, testimonianza ne è un grosso impianto di frantumazione in cui vengono lavorati gli scarti del marmo migliore, quello con minimi contenuti di impurità. Vernici, collanti, ceramiche, detersivi, dentifrici, fertilizzanti, integratori, materiali per l’edilizia non esisterebbero senza questi micro granelli di carbonato di calcio.

Lungo il Canale di Torano, sulla destra, si erge la vertiginosa parete est del monte Uccelliera. Per salire le strade sono accidentate ma jeep e fuoristrada conducono in luoghi dove tutto è silenzioso e soffice. I versanti bagnati dal sole restituiscono un panorama naturale magnifico, tanto bello quanto dilaniato. Monti che ti invitano all’abbraccio, all’estasi e al perdono. Lontano da tutto, un tempo qui venivano portati i carcerati condannati ai lavori forzati. Lontano da tutto, riaffiorano le emozioni, si fondono con l’energia della terra che ha plasmato queste rocce. Lontano da tutto, senti la forza di uno scenario che ti toglie il fiato e lo spirito aspro e anarchico che conserva e riassume tutte le più autentiche tradizioni carrarine. Ed entriamo allora in galleria. “Questa cava è stata aperta nel 1985. Con più di trent’anni di attività, la società Escavazione marmi Lorano II Srl si occupa della coltivazione” racconta Fabrizio Bardini, il proprietario della Cava Lorano II “Qui si estrae il pregiato Marmo Bianco di Carrara e il Bardiglio Nuvolato Apuano. I fronti di scavo, con altezza di circa 3-6 metri, si allargano per decine di metri sui piazzali di cava e nella parte di galleria. L’escavazione procede nel rispetto dell’equilibrio raggiunto in migliaia di anni ed ogni cambiamento, artificialmente provocato, mette in crisi la sintonia che si è stabilita fra uomo e natura.

La cava è un ambiente vivo, in continua mutazione, che segue il filone marmifero maggiormente capace di qualità e saldezze dimensionali. Il momento più affascinante è, di certo, il taglio del blocco. Quando il filo d’acciaio gommato sopra il quale sono inserite le “perline” diamantate consente il distacco delle bancate dal monte”. Un brivido. Chi lavora in cava conosce ancora oggi la fatica e il sacrificio e lo racconta con orgoglio, ci si conosce tutti e ci si aiuta, come una famiglia, ci si sporca le mani e tutti ogni giorno affondano insieme i piedi nel fango. Tanto che a Colonnata, antico borgo di cavatori, a questa ‘zenta’ (gente), come si usa dire qui, hanno dedicato un monumento.

In galleria la pelle è baciata da un’aria umida e frizzantina, intorno pareti di roccia viva, giochi di luci e di ombre, il rumore di gocce d’acqua, che una dopo l’altra, solcano la pietra. Salire qui è un’avventura che consigliamo a molti ma non a tutti, alle anime vive, a quelle sincere, capaci di sentire, ardenti di sentimenti forti, a chi cerca un viaggio ai confini, ancora più profondo e intricato se percorso ‘dentro’, una sfida in cui perdersi e poi ritrovarsi, arrivare al limite, superarlo e vincerlo, come il più pazzesco degli amori.

Testo e foto di Stefania Bacchini |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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